Spalletti liberi la squadra dalla zavorra del premio della critica una garrota calcistica che denota sudditanza e dipendenza dal giudizio degli altri

Quando arrivò, Luciano Spalletti fece cucire sulle casacche di allenamento del Napoli la scritta “Sarò con te… e tu non devi mollare”. Sappiamo che non accadrà ma sarebbe bello e indicativo se comparissero anche le casacche con la scritta “ce ne freghiamo del premio della critica”. Dagli anni di Sarri in poi, Napoli ha lasciato che fosse messa a punto la formidabile trappola della bellezza, vera e propria garrota calcistica che inchioda il Napoli a raggiungere un doppio risultato. Il Napoli non può solo vincere, come accaduto ieri a Genova contro la Sampdoria. No, il Napoli deve vincere sempre dipingendo la Gioconda. Mostrando meraviglie o presunte tali. Che poi oggi sarebbero millemila passaggi di fila, qualche azione di prima e via dicendo. Se non lo fa, spinge commentatori anche autorevoli come Bergomi a Sky Sport o Gigi Garanzini su La Stampa o Alessandro Barbano sul Corriere dello Sport ad avanzare dubbi sullo stato di forma della squadra di Spalletti. È come se fosse ormai dato per assodato il concetto che dal Napoli ci si aspetta più del risultato. È una follia autolesionistica che alla lunga finisce inesorabilmente col diventare un handicap speriamo non insormontabile.
Se la Juventus di Allegri avesse vinto a Genova come ha fatto il Napoli, sarebbe stata magnificata (come peraltro sta avvenendo, giustamente, dopo le otto vittorie consecutive senza subire gol). Avremmo letto: “prestazione maiuscola, da squadra superiore. Ha aperto e chiuso la partita quando ha voluto. Sono bastate due accelerazioni di Milik (o Kean o Vlahovic fate voi) per chiudere il match. E poi nel finale il secondo rigore, quasi con nonchalance”. E, aggiungiamo, la Gazzetta non avrebbe assegnato 3 all’arbitro per quel rigore che invero era inesistente, e anzi rappresenta una minaccia per il futuro del campionato, ma al massimo avrebbero scritto “non abbiamo compreso fino in fondo la decisione di Abisso e di Valeri”.
Ieri sera il Barcellona di Xavi, privo di Lewandowski, ha vinto 1-0 sul campo dell’Atletico Madrid. Vittoria importantissima, i catalani hanno approfittato della sconfitta del Real e si sono portati a più tre in classifica. Immaginiamo che nessuno a Barcellona si stia strappando i capelli perché i giornali scrivono che la vittoria non è stata del tutto meritata. E parliamo dell’università della presunta bellezza.
La scorsa stagione, in Champions League, passò quasi inosservata l’insubordinazione dei calciatori del Manchester City nel corso della partita di ritorno proprio contro l’Atletico di Simeone. Sotto gli occhi di Guardiola evidentemente indispettito, i calciatori si disposero a diga e si misero a difendere alla Trapattoni. E portarono la qualificazione a casa. In conferenza Guardiola dribblò le domande sul tema. Non volle rispondere. Quasi nessuno ha ricordato che se i calciatori avessero ripetuto l’ammutinamento al Santiago Bernabeu in semifinale, molto probabilmente avrebbero giocato loro la finale contro il Liverpool. E invece hanno dovuto riguardare all’infinito quell’azione di Grealish salvata sulla linea e poi i due gol di Rodrygo che in un minuto invertì il corso della storia.
Quest’articolo non è rivolto ai tifosi del Napoli. Non abbiamo alcuna speranza che possano immedesimarsi. La presunta diversità di Napoli e quindi del Napoli è per loro più importante della vittoria. Ci rivolgiamo a Spalletti, alla società: combattete strenuamente questa tendenza che ha come unico obiettivo quello di rendere il Napoli culturalmente suddito, squadretta di periferia che deve elemosinare il giudizio degli altri, che ambisce al premio della critica. Al rogo il premio della critica! Possiamo dare lezioni di corto muso. Non lasciamoci trascinare in questa spirale perversa, come ha detto ieri il nostro allenatore in conferenza stampa: «Non dovevamo dimostrare niente». Esatto.
Già che ci siamo, eviti anche qualsiasi cedimento alla retorica. A ogni cedimento alla retorica da parte di Spalletti corrisponde quasi sempre una sconfitta del Napoli (le pagelle napoliste lo dicono forte e chiaro). Successe lo scorso anno prima di Napoli-Milan. È successo quest’anno prima di Inter-Napoli. Se ne ricordi l’ottimo Luciano. Se vuole fare la storia, si isoli dal contesto. Altrimenti si ritroverà costretto dai fatti a dar ragione a Caressa e alla sua idiosincrasia per il titolo di campione d’inverno.