Il Nord scricchiola, non solo a Torino. Il Napoli batte in scioltezza la Salernitana, chiude l’andata a 50 punti e suggella una supremazia che è gestionale oltre che calcistica
È in atto un cambiamento epocale nel calcio italiano. Quella in corso non è soltanto una stagione che il Napoli sta dominando. Questi mesi stanno certificando uno storico sovvertimento della gerarchia del calcio italiano. La Juventus annaspa da anni e ieri le è stato presentato il conto di una gestione proterva, oltre che illecita, che però ha sempre goduto della protezione mediatica: l’unico vero potere rimasto al Settentrione del calcio italiano. Solo un po’ meglio se la passano l’Inter dei cinesi che si è visto sbattere la porta in faccia da Skriniar e ora deve fare i conti sia con la sicura partenza dello slovacco sia con i 50 milioni che la scorsa estate aveva offerto per lui. Ora l’Inter lo perderà o a zero a giugno, o a poco a gennaio. E poi c’è il Milan alle prese sia con una crisi di risultati sia con la partenza molto probabile del gioiello Leao, anche in questo caso solo la stampa prova a nascondere quel che è evidente ai più.
I padroni del calcio italiano non stanno al Nord. Abitano al 41esimo parallelo, all’ombra del Vesuvio. È il Napoli di De Laurentiis che peraltro è presidente anche del Bari. Il signor Aurelio ha creato l’alta velocità Napoli-Bari prima delle Ferrovie. Per celebrare questo storico sovvertimento – che, ripetiamo, solo i media si ostineranno a trascurare – il Napoli ha battuto in scioltezza la Salernitana dell’umorale presidente Iervolino che in settimana si è guadagnato un passaggio su tutti i giornali d’Europa per il finto esonero di Nicola.
Come ogni grande che si rispetti, il Napoli ha vinto con le marce basse. Senza mai accelerare. Non serviva alla squadra di Spalletti. Che stasera ha chiuso il girone d’andata a 50 punti. In teoria, potrebbe chiudere il campionato a 100. Della partita non c’è granché da dire. Il Napoli ha giocato senza Kvaratskhelia ma al suo posto c’era Elmas che è uno dei tanti calciatori che con il signor Luciano sono migliorati di un paio di categorie. La cronaca stretta non ha granché da dire. Due a zero il risultato finale, con gol di Di Lorenzo all’ultimo secondo del primo tempo, e raddoppio di Osimhen nella ripresa con tap-in su palo colpito da Elmas. Nel primo tempo la squadra di Nicola ha provato a imbastire una qualche resistenza e un paio di abbozzi di ripartenze. Poi, si è rassegnata. Un sussulto, casuale, nel finale. Meret, con una straordinaria deviazione, ha deviato sul palo il tiro a botta sicura di Piatek. Spalletti ha fatto giocare i titolari per 85 minuti.
E dire che in settimana ci siamo dovuti sorbire qualche lamentela di troppo per l’eliminazione in Coppa Italia contro la Cremonese. Perché da queste parti ogni mezzo passo falso continua a essere vissuto come una tragedia. È probabilmente questo il passaggio più complesso da compiere. Riuscire ad avere un ambiente da prima della classe, consapevole della propria forza in campo e nella struttura societaria. È più facile vincere la Champions che neutralizzare l’autolesionismo pianta sempre rigogliosa da queste parti.
Il Napoli chiude il girone d’andata con 50 punti frutto di 16 vittorie, 2 pareggi (Fiorentina e Lecce, alla terza e alla quarta giornata) e una sconfitta (a Milano contro l’Inter). 46 gol fatti, miglior attacco; 14 subiti, seconda miglior difesa. Osimhen capocannoniere con 13 gol senza rigori. È tutto, vostro onore.