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Paolo Belli: «A “Ballando” Maradona difendeva tutti i concorrenti, anche se erano suoi rivali»

Al CorSera: «Ho palleggiato con lui in diretta, un onore. Un professionista. Arrivava il giovedì dall’Argentina per studiare la coreografia, ballava e la domenica ripartiva».

Paolo Belli: «A “Ballando” Maradona difendeva tutti i concorrenti, anche se erano suoi rivali»
Mc Roma 06/10/2022 - photocall trasmissione TV ‘Ballando con le stelle’ / foto Mario Cartelli/Image nella foto: Milly Carlucci-Paolo Belli

Il Corriere della Sera intervista Paolo Belli. Nel 1984 fondò i “Ladri di Biciclette”. Dal 2005 affianca Milly Carlucci
a Ballando con le stelle. Racconta l’amicizia con Ligabue, che dieci anni fa stava quasi per uccidere, in bicicletta.

«Io di Carpi, lui di Correggio, tra le nostre case ci sono sì e no nove chilometri. Da ragazzi stavamo spesso insieme, stessi sogni, stessa passione, la musica. Una volta, tornando in auto, si rifletteva sulla vita e sul destino. Per due come noi, gente semplice di pianura, non era né facile né scontato avere successo. Ci siamo guardati negli occhi e quasi commossi. Poi siamo scoppiati a ridere: “Caspita che gran c… che abbiamo avuto!”».

Parla della sua infanzia, la definisce meravigliosa.

«La mia famiglia era molto umile, non avevamo niente, però eravamo sempre allegri. In paese saremo stati tremila, ogni scusa era buona per fare baldoria».

Suo padre era benzinaio.

«Un giorno, avrò avuto dieci anni, gli chiesi: “Vorrei tanto un pianoforte”. “Compralo”, rispose, punto. Fu così che chiesi a un contadino lì vicino se potevo dargli una mano con qualche lavoretto. Mi mise a raccogliere le barbabietole. Una fatica terribile, sempre piegato in due con le mani nella terra. Un giorno mi ribellai: “O mi fa
guidare il trattore oppure non vengo più”. In tre mesi racimolai cinquantamila lire. Mi comprai una pianola usata, che mi pareva la più bella del mondo. Aveva sette tasti rotti. “E tu usa gli altri”, mi suggerì papà».

Belli racconta di quando fondò i Ladri.

«Mi sono sposato e trasferito a Carpi. Lavoravo nel negozio di strumenti del mio ex insegnante di piano, ci venivano un sacco di ragazzi del conservatorio. Conosci questo, conosci quello, mettemmo insieme la band. Al terzo giorno avevo già scritto Ladri di biciclette. Subito dopo Dr Jazz & mr Funk. Un’esplosione di energia creativa. Partimmo con i concerti. Al primo vennero in 10, quindi in 30, 500, mille. Col passaparola dopo un anno eravamo richiestissimi. E la paga diventò due panini e due birre». 

Nel 1988 Belli partì per Milano «con in mano una cassettina da portare alla Emi. Un anno dopo eravamo a Sanremo». I Ladri furono eliminati alla prima serata, ma portò lo stesso bene.

«Vasco Rossi ci prese come gruppo spalla ai suoi concerti. Grande Blasco, generoso. Una volta al ristorante gli confidai: “Sai, ti invidio per come scrivi i testi, io a comporre la musica ci metto tre minuti, ma poi con le parole mi pianto lì”. E lui: “Quando hai una canzone, dalla a me che te la sistemo io”. Ho preso la palla al balzo e gli ho portato una melodia. È diventata Bella città. Pazzesco, è sua, ma sembra che abbia usato la mia testa e la mia anima».

Belli parla del suo rapporto con la Carlucci.

«Mi mette ancora soggezione come il primo giorno. Perché lei è bravissima, perfetta, io un terribile pasticcione.
Sbaglio tutto, dalla grammatica alla posizione in scena alle parole da leggere sul gobbo, ma poi alla fine risulta tutto giusto perché spontaneo».

A Ballando con le stelle, anni fa, partecipò anche Diego Maradona. Belli racconta:

«Ho palleggiato con lui in diretta, cantando e ballando, un onore. Come faceva al Napoli con i compagni di squadra, a Ballando prendeva le difese di tutti i concorrenti, anche se in teoria erano suoi rivali. Un professionista. Arrivava il giovedì da Buenos Aires, studiava la coreografia, affrontava la gara e la domenica ripartiva per l’Argentina».

 

 

 

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