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Ritmica, il capitano della Nazionale: «Non chiamateci più Farfalle, quell’era non esiste più»

Su Instagram il post congiunto di Alessia Maurelli e Martina Centofanti: «Il peso del collegamento a violenze e abusi è insostenibile»

Ritmica, il capitano della Nazionale: «Non chiamateci più Farfalle, quell’era non esiste più»
Rio de Janeiro (Brasile) 21/08/2016 - ginnastica ritmica / Olimpiadi Rio de Janeiro 2016 / foto Insidefoto/Image Sport nella foto: Italia ONLY ITALY

«Non chiamateci più Farfalle, quell’era non esiste più». Lo scrivono, su Instagram, in un post congiunto, le due ginnaste della nazionale di ritmica italiana, Alessia Maurelli (che è anche capitano della Nazionale) e Martina Centofanti. Nel post scrivono che l’era delle Farfalle è nata e morta giornalisticamente: nata ad agosto del 2004 e morta dopo diciotto anni, nel novembre 2022, ovvero quando è scoppiato il caso della ritmica. Scrivono che il peso del collegamento delle Farfalle a violenze e abusi come quelli denunciati dalle atlete è per loro insostenibile. Definiscono simili comportamenti non rispecchianti il loro ideale di libertà. Concludono dicendo che da questo momento la Nazionale di ritmica non si riconoscerà mai più con il nome di Farfalle.

Di seguito il post:

“L’era delle “Farfalle” nata giornalisticamente ad agosto del 2004, muore dopo 18 anni sempre giornalisticamente a novembre 2022. La rottura è dolorosa ed irreversibile, dato soprattutto il peso insostenibile di un collegamento diretto e ormai mediaticamente inevitabile a violenze e abusi che non rispecchia il nostro stesso ideale di libertà. L’attuale e futura Squadra Nazionale Italiana di Ginnastica Ritmica non si riconoscerà MAI PIÙ con il soprannome Farfalle”.

Questa mattina il Corriere della Sera ha intervistato la direttrice tecnica delle Farfalle, Emanuela Maccarani, deferita nei giorni scorsi dalla Procura della Federginnastica. Delle accuse mosse da Anna Basta, ha dichiarato:

«Anna se n’è andata a maggio 2020, nessuno si era accorto del suo disagio. Il problema non erano i chili, era la tecnica. Le Olimpiadi si fanno in 5 e lei era la sesta. Le ho detto: vai a casa, centrati, ci risentiamo. È sparita. Ma non è il fallimento di nessuno. Anna non voleva più la ginnastica e si è portata dietro il conflitto in famiglia. Le serviva un alibi: non essere stata capita».

E ancora, sempre sulle accuse:

«Arrivano tutte da ginnaste che non hanno fatto le Olimpiadi, guarda caso. Galtarossa, quella dell’”abbiamo un maialino in squadra”, nel 2013 è diventata mia assistente: la pesa fino a Rio la faceva lei. Certo che può essere successo che duecento bambine in tutto il Paese abbiano avuto la percezione di essere state maltrattate, ma l’accademia di Desio cosa c’entra? Non posso rispondere per tutta Italia».

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