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Gasperini: «I giocatori che ho amato di più? Con il Papu e Ilicic mettevi la palla in banca…»

A Dazn: «Nella prima Atalanta bastava togliere un po’ di polvere per trovare le pepite. Quest’anno ho avuto la necessità di incrementare i fondamentali»

Gasperini: «I giocatori che ho amato di più? Con il Papu e Ilicic mettevi la palla in banca…»
Db Bergamo 15/10/2022 - campionato di calcio serie A / Atalanta-Sassuolo / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Gian Piero Gasperini

L’allenatore dell’Atalanta, Gian Piero Gasperini, ha rilasciato un’intervista a Dazn in cui ha analizzato le sue sette stagioni con il club bergamasco.

“Tanti per anni pensavano che facessimo marcature a uomo, ma non è mai stato così. Il principio era quello di accorciare in avanti e andare a prendere l’avversario che giocava davanti. Col Pescara di Galeone eravamo l’unica squadra che giocavamo a zona, da lì mi si è aperto un mondo: andare ad attaccare l’avversario, non aspettare che perdessero palla loro, ma andare noi a conquistarla. Il 3-4-3 l’ho scoperto andando in giro anche in squadre d’Europa, vidi l’Ajax giocare con questo sistema. La difesa a tre era una novità in Italia, al di là delle squadre bloccate che magari giocavano chiuse dietro”.

Gasperini sui talenti dell’Atalanta.

“È stato un processo difficile. Tanti giocatori che erano qui da tempo erano dei leader, ma ho sempre pensato in un modo: faccio finta di arrivare da un altro pianeta e capire quali sono i migliori giocatori. Il mio occhio cascava su questi giovanotti, non è che avevo qualcosa con altri. Io in quel momento valutavo l’aspetto tecnico, poi è importante la capacità di fare gruppo, il carattere. Ricordo la prima volta che parlai col Presidente, mi disse che il suo sogno era quello di veder giocare i giovani del vivaio. Io guardai la rosa e pensai: ma sono già lì, bastava soltanto togliere un po’ di polvere per trovare le pepite. Era una squadra inizialmente tutta italiana, di giovanissimi che sono esplosi subito”.

Com’è adesso il calcio, in Italia? Gasperini:

La qualità è sicuramente scesa, si è fatto il gravissimo errore di non aver coltivato il nostro prodotto, ci sono pochissimi giocatori italiani. C’è una base enorme di ragazzini che giocano a calcio, non vedo come sia possibile che non vengano fuori giocatori, qualche cosa sbagliamo noi, non di certo i bambini. Non abbiamo valorizzato il nostro prodotto, a discapito di tanti giocatori mediocri che sono arrivati in Italia, bisogna avere il coraggio di dirlo, hanno abbassato molto il livello del campionato. Trincerarsi dietro quell’aspetto è riduttivo, dobbiamo rilanciare quello che sono i nostri ragazzi”.

Gasperini racconta qual è il suo rapporto con i giocatori.

“Con quelli che giocano molto buono. Caratterialmente non sono il padre di famiglia, chiedo molto sul campo e sugli allenamenti, non sono uno che si informa su cosa fa o meno fuori dal campo, l’importante è che chi arriva qui sia nelle condizioni di far bene”.

Gli viene chiesto chi sia il giocatore che lo ha fatto innamorare di più.

Il Papu e Ilicic erano due giocatori… Erano diversi tra loro, però è la classica frase che dici: “Metti la palla in banca”. Poi è arrivato Zapata e siamo andati in Champions. Quest’anno sono arrivati Lookman e Hojlund, ci hanno dato una bella spinta. Ora c’è un altro tipo di squadra, al di là dei singoli giocatori comunque qui ho sempre avuto un nucleo importante”.

Gasperini parla degli allenamenti:

“Quest’anno siamo tornati a introdurre una parte tecnica, di solito facciamo anche tecnica individuale. Ho trovato la necessità di incrementare proprio i fondamentali, altrimenti non viene niente: puoi preparare quello che vuoi, ma se non ti esce il passaggio o lo stop… Non credo di fare allenamenti tanto diversi da altre squadre, per me ci sono due principi fondamentali: la varietà, sono sempre alla ricerca di esercitazioni o allenamenti diversi, poi i giocatori ci devono credere. Un’altra cosa che vedo quando giochiamo all’estero è che difficilmente vedo giocatori che escono perché sono affaticati”.

Gasperini sull’esperienza all’Inter.

“Io speravo fortemente di far ripartire la macchina. Sai con una macchina vecchia gli metti una batteria nuova, poi riparte. Questo non è accaduto e un po’ mi dispiace, è stata un’esperienza molto breve e poco fortunata, ma non a livello personale. Il mio intento in quella squadra era farli ripartire, di quei giocatori non ricordo nessuno che abbia fatto bene poi, alcuni hanno anche smesso presto, altri avevano degli infortuni. La bocciatura totale all’Inter è stata la difesa a tre, la preclusione è stata quella, non ci sono stati altri motivi”.

Sul vivaio dell’Atalanta:

“Qui c’è un territorio produttivo di giocatori, anche nelle annate che sembrano meno produttive tiri fuori lo Scalvini di turno. È un grande talento, tecnico, ma è un leader di testa. Ha un senso d’appartenenza molto alto, sono valori”.

 

 

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