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Lo strapotere di Osimhen

Un attaccante che allunga e allarga il campo. L’interpretazione non convenzionale di Elmas, Mario Rui un regista laterale. Spalletti ha ripreso a sperimentare

Lo strapotere di Osimhen
Sampdoria's Venezuelan defender Tomas Rincon (L) tackles Napoli's Nigerian forward Victor Osimhen before receiving a red card for this foul during the Italian Serie A football match between Sampdoria and Napoli on January 8, 2023 at the Luigi-Ferraris stadium in Genoa. (Photo by Andreas SOLARO / AFP)

L’importanza di sperimentare

Dopo la sconfitta a San Siro, all’interno di questo spazio analitico sul Napolista, la critica maggiore rivolta alla squadra di Spalletti verteva sulla prevedibilità. Sulla rinuncia, da parte del tecnico toscano e quindi del Napoli, a cercare strade alternative nell’ambito di una partita ben bloccata e quindi ben giocata dall’Inter. Era come se il Napoli avesse smarrito la caratteristica che l’aveva portato in vetta alla classifica, in Serie A come in Champions League: la capacità di variare stile, approccio, principi e sviluppi di gioco nel corso di una gara. In questo senso, la partita di Genova è davvero rincuorante. E lo è stata fin dalle scelte iniziali: Spalletti, infatti, ha disegnato un Napoli nuovo e quindi innovativo fin dalla formazione titolare. E le sue nuove idee si sono riverberate nelle spaziature e nei meccanismi in campo.

È bastato inserire Elmas al posto di Zielinski per trasformare il Napoli senza cambiarne l’essenza. Per dare alla squadra azzurra, non ancora brillante dal punto di vista puramente fisico e tecnico, delle opportunità diverse – e quindi imprevedibili – per risalire il campo e attaccare la difesa della Sampdoria. Che, a sua volta, si è presentata nella partita con un abito tattico che avrebbe potuto mettere in difficoltà il Napoli, e in effetti ci è anche riuscita. Ma poi, come detto, la squadra di Spalletti ha saputo trovare guizzi e spazi nuovi per fare la differenza. Per far valere una qualità tecnica evidentemente superiore. Ma ora andiamo nel dettaglio, partendo dal bellissimo gol realizzato da Osimhen:

Un’azione davvero bellissima

In quest’azione, tatticamente perfetta ed esteticamente appagante, si vede chiaramente come l’inserimento di Elmas abbia avuto un impatto sul Napoli, senza che la squadra di Spalletti abbia perso un milligrammo della sua identità. E allora ecco una costruzione dal basso ambiziosa, anche rischiosa se vogliamo, che invita gli avversari al pressing e poi elude la loro aggressività alternando tocchi in orizzontali e verticali. Proprio due passaggi in verticale, uno di Kim Min-jae e uno di Lobotka, “chiamano” Osimhen all’indietro e aprono il campo a sinistra, sul lato di Mário Rui e Kvaratskhelia. In teoria sarebbe il lato anche di Elmas, che però pensa e si muove come un attaccante di supporto pur tenendo una posizione di mezzala. Il macedone, infatti, apre il campo alla discesa del terzino portoghese e poi aggredisce l’area. Il resto lo fanno il cross perfetto di Mário Rui e il bellissimo tocco in allungo di Osimhen.

L’interpretazione non convenzionale del ruolo di mezzala da parte di Elmas non è circoscritta a questa azione. Sarebbe esagerato parlare di 4-2-3-1, ma il centrocampista macedone ha intuizioni e inclinazioni diverse rispetto a quelle di Zielinski. Non a caso, viene da dire, finora era stato utilizzato quasi sempre come alternativa di Khvicha Kvaratskhelia, o al massimo come sottopunta. Ed è proprio qui, in questo punto, che si manifesta l’importanza che, nel percorso del Napoli, possono rivestire gli esperimenti tattici: la grande forza della rosa azzurra sta nella sua profondità numerica ma anche nelle alternative orizzontali che offre, nel fatto che per alcune partite – o per alcuni segmenti di alcune partite – la squadra di Spalletti può deformarsi, cambiare pelle, mandare in confusione gli avversari. Per capire cosa intendiamo in riferimento a Sampdoria-Napoli e alla prestazione di Elmas, ecco un po’ di dati:

Im alto, le posizioni medie del Napoli: si noti come Elmas, in pratica, abbia giocato come trequartista sinistro, più come come mezzala, soprattutto rispetto ad Anguissa. I due campetti sopra, invece, riportano proprio tutti i tocchi di Anguissa ed Elmas, in quest’ordine: sono entrambi delle mezzali, ma la differenza è davvero enorme.

