Al CorSera: «Mi dicevano: “non studiare, divertiti”. Gli Agnelli mi hanno quasi adottata, gli sono grata. Ho affetto per loro, molto per Lapo».

Il Corriere della Sera intervista Evelina Christillin, presidente del Museo Egizio di Torino e rappresentante Uefa nel Consiglio Fifa. La Christillin si racconta bambina.
«Immagini una famiglia alto borghese nei primi anni ’60, con le tate francesi… I miei genitori erano stati piccoli durante la guerra, avevano sofferto, poi, papà diventò un grande pilota di Mille Miglia, lui e mia madre avevano molta voglia di vivere: non consideravano lo studio proprio un dovere. Io, però, ero totalmente secchiona, cosa che infastidiva quei due simpatici gaudenti. Mi dicevano “non studiare, divertiti” e mi promettevano soldi se avessi preso brutti voti. Ma io quei soldi non li ho mai vinti».
La sua famiglia che cosa si aspettava da lei? Christillina:
«Che sapessi stare al mondo, facessi sport, parlassi le lingue, sapessi preparare una bella tavola. Però io e mia sorella eravamo adolescenti nel ’68 e non volevamo dipendere dai genitori o da un marito. Io, a 22 anni, sono andata a lavorare alla Fiat proprio per tirarmi fuori di casa».
Sugli Agnelli, che erano amici di famiglia:
«L’avvocato veniva con noi a Sestriere: si divertiva a vedermi sciare quando già da piccola facevo agonismo. Poi, da ragazza, sono andata a vivere in collina e ci ho ritrovato Gianni e Marella, che mi hanno quasi adottata. Sono grata
agli Agnelli, ho affetto per loro, molto per Lapo. A Marella devo i tre quarti delle cose che so. Mi prese in gran simpatia, la accompagnavo ovunque: al Chelsea Flower a Londra, in Olanda a vedere i tulipani…».
La Christillin parla del suo rapporto con Marella.
«Al cospetto di questa donna con uno stile incredibile e un forte senso artistico, mi sentivo Heidi, una pastorella di montagna. Lei era tutto quello che volevo essere. Da lei, ho imparato ad apprezzare l’arte, la cultura, a stare tra
persone riconoscibili e di valore stando tre passi indietro ed è tutto quello che mi è servito quando l’Avvocato mi
candidò a guidare il comitato promotore delle Olimpiadi invernali di Torino 2006, la miccia da cui la mia vita è partita a razzo».
Prima donna europea nel governo mondiale del calcio. Come è stata accolta?
«Non ho sentito pregiudizi, anche perché mi occupo di aspetti finanziari, non di fuorigioco, sebbene sia sempre stata tifosa».