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Alessandro Lucci: «Il presidente con cui è più difficile trattare è Lotito: non molla nulla» 

Sportweek intervista l’agente: «Ho iniziato come commesso da Versace, i clienti erano tutti calciatori. C’era anche Maradona: diventammo amici».

Alessandro Lucci: «Il presidente con cui è più difficile trattare è Lotito: non molla nulla» 
Gc Milano 29/01/2010 - Ata Hotel sede calciomercato / foto Giuseppe Celeste/Image Sport nella foto: cartellone calciomercato

Sportweek intervista Alessandro Lucci, l’agente di calciatori come Dzeko, Scamacca, Bonucci, Florenzi, Cuadrado, Kulusevski, Olivera e tanti altri, dalla Serie A alla Premier alla Bundesliga. Racconta che ha iniziato a fare l’agente nel 1999, a 34 anni, ma che la palestra fondamentale per diventare procuratore è stato il lavoro da commesso nella boutique Versace di Roma.

«Lavoravo in una boutique di Versace a Roma, marchio che all’epoca spopolava con  suoi disegni eccessivi e colorati. Io mi occupavo di clienti: di fatto ero un commesso, anche se di lusso. Quando sviluppi le abilità di vendita, poi valgono in qualsiasi ambito: vale per i vestiti, come per i calciatori. L’importante, in una boutique o nel calcio, è essere convincente, credibile, affidabile e onesto: se dai una fregatura, la passi franca una volta, ma poi perdi il cliente per sempre. Tra i nostri all’epoca c’erano decine e decine di giocatori. Certi giorni il negozio sembrava un centro sportivo».

Li elenca, da Cafu a Gascoigne, da Di Matteo a Signori.

«Il presidente Cragnotti era un cliente storico, così come Coppola, il procuratore di Maradona, che portò lì anche Diego con cui nacque una grande amicizia. Fu Boksic ad aprirmi gli occhi: ‘Tu devi fare il procuratore’».

Come mai, con tutte quelle amicizie, non partì con uno di quei calciatori? Lucci risponde.

«Non sarei stato credibile. Ho cominciato con un giovane. Poi ho saputo che il Middlesbrough cercava un terzino sinistro. Serginho nel primo anno di Milan non era nelle grazie di Zaccheroni e giocava poco. Attraverso Cafu, che era mio amico, ebbi il suo contatto. Ci conoscemmo, lo colpii. Portai avanti la trattativa col club inglese che non si chiuse per un problema burocratico, ma conquistai la sua fiducia, Zaccheroni a fine anno fu sostituito da Cesare Maldini che lo fece giocare titolare. A maggio c’era da discutere il rinnovo di contratto con Galliani e Serginho scelse me è stato l’uomo che mi ha cambiato la vita. Oggi lavoriamo insieme».

La prima trattativa fu con una vecchia volpe come Galliani. Lucci racconta:

«Ero avvantaggiato dal fatto che nella boutique avevo sempre avuto interlocutori importanti, del calcio e non solo, a cui vendevo le varie condizioni. Non subii il fascino, mi mossi con naturalezza e da allora con Galliani è nato un grande feeling. A lui è legato l’affare più divertente, quello di Mesbah al Milan, nato a cena in un ristorante romano con le cifre scritte su un tovagliolo di carta».

Il presidente più ostico con cui trattare?

«In generale nel calcio Lotito, che non molla nulla. Ma io sono fortunato: c’è stima e simpatia reciproca, abbiamo un bel rapporto e chiudiamo affari con una certa rapidità».

Nel 2002 Lucci ha fondato la Wsa: oggi ha circa una trentina di assistiti di prima fascia e alcuni giovani talenti italiani e stranieri. Gli chiedono quale sia la trattativa difficile di cui va orgoglioso.

«Pensavo fosse il trasferimento di Bonucci dalla Juventus al Milan vista la rivalità tra i due club, invece è stata la trattativa che ha riportato Leonardo a Torino l’anno successivo. Un’operazione che comprendeva il trasferimento di Higuain e Caldara a Milano per un valore complessivo di oltre 100 milioni. È servito un grande lavoro di mediazione ed esperienza per portare a un accordo di tutte le parti coinvolte».

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