Ma il pm dell’inchiesta Prisma è noto anche “per una naturale predisposizione alla battuta ironica sullo sport utilizzata per stemperare l’insistenza dei giornalisti”
Può bastare una frase, in un convegno di 4 anni fa, a seppellire un’inchiesta, mesi di lavoro, prove e intercettazioni: “Odio la Juventus, sono tifosissimo del Napoli”. E mentre si scatena l’immediata – ovvia – fiera dei puntatori di dita mentre la luna scompare all’orizzonte, La Stampa pubblica un pezzo per ricordare chi è Ciro Santoriello, il pm dell’inchiesta Prisma che in queste ore è diventato virale per quelle esternazioni del 2019. Il quotidiano della famiglia Elkann, quindi parte in causa della vicenda, lo racconta come “magistrato molto preparato”, non per “un certo equilibrio e garantismo nell’esercizio dell’azione penale“, ma anche “per una naturale predisposizione alla battuta ironica soprattutto sullo sport (in generale) spesso (da lui) utilizzato per stemperare l’insistenza dei giornalisti”.
“Negli uffici giudiziari italiani in generale – scrive La Stampa – è noto come magistrato molto preparato sui reati economici: bancarotta, bilanci, diritto penale societario, reati del curatore. Prova ne sono i numerosi testi di diritto processuale che negli anni ha scritto e pubblicato per le più importanti case editrici sui temi in questione”.
“Napoletano autentico indiscutibilmente, è oggi in servizio alla direzione distrettuale antimafia di Torino. Dopo gli anni trascorsi nel pool reati economici coordinato dal procuratore aggiunto Marco Gianoglio, Santoriello è stato destinato dal procuratore capo Anna Maria Loreto alla lotta al crimine organizzato. La sua specificità nel contrasto ai reati economico-finanziari è una scelta precisa di politica investigativa-giudiziaria: le mafie evolvono continuamente, inquinano i mercati, investono e riciclano capitali immensi raccolti attraverso il business più remunerativo del segmento illecito: il traffico di droga”.