Vince 2-0 in casa dell’Eintracht e sbaglia un rigore. Squadra che continua a sorprendere per maturità e consapevolezza. Quarti molto vicini
Il Napoli ha superato anche l’esame Champions e lo ha fatto col piglio delle grandi. Non solo ha vinto in casa dell’Eintracht e ha ipotecato la qualificazione (è stato anche espulso Kolo Muani che al ritorno non giocherà) ma ha dimostrato anche di non avere mai la tremarella, di non temere il ruolo di rappresentante del calcio italiano, e di conoscere perfettamente i momenti della partita. La rappresentazione calcistica della forza tranquilla evocata da Mitterrand. Per dirla non in politichese, archivia la pratica Champions come se fosse un caffè al bar. E lo fa in una serata in cui Kvaratskhelia ha sbagliato un rigore e un’occasione davanti a Trapp. È finita 2-0 con reti di Osimhen (su millimetrico assist di Lozano) e nella ripresa raddoppio di Di Lorenzo. La squadra di Spalletti ora ha un piede e tre quarti nei quarti di finale di Champions: traguardo mai raggiunto neanche ai tempi di Maradona. E si conferma nel ruolo di outsider di lusso della competizione.
Del Napoli ha colpito l’autorevolezza. Ha confermato ancora una volta di saper fare tutto. Ha giocato con maturità, con la consapevolezza di chi sa che – come ripete spesso Spalletti – le partite sono una scatola con molte cose. Un po’ come le scatole di cioccolatini di Forrest Gump. Non è proprio che non sai quello che ti capita, però non puoi sapere quando ti capita. Questo Napoli è una squadra che ha affrontato gli ottavi di Champions con maturità insospettabile. La maturità può dartela l’esperienza ma anche la consapevolezza della tua forza. Il Napoli sapeva che avrebbe dovuto rinculare nei primi venti minuti. E lo ha fatto. Ha saputo fronteggiare l’onda d’urto dei tedeschi che sono andati via, soprattutto sulla destra, due tre volte e hanno quasi confezionato azioni pericolose. Sembrava un Napoli addirittura timoroso e invece era solo una squadra intelligente. Che ha saputo aspettare e prendere le misure all’avversario.
Archiviati i primi venti minuti, il Napoli ha progressivamente preso il pallino del match. E a dare la carica è stato innanzitutto Lobotka. Il segnale di svolta è stata la sua conquista della cabina di regia. Da lì la squadra si è via via impossessato del match. L’Eintracht ha smesso di essere baldanzoso. E gli azzurri – stasera in bianco – non hanno più mollato il comando. Hanno prima conquistato il rigore dopo il palo colpito da Lozano (Trapp è stato bravo a parare il tiro un po’ telefonato anche se angolato di Kvara); poi lo stesso Lozano ha servito Osimhen il classico pallone con la scritta “basta spingere”. Il remake del due messicano-nigeriano è stato fermato solo dal fuorigioco.
La partita è virtualmente finita al minuto 58 quando l’arbitro ha espulso Kolo Muani per il piede a martello su Anguissa. Per i nostri gusti vintage, eccessiva. Ma per il calcio contemporaneo, no. Non c’era già partita prima, figuriamoci dopo. Con il Napoli che a quel punto avrebbe potuto dilagare. Ha raddoppiato con Di Lorenzo. E ha sfiorato anche il terzo. Non è andato oltre. Non ha mai speso troppe energie e anche questo è stato l’ennesimo segnale di forza. Il Napoli sa quando alzare i ritmi e quando abbassarli. È tarato per arrivare fino in fondo alla stagione. E si vede.