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Damascelli sulla Egonu: siamo cafoni, bulli e rozzi, ma non razzisti. Dalla xenofobia non si migliora

Su Il Giornale. “Ha trasformato un argomento serio in una gag festivaliera. Potrebbe restituire il cavalierato ricevuto da Mattarella”

Damascelli sulla Egonu: siamo cafoni, bulli e rozzi, ma non razzisti. Dalla xenofobia non si migliora
Db Monza 03/05/2022 - Play off scudetto serie A femminile / Vero Volley Monza-Prosecco Doc Imoco Volley Conegliano / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Paola Egonu

Damascelli sulla Egonu: siamo cafoni, bulli e rozzi, ma non razzisti. Dalla xenofobia non si migliora

«L’Italia è un Paese razzista?, però questo non vuol dire che tutti sono razzisti, o tutti cattivi o ignoranti. L’Italia è un Paese razzista, ma sta migliorando».

Sono le parole della pallavolista Paola Egonu in conferenza stampa, ieri, prima della terza serata del Festival di Sanremo, durante la quale ha co-condotto la kermesse al fianco di Amadeus. Oggi, sul Giornale, Tony Damascelli commenta le dichiarazioni della Egonu. Dovrebbe restituire il cavalierato della Repubblica che le ha consegnato Mattarella, scrive. Non dovrebbe dimenticare che ha lasciato la nazionale giustificando il gesto con un apprezzamento volgare rivolto alla sua pelle, che lei ha attribuito ad un tifoso italiano ma che invece, poi, si è scoperto che aveva pronunciato “un idiota giornalista brasiliano“.

“La crisi fu superata scegliendo una nuova esperienza, in Turchia, sito che notoriamente ha un respiro democratico migliore rispetto all’Italia. Ora la stessa Egonu annuncia un probabile ripensamento, il possibile ritorno in Nazionale che diventa un specie di albergo a ore, con la porta girevole, pronta ad aprirsi al suo arrivo e ad accoglierla, per un giorno soltanto, cercando noi di essere tolleranti e lei generosa o smemorata nell’indossare la maglia di un Paese però razzista. Potrebbe anche approfittare restituendo il cavalierato, come altri artisti internazionali, dello spettacolo e dello sport“.

Damascelli continua:

“Ciò che maggiormente stupisce, per usare un verbo morbido, è questa passerella di propaganda vuota, l’Italia è razzista però sta migliorando, dove, come, quando? Quale è la nostra percentuale di xenofobia? Dieci, venti, quaranta? L’exit pool della Egonu dovrebbe rassicurarci, il peggio sembra alle nostre spalle. Altra domanda: esistono leggi razziali a noi sconosciute e individuate dalla pallavolista? C’è, nel sentire comune, il rifiuto o il fastidio di vedere nascere una creatura di colore? Esistono forme ufficiali di apartheid, nel lavoro, nella politica, nello sport? Di certo c’è una crescente maleducazione, il palco di Sanremo ne ha offerto esempio, sono saltati alcuni cardini come il senso del rispetto, si celebra l’articolo 21 ma si dimentica la negazione dello stesso in epoca Covid, ci sono i cori incivili negli stadi, come in Spagna e in Francia, l’insulto è una forma di riconoscimento del branco, il razzismo è un piaga sociale di miserabili individui”.

Paola Egonu, scrive Damascelli, “ha condito le sue parole con sorrisi inutili, l’argomento serio è stato da lei
trasformato in una esibizione come le altre gag festivaliere che ormai fanno parte del copione, là dove la discriminazione c’è ed è politica, dunque degna di comprensione, di applauso e di riverenza dalla stampa amica e fiancheggiatrice”.

Sembra che a Sanremo sia stata affidata la missione di cambiare l’Italia.

“Paola Egonu ha sbagliato il tempo e la forma, siamo italiani cafoni, scostumati, a volte bulli e rozzi, ma non certamente razzisti, dalla xenofobia non si migliora. Tutto il resto è semplice propaganda. E il teatro Ariston lo sta
dimostrando”.

 

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