È chiaro che avere a disposizione un centrocampista come Anguissa ti dà la possibilità di utilizzare Elmas come interno. Di dargli la libertà che si percepisce dal campetto riportato appena sopra – quello con tutti i tocchi di palla del centrocampista macedone. Ma, ripetiamo, la forza del Napoli è proprio questa: la squadra di Spalletti può passare in un attimo dal 4-3-3 duro e puro al ribaltamento del triangolo di centrocampo, con Elmas nello slot di mezzala può anche succedere che Kvara vada ad accentrarsi in maniera più continua e più convinta – e francamente è una cosa che gli servirebbe, dopo aver sofferto della sindrome di Insigne/Suso a San Siro. Ecco, questo potrebbe essere il prossimo sviluppo, magari coinvolgendo anche Raspadori – che non a caso, durante la pausa legata ai Mondiali è stato utilizzato proprio come mezzala spuria.

Lo strapotere di Victor Osimhen

La presenza di Elmas e la sua interpretazione del ruolo di mezzala sono state determinanti, come abbiamo visto. Ma il vero uomo-chiave della partita di Genova, anche dal punto di vista tattico, è stato Victor Osimhen. Abbiamo già visto il gol che ha aperto le marcature, nato da un suo movimento ad accorciare il campo, a legare i reparti, e poi determinato da un bellissimo inserimento in area di rigore sul cross di Mário Rui. Anche l’altro momento decisivo della partita, però, porta la firma in calce dell’attaccante nigeriano. E mostra e racconta la caratteristica che rende unico il centravanti del Napoli:

Un’espulsione che vale più di un gol

La caratteristica di cui stiamo parlando discende dallo strapotere di Osimhen, ed è la sua capacità di allungare e allargare costantemente il campo da gioco della sua stessa squadra. In quest’azione, in pratica, basta un lancio – anche abbastanza casuale – di Kim Min-jae per bypassare l’intero sistema di marcature e coperture preventive predisposto da Stankovic. Che, con il suo 5-3-2 in fase di non possesso, aveva creato i presupposti per trasformare la partita in un duello individuale a tutto campo: Nuytinck sulle tracce di Osimhen; gli altri due centrali sugli esterni offensivi del Napoli; i due esterni a tutta fascia su Di Lorenzo e Mário Rui; i tre centrocampisti centrali sulle tracce di Zielinski, Lobotka e Anguissa; due attaccanti su Kim Min-jae e Juan Jesus.

Le marcature individuali predisposte da Stankovic

Torniamo al video, al momento dell’espulsione di Rincón. In un momento in cui l’alta pressione sembrava poter dare dei risultati, e in realtà era andata così anche nelle primissime fasi della gara, la Sampdoria esaspera troppo il proprio dispositivo difensivo, la propria aggressività dopo un lancio in profondità sballato, e così lascia troppo spazio al Napoli dietro il centrocampo. Un errore madornale, visto che Nuytinck può pensare di controllare Osimhen solo ed esclusivamente attraverso il contatto fisico. A distanza ravvicinata, non certo in campo aperto.

Si vede chiaramente nel video: Osimhen, come detto in precedenza, sa allungare e anche allargare il campo a uso e consumo della sua squadra, ha un passo troppo veloce e anche troppo lungo per poter essere contenuto, a maggior ragione se il suo marcatore ha la stazza, la pesantezza di Nuytinck. Che infatti gli rimbalza addosso, praticamente, non può fermarlo. Solo una scivolata da rosso di Rincón sortisce effetto, e mette in discesa la partita del Napoli. Per chi pensa si tratti di un caso, per chi non si rende conto la pressione che mette Osimhen con i suoi movimenti continui in ampiezza e in profondità, ecco il campetto con tutti i suoi palloni giocati.

Tutti i palloni giocati da Victor Osimhen

Mário Rui e il possesso come arma difensiva

A Milano, l’abbiamo sottolineato in questo spazio, il Napoli aveva offerto una prestazione abulica, tecnicamente insufficiente. Nonostante i problemi e la superiorità fisica dell’Inter, la squadra di Spalletti non aveva concesso molte occasioni ai nerazzurri. Anzi, il colpo di testa decisivo di Dzeko era stato l’unico tiro in porta confezionato dai giocatori allenati da Simone Inzaghi. A Genova, pur nell’ambito di una gara diversa contro un avversario evidentemente inferiore e pure ridotto in dieci uomini per più di 50 minuti di gioco, la fase difensiva è stata ugualmente sicura, efficace.

