Il responsabile del settore giovanile a Cronache di Spogliatoio: «i ragazzi devono affrontare sfide e mettersi in gioco. Sei forte? Giochi con la categoria superiore»

Rodrigo Magalhaes responsabile del settore giovanile del Benfica, si è raccontato a Cronache di Spogliatoio. Nell’intervista Magalhaes spiega il metodo con il quale il Benfica coltiva i suoi talenti fino a lanciarli nel calcio che conta. Nell’ultimo decennio sono tantissimi i giovani lanciati dal club lusitano, giovani che hanno permesso al club di fare cassa grazie alle cessioni record come: Joao Felix all’Atletico Madrid per 120 milioni oppure Ruben Dias al Manchester City per 71 milioni.
Magalhaes spiega il metodo Benfica:
«Il nostro scopo è formare prima di tutto uomini il calcio viene dopo. È solo una conseguenza del lavoro che fai sui ragazzi. Siamo un club che punta a vincere, ma che ha come obiettivo principale la crescita del vivaio. Forse è questo il nostro segreto. Il Benfica non ti forma solo nello sport ma ti prepara alla vita».
La filosofia è quella di mettere in gioco il ragazzo, facendo superare i suoi limiti:
«Nel nostro settore giovanile ogni squadra è seguita da uno psicologo, da un nutrizionista e da un allenatore specifico, lì per curare ogni dettaglio. Stiamo molto attenti anche alla scuola. Dai bambini fino all’Under 19. La nostra filosofia è che i ragazzi devono affrontare sfide e mettersi in gioco. Della serie: sei forte? Giochi con la categoria superiore, non importa quanti anni hai o se sei più piccolo fisicamente. E se contro i suoi coetanei quel ragazzo farebbe cinque gol, giocando sotto età magari non ne fa neanche uno. Ma cresce. E poi inizia a farne anche contro di loro. Li prepariamo quindi a diventare grandi, esaltandone le qualità. Forse questo ci differenzia da tanti altri settori giovanili in Europa».
In Portogallo continuano a dare fiducia ai giovani, ai quali è concesso anche sbagliare qualche partita:
«Ti racconto un aneddoto che descrive in modo perfetto il concetto. Portammo Renato Sanches per la prima volta con l’Under 18 contro la Feirense e lui giocò una partita orribile. Avrà avuto forse diciassette anni. Sbagliava ogni passaggio, tutti gli stop, i lanci, un disastro credimi. Però, nonostante gli errori, non si è mai nascosto anzi, cercava la palla, si faceva vedere. Dalla terza partita in poi infatti non ha più sbagliato nulla e non l’ho più tolto».