Non se n’erano mai accorti, ma ora che Leao e Skriniar (“traditore!”) se ne vanno, scende in campo la direzione: “Pronti a fare la nostra parte…”
Una mattina la Gazzetta dello Sport s’è svegliata e ha trovato l’invasor: i procuratori. Bella ciao, direte voi che da anni vi indignate per la patologica prepotenza degli agenti nell’economia del pallone. Ma il direttore Stefano Barigelli l’ha scoperto oggi, 1 febbraio 2023, battendo il record mondiale in assetto costante di caduta dal pero. I procuratori, signora mia, sono il male del calcio, scrive la Gazza in un appuntito editoriale con richiamo in prima pagina. Perché ci sono loro dietro la “telenovela” Leao, che poi – scopre il direttore – “somiglia molto al caso Skriniar”. Leao però è ancora del Milan, invece il difensore no, ha scelto il Psg e quindi per la Gazzetta ha avuto “un comportamento irrispettoso della maglia che ancora indossa, della fascia da capitano che ha avuto l’onore di portare, della passione e dell’affetto degli interisti”. Gli interisti – che incidentalmente sono la metà del target di riferimento della Gazzetta – “hanno tifato per lui nella speranza, vana, che quei sentimenti colmassero la distanza tra la ricca offerta nerazzurra e quella faraonica dei qatarioti di Parigi”.
Il lettore, commosso, dovrebbe a questo punto trasecolare perché il tifo, “i sentimenti”, non sono valuta corrente. I fottuti soldi, lo slovacco s’è venduto, dove andremo mai a finire. Trattasi di capolavoro di “machilavrebbemaidettismo”. Applausi.
Ma torniamo al punto focale dell’editoriale: la dittatura dei procuratori. Che nel testo vengono definiti “senza scrupoli”, “insaziabili avventurieri”, una “piaga” “emergenziale”. La Gazzetta mette nero su rosa che “è giunto il momento di affrontare il tema del loro strapotere e di come il calcio sia ormai spesso in loro balìa”. Perdinci.
«Quanti soldi messi sui conti correnti dei procuratori potrebbero essere reinvestiti nei settori giovanili, nelle infrastrutture, nel miglioramento complessivo del sistema?»
E perché nella pace del mondo no? Con le commissioni degli agenti potremmo cancellare le accise sulla benzina! La legge il milanista Salvini la Gazzetta?
Il direttore s’è scocciato, e ha deciso di scendere in campo. La Gazzetta, scrive, “è pronta a fare la propria parte. Senza la pretesa di voler dare lezioni. Quella la lasciamo ai moralisti un tanto al chilo, che la mattina hanno la schiena dritta e la sera magari telefonano per raccomandare la moglie“.
Nel merito va bene, eh. Ma questa è solo l’ultima di una serie di sveltine di incredulità che la Gazzetta produce da quando Leao e Skriniar hanno deciso di lasciare Milano. La dolente postura di un giornale che s’accorge delle storture del mondo solo quando investono gli idoli del suo mercato di riferimento è quantomeno bizzarra. E’ una curiosa deriva finto-naif.
“Inter e Milan dovrebbero mettersi alla testa di questa battaglia – scrive nella chiosa-cazziatone – anziché discutere con la Gazzetta se un titolo va bene oppure no. I club devono avere una visione, non muoversi sempre sotto la dettatura di necessità impellenti. Devono avere degli obiettivi, non dei bersagli”.
Basta procuratori, dunque. Ci portano via i nostri campioni, se non le nostre donne. E’ la battaglia della rosea, il fiore della libertà.