“È uno spettacolo di spreco e inefficienza. Ma lo spettatore non dovrebbe indignarsi, non sono i suoi soldi che vengono dissipati così”
Meno male che Todd Boehly, il presidente del Chelsea che solo a gennaio ha speso 288 milioni di sterline – più della somma di tutti i soldi spesi al mercato in Bundesliga, Serie A, Liga e Ligue 1 – non è responsabile del budget del sistema sanitario nazionale inglese (che in questi mesi se la vede brutta), scrive ironicamente Jonathan Liew sul Guardian. Pensa “la carneficina che ne sarebbe derivata: i miliardi sperperati in nuove tecnologie speculative e chirurghi adolescenti inesperti provenienti dai paesi in via di sviluppo, interi ambulatori medici inviati in prestito alla Francia, 25 milioni di sterline ad AstraZeneca per un paracetamolo molto brillante”…
L’editorialista del Guardian più seriamente analizza la bolla del calcio inglese, nel suo rapporto con la realtà. Scrive di “un livello di dissonanza difficile da ignorare, la tentazione di giustapporre il bilancio senza fondo del Chelsea con le efficienze e le restrizioni richieste a coloro che li guardano ogni settimana. Immagina quanti stipendi da infermiera Todd Boehly avrebbe potuto finanziare con l’acquisto di un certo Enzo Fernández”.
In realtà, dice Liew, “per i club della Premier League che si considerano fornitori di intrattenimento, la grottesca disconnessione tra calcio e vita reale non è diventata una debolezza ma la base stessa dell’esercizio”. E non è nemmeno così strana se si pensa che “815 milioni di sterline sono ciò che la Disney spende per la produzione e la programmazione ogni 12 giorni. Questa è la scala logaritmica su cui probabilmente dovremmo giudicare l’inverno di contenuti del calcio inglese: non semplicemente come una preoccupazione sportiva ma una forma di investimento nel prodotto, forse anche un prodotto a sé stante. Mykhailo Mudryk e i sette pretendenti. Le avventure di Moisés Caicedo”.
Tutto il dibattito un po’ moralista sullo sperpero è abbastanza scontato. “Francamente: non ti sei divertito? Togli la moralità dal discorso per un secondo e c’è un brivido macabro a buon mercato nel puro spettacolo di così tanti soldi che vengono lanciati in giro con così poco sforzo. Ciò che è davvero mozzafiato qui è il puro spreco e l’inefficienza, le decisioni importanti prese in pochi giorni di corsa allo zucchero”.
Insomma è un circo, uno spettacolo a sé di “un’industria fondata sulla speculazione e sul teatro, dove nessuno piange davvero gli errori perché niente di tutto questo è comunque reale”. E’ uno strapotere difficile da arginare: “Lo Spezia sta combattendo per non retrocedere in Serie B e probabilmente avrebbe potuto fare a meno di perdere uno dei suoi migliori difensori, Jakub Kiwior. Tuttavia, la panchina dell’Arsenal è un bel posto e 21 milioni di sterline sono un sacco di soldi, quindi che ci puoi fare?”
Questo dislivello, scrive Liew, cambia ovviamente tutte le forme dell’economia del calcio: “un numero maggiore di club europei più piccoli – e parecchi dei loro club più grandi – finiranno per seguire questa strada, rimodellandosi come fabbriche di talenti per il centro classifica della Premier. La mercificazione dei bambini calciatori accelererà; attori sempre più privi di scrupoli vedranno un futuro redditizio nella tratta. Un giorno di paga sovvenziona cento fallimenti. È un gioco di numeri nel cuore”.
Ma lo spettatore che si indigna non dovrebbe, ecco. Perché lui e i suoi soldi non fanno parte del gioco. Quel denaro che gira così vorticosamente “è in realtà denaro di private equity, denaro di sponsor, denaro anticipato da una generosa banca d’affari, denaro sostenuto dai telespettatori in India e nell’Indiana, sfruttato contro una freccia su un grafico, potenziato dai tour all’estero e dagli accordi commerciali e i numeri dei social media e gli acquisti di criptovalute del futuro. Cercare di valutare la tua partecipazione personale in questa impresa è tanto fantasioso quanto entrare in una stanza e chiedere la tua porzione d’aria”.
“Diventa un interessante esercizio metafisico chiedersi quale parte di questa ricchezza sia effettivamente nostra”. La Premier – chiude il Guardian – non è semplicemente diventata l’equivalente sportivo della City di Londra: un parco giochi non regolamentato per i super ricchi del mondo, che spalano e spartiscono ingenti somme di denaro altrui mentre in qualche modo affermano di fornire un servizio pubblico vitale?”.