Alla Repubblica: «Per l’Inter la partita di San Siro rappresenta l’ultimo treno, se non lo prendi scappa via. Se il Napoli è quello di prima della sosta, l’impresa sarà complicata».
Francesco Moriero, oggi commissario tecnico della nazionale delle Maldive, ha rilasciato un’intervista a Repubblica in occasione del big match tra Inter e Napoli a San Siro. L’ex attaccante leccese ha giocato con i nerazzurri dal ’97 al 2000 per poi finire la carriera a Napoli dal 2000 al 2002.
«Per i nerazzurri, la partita di mercoledì a San Siro contro gli azzurri di Spalletti è fondamentale per tenere vivi i sogni di scudetto. Rappresenta l’ultimo treno, che se non lo prendi scappa via. E se in campo scenderà lo stesso Napoli visto prima della sosta, l’impresa per Inzaghi e i suoi potrebbe essere davvero complicata».
Napoli e Inter oggi sono separate in classifica da quattro posizioni e undici punti. Pensa che la differenza fra le due squadre sia davvero così grande?
«La differenza c’è tutta. Il Napoli gioca un calcio fantastico, offensivo, di movimento, apprezzato in tutta Europa. Ha la giusta mentalità e rende tutto difficile agli avversari».
A inizio campionato si sarebbe aspettato un Napoli così forte?
«No, assolutamente. Molti giocatori importanti sono andati via, era un cantiere aperto. Ma Spalletti ha fatto un lavoro incredibile. Come allenatore è cresciuto in tutto, a partire dalla gestione. Potrebbe essere l’anno giusto. Ma la Serie A è difficile, mai esultare a gennaio».
L’Inter vincendo potrebbe davvero tornare in corsa per il Tricolore?
«Se porta avanti fino a giugno lo spirito dell’ultimo mese prima della sosta, sì. Ma ricordiamo che non è partita bene. Deve lasciarsi alle spalle gli errori fatti in avvio e lavorare sui propri punti deboli, a partire dalla fase difensiva».
Il Napoli ne ha punti deboli?
“Sinceramente fin qui ho visto solo pregi, dall’atteggiamento all’intensità. Vediamo se la lunga sosta avrà cambiato le cose”.
Cosa consiglierebbe a Simone Inzaghi per battere questo Napoli?
«Ovviamente Inzaghi, che è bravissimo, non ha bisogno dei miei consigli. Sa bene che la partita è cruciale, come lo sanno i giocatori. Molto faranno le motivazioni».
Nel 1997, finito il suo contratto con la Roma, lei si era accordato con il Milan di Capello, poi firmò con l’Inter. Le spiace non avere mai giocato in rossonero?
«Era un Milan molto forte, guidato da un grande tecnico. Ma non rimpiango nulla. All’Inter ho vissuto una storia bellissima».
La sua prima stagione all’Inter, la 1997-98, le valse l’esordio in Nazionale. Fu il migliore anno della sua carriera?
«In quell’anno a dire il vero fatto quello che facevo sempre: saltare l’uomo e crossare. Certo che se lo fai per Ronaldo, Zamorano, Baggio, tutto riesce meglio».
Qual è il giocatore più forte a cui ha mai fatto il famoso gesto dello “sciuscià”, fingendo di lustrargli la scarpa dopo un gol?
«L’ho inventato proprio all’Inter, quella squadra ogni domenica era uno spettacolo. L’ho fatto allo Zio Bergomi, a Zanetti, a Djorkaeff, tutti fortissimi. Ma Ronnie in quel momento era il migliore, lo sanno tutti. Come Baggio lo era stato qualche anno prima».
Al Napoli chiuse la carriera, prima in Serie A, poi in B. Cosa ricorda con maggiore affetto di quell’esperienza?
«Avevo problemi al ginocchio, purtroppo. Ma ricordo la domenica, lo stadio pieno, l’amore della città per la squadra. Avevamo 60mila spettatori in Serie B, una cosa meravigliosa».
Moriero sulla sua vita da ct delle Maldive?
«Più complicata di quel che si possa immaginare. In molti mi dicono: Moriero, tu hai capito tutto! Invece le cose non sono semplici come sembrano. Alleno giocatori non professionisti, che fanno anche altri mestieri. Sono commessi, impiegati. Hanno un grande cuore e dimostrano dedizione totale ma crescere, dal punto di vista calcistico, non è facile».