Il Napoli batte il Sassuolo ma nel locale gli occhi sono per una coppia che sembrano padre e figlia ma non lo sono. Fino all’atto finale
FALLI DA DIETRO – COMMENTI ALLA 23° GIORNATA DEL CAMPIONATO 2022-23
Tappa a Catania.
Solito pub rumoroso. Schermo piccolo e distante.
Solite sofferenze di attori affannati.
Solito Napoli esagerato.
Solito Napoli che è divertimento puro.
Appena dodici minuti ed ecco il capolavoro di Khiarastella.
Anticipa l’avversario a centro campo in demi volee.
Poi ne salta un altro e si presenta al limite.
Perla purissima fra una tonnara di gambe.
Giuntoli c’entra poco.
Questo ragazzo è arrivato a Napoli per un regalo divino.
Come successe più o meno con Diego.
Arrischio l’irriverenza della blasfemia
I Ceramisti non ci stanno.
Non ci sta Armand Laurentiè francese della Val d’Olse, gran bel giocatore, che dà qualche grattacapo al Capitano.
Poi entra in scena Osi il tornado. Osi Il titanico. Osi l’affamato. Osi l’implacabile.
Giocata sublime e sfortunata conclusione sul palo.
Ma chi lo demoralizza Osi?
È andata male stavolta? Si riprova la prossima.
Ed eccolo districarsi fra un paio di avversari e – da posizione impossibile, angolatissima impensabile – lui tira sul primo palo.
Una sassata terra aria.
Consigli ancora non si fa capace.
Nel secondo tempo si gioca un’altra partita.
Non al Mapei.
Ma alla sinistra dello schermo del chiassoso pub di Catania.
Siede lì, una di fronte all’altro, una coppia di avventori.
Padre e figlia.
Lui un macaco senza storia.
Sulla cinquantina. Occhiali, panza prominente, naso ingombrante.
Lei un giunco esile. Biondina, sguardo di chi fa scoperte in ogni cosa. Fascino paradisiaco e incompiuto dell’adolescente.
Quindici anni non di più.
Il Napoli parte fortissimo. E Consigli nega a Osi l’inafferrabile il tre a zero.
“Non sono padre e figlia” mi sussurra Fabrizio.
“Chi?” faccio io.
“Quelli lì. Non sono padre e figlia.”
Io li osservo un attimo.
“Beh, saranno zio e nipote.”
Non distraiamoci.
Osi vuole il terzo gol.
Ma il Sassuolo ha velleità di rimonta.
“Anche lui. Mai visto un padre che guarda una figlia con occhi così affilati”.
“Sei un porco, Fabrizio. Pensare una cosa simile.”
Fa Federica la sarta spazientita.
“Lei una bambina, lui un cinghiale”.
Laurentiè per Rogerio. Che prova il piazzato. L’Albatrios c’è e blocca.
Ma che succede lì?
Lui si toglie gli occhiali.
Prova un dribbling tortuoso con parole da qui insentibili, ma che si presume siano suadenti e salate.
Che succede lì?
Lui elude le marcature. Accorcia le distanze.
Una mano caprina si posa su quella minuscola d’alabastro.
E’ un attacco uno contro uno.
Chi diceva che la vita è una grande sorpresa?
Ma sì, Nabokov.
E qui ora siamo di colpo catapultati in un’atmosfera proprio così. Alla Nabokov appunto
Qui proprio qui in questo generico malconcio maleodorante malaticcio meticcio pub catanese si materializzano di colpo dinanzi a noi Humbert Humbert e la mitica Dolores “Lolita” Haze
Sorvolando, s’intende, i dovuti distingu
Cosa può dire un macaco cinquantenne a una quindicenne regina?
Proverà a descriversi? Troverà parole? Ci riuscirà
Cosa le direi io, se fossi al suo posto?
Le chiederei di darmi tempo
Lui ora le bacia la mano.
Lei ci sta.
Lei sorride. Mentre guarda intorno curiosa.
Lei ci sta.
Incredibile
“Che ti dicevo? Qui bisogna chiamare i carabinieri, te lo dico io”. Commenta Fabrizio trionfante.
Ceramisti pericolosi!
Cross in area dalla destra. Zortea trova il tempo e stacca di testa. Palla oltre la traversa
Manco il tempo di commentare il sollievo.
Colpo di scena.
A sinistra il cinghiale deve aver tentato un’imbucata maldestra.
Non vista dal Var
La piccola scatta letteralmente.
Inveisce feroce contro il cinghiale arroccato e impietrito in difesa.
Sopraggiunge l’indiano a offrire pace e mazzo di rose.
Il cinghiale le prende e le offre alla Lolita furente.
La Lolita furente afferra le rose e le sbatacchia due volte sulla capoccia del cinghiale. Che subisce impietrito.
Tutti gli occhi in sala ora puntano quell’azione d’attacco molto più interessante del tentativo di Osi finito sull’esterno della rete.
La Lolita furente prende il cappotto e, a mento alto e a passo imperioso, esce.
Esce Khiarastella per Lozano.
Il cinghiale resta al suo posto. In solitudine. Immobile.
Spalle ingobbite, testa china.
Termina lentamente il suo sorbetto alla mandorla.
Mette cappotto, sciarpa, cappello. Paga, e se ne va.
Mai alzando lo sguardo a niente e a nessuno
Neanche all’urlo per il gol del Cholito, come sempre allo scadere.
Che comunque il Var annulla.