Adesso, dopo esserci sorbiti asedicisti e orfanelli vari, è giunto il momento che il Comune si attrezzi per una cittadinanza onoraria per chi ha dato lustro alla città
Adesso mi aspetto, dopo la notizia data dal Corriere del Mezzogiorno che De Laurentiis prenderà casa a Posillipo, che gli asedicisti e gli orfanelli aprano un dibattito di alto profilo. In quale quartiere occorre prendere casa per aver diritto alla qualifica di napoletano doc? Ai quartieri spagnoli, su a Cariati, nella zona di Chiaia o nel centro storico tra basiliche gotiche e decumani? A sostegno saranno scomodati La Capria, la Ortese … Forse sarà aperta la sottoscrizione di un appello (rivolto a chi, non ha importanza). Credo anche di sapere chi metterà la prima firma. Il re del… firmamento (=comunità di intellettuali impegnati a firmare appelli) napoletano. È proprio così.
Gli esami di napoletanità non finiscono mai per l’uomo che pescando in Georgia, in Nigeria, in Corea del Sud, in Camerun ha costruito a Napoli uno “squadrone che tremare il mondo fa.” Che Antonio Polito ha definito cosmopolita. E lo ha fatto con il tratto del napoletano fantasioso ma serio. Attento ai conti ma capace di azzardare quando occorre. Del miracolo Napoli si sono accorti anche acuti osservatori per certi versi esterni al mondo del calcio. Antonio Polito per esempio sul Corriere del Mezzogiorno, ribadendo la lettura di Max Gallo, scrive: «I successi calcistici sono diventati un altro formidabile atout di quella che potremmo definire una sempre più evidente egemonia culturale di Napoli. Oggi la nostra città è decisamente la più alla moda in Italia; quella ritenuta più creativa, originale, di successo.. C’è infatti voluta molta creatività per metter su una tale macchina da calcio rinunciando a campioni affermati ma forse appagati e ingaggiando campioni sconosciuti ai più ma formidabili, come il duo Kvara-Osimhen … questo Napoli… non fonda cioè il suo gioco e il suo stile sull’individualismo… ma è invece cosmopolita nel senso più moderno del termine… i campioni del Napoli sono un nigeriano, un georgiano, un kosovaro, un macedone, uno slovacco, un camerunense. Vorrà dire anche questo qualcosa nel nuovo stile di una società e di una squadra che basano sul collettivo le loro chance di successo?».
Ciò conferma che il pregiudizio che nulla di ciò che non sia improvvisato ma frutto di programmazione sia possibile a Napoli è fallace. E che sia possibile primeggiare muovendosi su una linea di accorta gestione senza snaturare i canoni fondamentali di brillantezza ed estrosità che sono caratteristici della nostra bellissima città. Questa squadra cosmopolita e frutto di una intelligente organizzazione è stata capace di riempire lo stadio del Sassuolo di tifosi azzurri tanto che la partita con gli emiliani sembrava svolgersi al Maradona. Evidenziando quanto l’attaccamento dei tifosi, questa sì caratteristica tradizionale e irrinunciabile, non dipenda dallo sventolio di astratti stereotipi. Utili solo a legittimare l’esistenza in vita di chi li sventola ormai con monotona e insensata ripetitività. Ma dipenda soltanto dalla bellezza e dall’efficacia del gioco espresso. E vorrei concludere ribadendo una idea già espressa. Il Comune di Napoli si attrezzi a dare un blocco di cittadinanze onorarie. La prima al presidente. Al fine di utilizzarle non soltanto per organizzare pallidi amarcord ma anche per sottolineare fenomeni vivi ed attuali che danno alla nostra città momenti di supremazia nazionale ed internazionale.