Rende semplice una partita che poteva complicarsi: 2-0 alla Samp. Altro che vento del Nord, due rigori a favore: uno c’era, l’altro no. Kvara sotto tono
Victor Osimhen dev’essere un fan di John Belushi. Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. E il capocannoniere della Serie A ha giocato da leader. A Marassi, in lacrime per Vialli, ha preso per mano il Napoli reduce dalla sconfitta di San Siro contro l’Inter. E l’ha tirato fuori da una situazione che poteva diventare complicata. Sconfitta (a Milano) di per sé del tutto fisiologica ma va sempre considerato il contesto che a Napoli è un concentrato di autolesionismo, vittimismo e complottismo. E così la partita di Genova, in casa della Sampdoria, aveva assunto le sembianze di una semifinale di Champions anche perché, nel frattempo, la Juventus di Allegri continua a vincere e a Napoli la Juventus è una vera e propria ossessione.
Osimhen non ha fatto proclami, ha lasciato parlare il campo. Dopo il rigore sbagliato in apertura da Politano, il nigeriano ha risolto il match in due mosse. Prima, al 18esimo, un gol in scivolata su cross da sinistra di Mario Rui. Gol numero dieci in campionato, da centravanti vero altro che falsi nueve. E poi, nel finale di primo tempo, dal nulla ha creato un’occasione da rete. Innocuo pallone sulla tre quarti. Spalle alla porta, Osimhen, defilato sulla destra, si è sbarazzato di Nuytinck come di una zanzara e si sarebbe presentato da solo davanti ad Audero se non fosse stato falciato da Rincon appena fuori dal lato piccolo dell’area di rigore. Espulsione sacrosanta. Dal 39esimo, Sampdoria in dieci uomini. E all’82esimo raddoppio di Elmas su rigore. Finale: Sampdoria-Napoli 0-2.
Prima di tornare al campo, soffermiamoci ancora sulle decisioni arbitrali. Assurdo il rigore assegnato al Napoli in apertura di partita con Abisso richiamato dl Var per un pestone del tutto involontario di Murru su Anguiss. Rigore che deve indurci a qualche considerazione. Il vento del Nord di Saviano, tanto caro a quei tifosi del Napoli napoletani che non sanno che cosa sia lo sport, in meno di 24 ore ha provocato un gol ingiustamente annullato all’Inter (però ne ha beneficiato il Monza, sempre Nord è) e poi questo rigore concesso al Napoli. A questo punto urge un chiarimento. Se questi sono rigori allora va cambiato il regolamento, e va fatta una conferenza in cui si annunciano le nuove disposizioni (c’era invece il rigore assegnato nel finale).
Paradossalmente per fortuna Politano lo ha sbagliato il primo. Fortunatamente per due motivi: primo, perché il campionato si sarebbe immerso in una spirale di veleni da cui non saremmo più usciti. Secondo, perché si spera che adesso i rigori possa tirarli Kvaratskhelia come sarebbe dovuto accadere già da mesi (anche se ora c’è la candidatura di Elmas).
Va detto però che Politano è stato autore di un’ottima prestazione a tutto campo. Ha anche offerto un assist delizioso a Kvaratskhelia, lo ha lanciato in campo aperto senza nessun ostacolo tra il georgiano e Audero. Ma Kvara è andato a sbattere contro il portiere, dimenticando del tutto di avere la possibilità di tirare.
Kvara merita una riflessione. È stato bravo Spalletti a far giocare il georgiano dopo le eccessive polemiche che lo hanno investito dopo la sconfitta contro l’Inter. Però Kvara anche a Genova è apparso sotto tono. Vuole strafare e finisce con lo sbagliare anche le cose semplici, come ad esempio quel gol. Ma anche tanti palloni. Spalletti lo ha tolto dopo un’ora di gioco (per Zielinski), non ce la sentiamo di criticare il tecnico toscano. Ha tolto anche Politano per Lozano e Anguissa per Ndombele. Sostituzioni giuste, forze fresche per provare a segnare il gol del 2-0. Rrahmani ha cominciato in panchina e poi è entrato a inizio ripresa per Kim sostituito per motivi precauzionali.
La partita poteva anche mettersi male, impicciarsi come dicono a Roma, la Samp di Stankovic (che si è presentata con le maglie con la scritta Vialli) ha pressato tanto e qualche volta ha messo anche in difficoltà gli azzurri un po’ troppo superficiali in fase di costruzione.
Forse qualcuno dirà che il Napoli non è del tutto guarito. Certamente il Napoli non è ancora quello della prima parte di stagione. Per certi versi non lo sarà più. Perché non potrà più giocare con quella leggerezza mentale. È del tutto naturale. Ma resta una squadra forte, fortissima, consapevole che in un campionato vanno affrontati anche i momenti in cui non tutto ti riesce. Non si può vincere solo col bel gioco. Si vince soprattutto con la testa.
Venerdì 13 al Maradona arriverà la Juventus, adesso a sette punti. Non è l’Ok Corral. Spalletti, De Laurentiis e Osimhen rendano il Napoli impermeabile al contesto ambientale. Se riescono nell’impresa, il più è fatto.