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Trentalange in trincea: «Non ho nessuna intenzione di dimettermi»

Il presidente dell’Aia sul caso D’Onofrio: «Non si tratta di un deferimento a mio carico. Ho chiesto di essere sentito con estrema sollecitudine dal Procuratore Chinè».

Trentalange in trincea: «Non ho nessuna intenzione di dimettermi»
Db Milano 17/10/2022 - Gran Gala' del Calcio Aic 2022 / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Alfredo Trentalange

Trentalange risponde a quanti chiedono le sue dimissioni. Il portale di informazione sportiva Calcio e Finanza, rilancia le parole del presidente dell’Aia.

«Ho preso atto con stupore e amarezza del contenuto della comunicazione inerente la chiusura dell’istruttoria della Procura Federale relativamente al caso D’Onofrio, anche se è bene precisare che non si tratta di un deferimento a mio carico».

Affida le sue parole all’Ansa, Trentalange, commentando la chiusura delle indagini sul caso D’Onofrio: «In tal senso ho chiesto di essere sentito con estrema sollecitudine dal Procuratore, Giuseppe Chinè, non solo a mia tutela ma soprattutto nell’interesse di tutta l’Associazione Italiana Arbitri. Tengo a chiarire che non ho nessuna intenzione di dimettermi».

Trentalange rischierebbe il deferimento a seguito della chiusura dell’indagini avviare dalla  Procura della Federcalcio. Adesso la palla passa alla Figc, il presidente Gravina ha infatti convocato per il 19 dicembre un Consiglio federale e fra i punti all’ordine del giorno c’è proprio la “situazione Aia: provvedimenti conseguenti”.

Ricordiamo anche le parole del ministro Abodi di qualche giorno fa:

A margine di un convegno presso il Coni di un paio di giorni fa, il ministro dello Sport ha parlato anche del caso D’Onofrio. Il procuratore capo dell’Aia è stato arrestato nelle scorse settimane per traffico internazionale di droga. Un avvenimento che ovviamente ha fatto molto discutere il mondo del calcio e non solo. Abodi si è detto sorpreso che nessuno, dopo l’esplosione del caso, abbia sentito il bisogno di dimettersi, di dire “sono a disposizione”. Sarebbe stato un gesto importante, ha chiarito, perché avrebbe dato il senso di una responsabilizzazione. A volte, ha detto Abodi, la responsabilizzazione non risiede nel fatto di aver commesso il fatto ma di non averlo compreso in tutta la sua gravità. Le dichiarazioni di Abodi sono passate un po’ in sordina, travolte dagli sviluppi dell’inchiesta sulle plusvalenze e gli stipendi della Juventus e dalla questione relativa alla rateizzazione del debito fiscale dei club di Serie A. Ma le parole del ministro dello Sport sono importanti, anche dure. Abodi avrebbe forse preferito che Trentalange si dimettesse, almeno facesse il gesto, dopo lo scandalo che ha travolto l’Associazione Italiana Arbitri e l’intero mondo del calcio.

 

 

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