Al Guardian: «Ad Ancelotti non piace parlare di Istanbul: se io dico Istanbul, lui dice Atene. Quella finale è irripetibile, mi ha reso migliore»
Sul Guardian una lunga intervista a Rafa Benitez. Il pretesto è la partita tra Liverpool e Real Madrid di Champions. Benitez parla di Ancelotti. Sorride mentre pensa alla famosa finale di Istanbul tra Liverpool, che all’epoca allenava lui, e il Milan di Carlo Ancelotti. Sono passati 18 anni.
«Se io dico Istanbul, lui dice Atene. Quando vedo Carlo Ancelotti non ne parliamo molto. Non gli piace parlarne e a me non piace parlare degli ultimi due anni dopo. Ad Atene siamo stati più bravi e non abbiamo vinto; a Istanbul avevano una grande squadra e non l’hanno fatto. Questo è il calcio».
Continua:
«Una cosa che non è in discussione è che Istanbul è stata la migliore finale di Coppa dei Campioni della storia in termini emotivi e probabilmente lo sarà per molti anni. Tutte quelle cose. L’atmosfera, i tifosi che cantano. Irripetibile. Per entrambi è stata un’esperienza. Sono un allenatore migliore per questo; un allenatore migliore ora di quanto non fossi anni fa».
«Klopp è un grande allenatore che recupererà la squadra e nessuno può mettere in discussione Ancelotti. Ancelotti è un buon allenatore ovunque lo metti. Se hai allenatori con esperienza – Ancelotti, Klopp, Manuel Pellegrini, Spalletti – e dai loro gli strumenti, ottengono risultati. Forse il 5% dei giovani allenatori può farcela ma gli altri hanno bisogno di tempo. È naturale. Ancelotti ha dimostrato più volte che l’esperienza è un grado, una qualità. Ci sono così tanti bravi allenatori che non apprezziamo perché non sono in grandi campionati o di cui si parla sui social media».
Benitez continua a parlare della vittoria sul Milan:
«Per arrivare a un risultato come quello di Istanbul c’è un sacco di lavoro. La gente dice che è stata fortuna. Non è fortuna. Avevamo battuto la Juventus, avevamo battuto il Chelsea, avevamo battuto il Milan, che era la migliore squadra in circolazione. Non si vincono tutte quelle partite per fortuna: si vince con il lavoro, l’abilità, l’analisi tattica».
Ancora:
«Il problema è che tutto procede velocemente, la gente vuole allenatori moderno e offensivi. Ho il software più recente e analizzo ogni partita. Guardo i giocatori e imparo ogni giorno. Sono aggiornato con i big data. Gli allenatori esperti hanno più possibilità di avere successo. I giovani allenatori possono ovviamente avere successo – io l’ho fatto al Valencia – ma gli allenatori più anziani ne hanno di più perché imparano continuamente. Sono migliore di 10 anni fa».
«Mi piace il Napoli. La gente parla di Madrid, delle solite squadre. Ma il Napoli è fiducioso, gioca bene, forte in campionato, quindi non è tanto una distrazione, e più progredisce più crescerà. E perché no? Non sto dicendo che vinceranno, ma perché no?».