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Ancelotti-Gattuso, il Corsport racconta «il tradimento del figlioccio»

Rino conobbe De Laurentiis ai 60 anni di Ancelotti. Il silenzio, l’esonero, l’amara sorpresa della scoperta del successore e poi quei riferimenti alla condizione fisica

Ancelotti-Gattuso, il Corsport racconta «il tradimento del figlioccio»
Ancelotti e Gattuso (Carlo Hermann / Kontrolab)

Il Corriere dello Sport dedica due pagine alla rottura (che in realtà c’è da tre anni) tra Ancelotti e Gattuso. Due i titoli scelti. uno cinematografico: “C’eravamo tanto amati”. L’altro: “A Napoli il tradimento del figlioccio”. Il Corsport ripercorre i giorni dell’esonero, ricorda come Gattuso conobbe De Laurentiis (unico invitato extra-Napoli al sessantesimo compleanno di Ancelotti a Capri) per poi finire alle accuse di Gattuso sulla condizione fisica del Napoli di Ancelotti. Affida il racconto ad Antonio Giordano uno dei pochissimi giornalisti (diciamo due) che a Napoli non salirono sul carro del presunto vincitore dando vita a una narrazione – durata un anno e mezzo – che definire imbarazzante è poco. Ma leggiamo Giordano:

Nell’atmosfera surreale d’una domenica glaciale come può essere un 8 dicembre, con (tutti) i cellulari stranamente spenti, Carlo Ancelotti non sospettava neppure lontanamente che il Napoli stesse per esonerarlo e che quel licenziamento dovesse persino divenire l’aspetto meno doloroso d’una storia a modo suo crudele. In quell’aria cupa, densa di messaggi subliminali, nonostante l’1-1 a Udine, s’era allungata l’eco d’uno strappo definitivo che Ancelotti bruciava sdegnosamente, con quel candore che appartiene a un gentiluomo fatto e finito e però pure un po’ romanticamente ingenuo.

Ancelotti rimaneva ignaro dinnanzi alla brutale ipotesi («Carlo, stanno decidendo…») d’un cronista sospettoso: «Ma no, dài…, vedi macchinazioni». Quarantotto ore dopo, uscendo dal San Paolo con il 4-0 allo Genk, Carlo Ancelotti era ormai già l’ex allenatore del Napoli: l’aveva intuito anche lo stadio, con quell’applauso signorile che annunciava l’addio.

L’esonero è una ferita sanguinosa ma la cicatrice dell’anima con cui Ancelotti ha dovuto poi convivere è stato il sequel d’una vicenda che esonda dal calcio e travolge i sentimenti, quel silenzio di giorni, settimane, mesi che Rino Gattuso – il figlio prediletto del suo Milan – non ruppe mai una volta per spiegare e raccontare al suo «papà» come veramente andò, perché mai tacque e perché non l’avvisò che De Laurentiis l’aveva

Fu proprio alla festa dei 60 anni di Carlo che De Laurentiis conobbe Gattuso convocato a Roma ma perché poi, nel momento del congedo, non lo avesse aspettato a Castel Volturno per salutarlo. Ancelotti avrebbe capito, conoscendo le regole del calcio e pure quella della vita e non sarebbe stato costretto a catalogare la scelta di quel silenzio come un tradimento del quale ora, tre anni dopo, non ha «voglia di parlarne».

Eppure, sette mesi prima a maggio, alla cena riservata a Capri per i 60 anni di Ancelotti a cui De Laurentiis invitò il Napoli per intero, l’unico «straniero» di quell’appuntamento di famiglia era stato proprio Gattuso, che con Adl ebbe modo di conoscersi e di dialogare. E che poi a dicembre, mentre s’avvicinava alla panchina del mentore calcistico, sfilò via ammutolendo, perdendosi pure in qualche conferenza stampa successiva in riferimenti urticanti sulla condizione di salute della squadra. Tu quoque …. ?

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