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Agnelli: «Ceferin padrino di mia figlia? Ne sono orgoglioso»

A AppleTv: «Se mi succedesse qualcosa, se ne prenderebbe cura. La Superlega? Si tratta di affari. Il progetto può migliorare il sistema calcio»

Agnelli: «Ceferin padrino di mia figlia? Ne sono orgoglioso»
UEFA President Aleksander Ceferin (R) shows his mobile phone to Juventus FC President Andrea Agnelli following his re-election, at the 43rd Ordinary UEFA Congress on February 7, 2019 in Rome. (Photo by Andreas SOLARO / AFP)

La Superlega presto tornare a infiammare la polemica nel calcio mondiale dopo la docuserie in onda su Apple Tv+ che contiene testimonianze e intervista dei diretti interessati.

In primis Andrea Agnelli, ormai ex presidente della Juventus, e Aleksander Ceferin, presidente Uefa.

A riportare le parole dei Agnelli è il portale Calcio e Finanza:

«Una cosa estremamente importante per la nostra famiglia è che una cosa fatta bene può essere fatta meglio. Mai crogiolarsi nel successo, ma cercare nuove soluzioni. Nel 1997 mio fratello ci lasciò, io e mio padre facemmo una passeggiata di 45 minuti senza parlare. Poi, poco prima di rientrare in casa, mi disse: “Ora tu avrai ancora più responsabilità”. Mi ha fatto capire cosa sia la responsabilità, devi sempre pensare alle generazioni future»

Esordisce cosi l’ex presidente, che ripercorre le tappe di che hanno portato al comunicato congiunto dei club partecipante al torneo chiuso il 19 aprile 2021. Agnelli affronta diversi aspetti della vicenda, come ad esempio il rapporto finito fra lui e Ceferin:

«Io e Aleks abbiamo intesa e visione in comune, ne abbiamo discusso non solo in ufficio, ma anche durante le molte passeggiate al lago di Ginevra. In una riforma non soddisferai mai il 100% dei partecipanti, ma se soddisfi il 60/70% è un ottimo risultato. Avevamo una vera collaborazione con l’Uefa con cui i club avrebbero avuto controllo totale dello sviluppo commerciale delle competizioni. Ma cercavamo di ricreare una piattaforma che avrebbe dato al settore una grande stabilità. Padrino della mia ultima figlia? Quando è nata, è stato naturale chiederglielo. Ne sono orgoglioso, se mi succedesse qualcosa lui se ne prenderebbe cura».

Per Agnelli la Superlega è solo una questione di affari, nulla di personale se non l’amore per un settore che lentamente rischia di sprofondare. Il pensiero vola subito alle vicende extra campo del club bianconero.

Parla anche delle accuse che gli sono state rivolte, di aver tradito la fiducia di tutti, da Ceferin ai presidenti dei club (Agnelli era presidente dell’Eca, l’associazione dei club europei):

«Non credo si debba parlare di moralità, non ha niente a che vedere con gli affari. Secondo me avevamo la proposta perfetta per le competizioni internazionali. Tutto ciò non sarebbe successo se Ceferin non si fosse tirato indietro nel 2019. Non voleva prendere certi provvedimenti con la velocità e sulla scala che secondo me erano necessarie. Avevo cercato di plasmare il sistema dall’interno negli anni precedenti, ma la UEFA aveva opposto resistenza al cambiamento, ha reso difficile il progresso necessario».

Sull’avversione di Tebas nei confronti della Superlega:

«I dati parlano chiaro, nelle leghe e campionati minori calano tutti i dati legati all’interesse e le giovani generazioni non seguono il calcio. Tebas è concentrato sulla Spagna, non guarda all’Europa. Vuole solo sviluppare il campionato, non gli interessa lo sviluppo internazionale».

Ribadisce, infine, il monopolio dell’Uefa che l’ex presidente definisce miope di fronte ai dati che certificano il calo di appeal del calcio per i giovani:

«Amo la Juventus come squadra, amo le partite, mi appassionano e amo vincere le partite. Non amo la governance però. La Uefa agisce come se avesse il monopolio e abusa della sua posizione dominate. Ai più giovani piacciono le partite importanti, vogliono vedere lo spettacolo, partite imprevedibili, qualcosa che faccia rimanere il calcio il più grande spettacolo mondiale».

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