Quando Motta parlò del 2-7-2 “era un modo per dire che l’occupazione dello spazio è più importante del modulo. Spalletti lo ripete ogni volta che può”
Il quotidiano Libero concentra la propria pagina sportiva sugli allenatori italiani in Serie A, quasi tutti molto giovani e con, dalla loro parte, un pizzico di incoscienza. Ovviamente fra loro non c’è Spalletti ma il tecnico azzurro sembra abbia le idee di uno giovane.
O meglio. Così viene letta da tutta la stampa italiana la voglia di creare una propria identità senza però essere schiavi dell’ossessione. Il primo allenatore che prende ad esempio Libero è Thiago Motta:
“Quando Thiago Motta fu ingaggiato per guidare il Genoa si sprecarono pagine, inchiostro e server per descriverlo come un pazzo rivoluzionario che avrebbe schierato le sue squadre con il 2-7-2. Manco fosse un fan di Oronzo Canà.”
In realtà tra le righe il buon giovane Motta cerca di far notare l’importanza degli spazi da occupare in campo. Ma prima di Motta, qualcun altro lo ripeteva, e continua a ripeterlo, fino allo sfinimento:
“Spalletti ripete ogni volta che può che il suo gran Napoli gioca basandosi su questa idea, ma se lo dice il vecchio è cosa seria, se invece lo dice un giovane (nel 2019 Thiago aveva 37 anni) è un delirio di onnipotenza.”
Ma l’ex Inter si trova in buona compagnia, in Italia e all’estero:
“Anche Roberto De Zerbi era considerato un visionario del bel gioco senza occhi nella realtà. Forse perché, come Thiago, ha iniziato in A a 37 anni, quando uno potrebbe ancora giocare. Noialtri non siamo abituati a Nagelsmann che a 28 anni diventa tecnico dell’Hoffenheim e più giovane mister nella storia della Bundesliga. Infatti De Zerbi si sta consacrando all’estero, in Premier, al Brighton che, in poche settimane, gioca come lui desidera, aggiungendo al calcio di posizione del Sassuolo la fisicità britannica.”
Lui, De Zerbi, snobbato da mezza Serie A, l’altro, Palladino, scoperto e protetto dal condor Galliani:
“Lo dimostra Palladino che, a 38 anni, sta trascinando il Monza a ritmo europeo. È l’unico imbattuto in A in questo avvio di anno solare: due vittorie e quattro pareggi. Il segreto della nuova generazione è la vicinanza di età ai giocatori che allenano, cosa riconosciuta anche al 46enne Inzaghi nell’Inter battuto pochi giorni fa dall’Empoli di Zanetti, altro 40enne che riesce ad abbinare i risultati allo studio e il gioco.”
Come si scriveva all’inizio, dalla loro parte questi allenatori non hanno l’incoscienza e l’esuberanza ma ben altro, qualcosa che Spalletti ha da tempo:
“Questi giovani allenatori funzionano perché hanno una dialettica pacata, rilassata, naturale. Funzionano perché non vogliono emulare i modelli più vecchi di loro. Funzionano perché cercano una propria identità, ma non ne sono schiavi. Funzionano perché vogliono portare valore al calcio, di cui sono sinceramente appassionati. Funzionano perché partono dalle squadre piccole, senza pretendere la grande panchina per la carriera da calciatori. Funzionano perché sono compagni di squadra aggiunti ma sanno anche conservare la propria autorevolezza, senza essere autoritari. Funzionano. Punto.“