Lo dicono i numeri: la Sampdoria ha provato 7 volte la conclusione prima dell’espulsione di Rincón, ma addirittura 5 di questi tentativi sono arrivati da fuori area. Inoltre, uno dei 2 tiri scoccati dall’interno dell’area è arrivato su azione d’angolo. Si tratta di una buonissima notizia, se consideriamo che il Napoli, al momento in cui è andato in pausa per i Mondiali, era reduce da una striscia di 10 gol subiti in altrettante partite di campionato e Champions League. Che ovviamente, dopo Inter-Napoli, erano diventati 11 in 11 partite: un rendimento non in linea con una squadra che ha l’ambizione fondata di vincere il campionato e di fare strada nella fase a eliminazione diretta della Champions.

Al netto dell’evanescenza offensiva della Sampdoria, peggior attacco della Serie A con otto gol segnati in 17 gare, come ha fatto il Napoli a recuperare solidità? Dal punto di vista delle prestazioni individuali, Lobotka e Juan Jesus sono stati decisivi: il centrocampista slovacco ha vinto 3 contrasti, record tra i giocatori di Spalletti, mentre il brasiliano è stato molto efficace sui palloni lanciati in area, infatti ha accumulato 5 spazzate.

Tutti i palloni giocati da Màrio Rui: l’esplicazione del concetto di regia laterale. Ne parliamo tra pochssimo.

Un altro aspetto da tenere in considerazione riguarda il possesso palla come strumento difensivo. Anzi: come vera e propria arma difensiva. Rispetto a Milano, la squadra di Spalletti ha mostrato maggior sicurezza nella trasmissione arretrata del pallone, in quella che viene definita – a volte impropriamente – costruzione dal basso. Certo, la sensazione è risultata amplificata dopo l’espulsione di Rincón: molto semplicemente, l’assenza di un uomo ha tolto moltissimo al pressing della Sampdoria. E, non a caso, la percentuale di possesso palla tenuta dal Napoli nel primo tempo, seppure alta (57%), è diventata addirittura bulgara nella ripresa (73%).

Al netto di tutto, resta il fatto che il Napoli ha recuperato precisione e sicurezza nella prima impostazione. E il merito è anche – se non soprattutto – di Mário Rui, un vero e proprio regista laterale, come si vede dal campetto che trovate sopra. Il portoghese ha toccato il numero record di palloni in campo, 124; ha tenuto una percentuale di precisione dei passaggi superiore all’86%; ha alternato il gioco corto e il gioco lungo, infatti ha messo insieme 16 lanci tentati, di cui 11 riusciti. Come se non bastasse, ha servito a Osimhen un assist delizioso per il vantaggio. Il sesto del suo campionato. Solo Milinkovic-Savic ne ha serviti di più rispetto a lui in tutta la Serie A.

Conclusioni

In attesa che i giocatori del Napoli ritrovino brillantezza fisica, in questo senso pensiamo soprattutto a Di Lorenzo e Kvaratskhelia, Spalletti ha ritrovato parte di ciò che l’aveva portato in vetta alla classifica. Ovvero: capacità di variare e sperimentare, qualità nel possesso palla, un giocatore in grado di trasformare in gol, quindi in punti, prestazioni non brillantissime – stiamo parlando di Osimhen, ovviamente.

Ovviamente la Sampdoria non poteva e non può rappresentare un test probante per capire se lo stop di San Siro va fatto risalire, oltre che alla forza degli avversari, a una crisi del modello di gioco. Ma il fatto che il Napoli sia riuscito ad andare in vantaggio dopo un rigore sbagliato e un inizio di partita non proprio convincente è un segnale evidente di forza mentale. Il fatto che poi si siano riattivati anche certi circuiti tattici, e che la gestione del vantaggio – anche prima dell’espulsione – sia stata agevole, per non dire comoda, è ancor più significativo.

A questo proposito, il fatto che ora si giochi Napoli-Juventus rappresenta un’occasione importante: se il Napoli dovesse riuscire a fare risultato contro i bianconeri, considerando anche lo stato di forma e la serie positiva dei bianconeri, dimostrerebbe di aver superato il primo vero momento di difficoltà della sua stagione. È qui il punto, se ci pensiamo bene: in quello che si presenta come un vero e proprio duello di stili e filosofie, per il Napoli andare a +10 – o anche rimanere a +7 – significherebbe dare un boost ulteriore all’autostima del gruppo di Spalletti. Al progetto di Spalletti. Alimenterebbe la convinzione che questa è la strada giusta. Da Genova, in questo senso, il Napoli è tornato con dei segnali positivi, ancor più dopo aver vissuto la prima crepa della stagione. Ora non resta che continuare ad andare nella giusta direzione.

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