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Il calcio italiano è messo talmente male che è alla canna di Dazn

Senza la proroga biennale, addio ai 940 milioni. Con una nuova asta il ribasso potrebbe essere del 66%. Il claim è: “meglio Lotito che Mattarella”

Il calcio italiano è messo talmente male che è alla canna di Dazn
An Milano 18/01/2013 - assemblea elettiva Lega serie A / foto Andrea Ninni/Image Sport nella foto: Aurelio De Laurentiis-Adriano Galliani-Maurizio Beretta-Claudio Lotito-Marco Brunelli

Aspettando Amazon Prime, nella speranza che non si riveli Godot. Quando la Lega Serie A si esprime all’unanimità, è malacqua. Per dirla alla Nicola Pugliese. I signori del calcio italiano hanno messo nero su bianco la loro richiesta al governo di approvare l’emendamento Lotito sul rinnovo per altri due anni del contratto con Dazn e Sky. Emendamento su cui pende il rilievo del Quirinale. Senza mai citare Mattarella (ma immaginiamo il loro pensiero libero vicino alle macchinette per il caffè), hanno detto: non ascoltate il Quirinale, quei soldi ci servono. Prima della frase magica, una sorta di abracadabra riadattato ai tempi contemporanei:

“La Serie A si augura che possa essere messa nelle condizioni di perseguire tutte le azioni possibili per valorizzare al meglio l’industria del calcio, i cui proventi e il cui gettito fiscale sostiene tutto lo sport italiano”.

Ripeti con me: “l’industria del calcio, i cui proventi e il cui gettito fiscale sostiene tutto lo sport italiano”. Nam-myoho-renge-kyo Nam-myoho-renge-kyo Nam-myoho-renge-kyo Nam-myoho-renge-kyo.

Come ha scritto questa mattina MilanoFinanza circolano studi secondo cui alla prossima asta i diritti tv della Serie A – che l’ultima volta sono stati pagati 940 milioni l’anno – potrebbero valerne 300. Ossia il rischio è che il calcio italiano si ritrovi di fronte a un deprezzamento del 66%. Una sorta di venerdì nero di Wall Street. La Grande Depressione. Che il calcio italiano sta provando a by-passare grazie a Claudio Lotito vera e propria testa di ponte del sistema pallonaro che si è insediato in Senato (è stato eletto) e da lì trama e tesse H24 per provare a salvare sé e i colleghi. Stavolta non si registrano voti contrari. Nel comunicato la Lega Serie A parla di unanimità. Il concetto è chiaro: “vedete come dovete fare con Mattarella, spiegategli che senza quei soldi qui finiamo tutti a mare”.

Il calcio italiano si ritrova nudo di fronte alla propria insipienza manageriale. Sa benissimo che la Serie A è attrattiva quanto un dito nell’occhio. In una giornata di campionato se si trovano due partite interessanti, è tanto. La maggioranza degli incontri sono inguardabili, bisogna pagare lo spettatore per farlo restare inchiodato a guardare quello strazio. In questo spazio preferiamo non occuparci dell’offerta televisiva di Dazn in occasione delle partite, non ce la sentiamo.

Rimaniamo alla Serie A. E a un sistema che non ha mai minimamente pensato di autoregolamentarsi, al punto che quando interviene la magistratura ordinaria (e lo ha fatto solo perché la Juventus è quotata in Borsa), rischia di venire giù tutto. En passanti, ribadiamo che la giustizia sportiva è a rimorchio, annusa l’aria e decide, è una bussola più che un tribunale. Se venisse giù tutto, peraltro, non sarebbe un male ma pare che nessuno lo desideri, neanche gli apparenti rivoluzionari. Il sistema si tiene con lo scotch. Lo stesso De Laurentiis ostenta orgogliosamente le sue manovre politiche per il no ai fondi, ma al momento quella scelta non ci sembra sia stata particolarmente felice visto che si sta col cappello in mano a sperare che Dazn sborsi quei novecento e passa milioni per altri due anni. In che modo poi possa convenire a Dazn, è per noi un mistero.

Il calcio italiano continua a navigare a vista. Adesso il Napoli ne è la foglia di fico, il resto se la passa maluccio. Mentre in Europa si sta giocando una partita molto importante, con la riemersione della SuperLega e la resistenza della Premier League l’unico campionato appetibile sul mercato e che oggi si è conquistato una posizione dominante. È alla Premier che guardano i soldi di Qatar e Arabia Saudita. In Italia si sono affacciati investitori stranieri di medio cabotaggio e siamo stati generosi con medio. Molti statunitensi che però al momento non hanno minimamente inciso sulla governance che ci pare ben salda in mano al nocciolino nazional-popolare.

La variabile è Amazon Prime. Anche se dubitiamo che investa in un torneo oggi scadente, border-line dal punto di vista del rispetto delle leggi, del tutto refrattario a darsi regole condivise. Ora la battaglia è per eliminare il veto di Mattarella, poi ci si pensa. Ragionare in termini di medio-lungo periodo per il calcio italiano è l’equivalente della fantascienza. “Meglio Lotito che Mattarella”: vota e fai votare.

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