Al Messaggero: «Oggi se ripenso alla me stessa di un anno fa provo tenerezza. Ero in crisi. Pensavo di non farcela a chiudere il disco».
![Levante: «La scrittura è stata una terapia per la depressione post partum. Ero fuori dal mondo» Levante: «La scrittura è stata una terapia per la depressione post partum. Ero fuori dal mondo»](https://www.ilnapolista.it/wp-content/uploads/2023/02/Levante_NZ66539.jpg)
Il Messaggero intervista Claudia Lagona, in arte Levante. Ha partecipato al Festival di Sanremo presentandosi con un look totalmente differente rispetto al passato. Racconta la sua depressione post partum: il nuovo album, come il nuovo look, sono stati per lei quasi una cura.
«È come se avessi dissotterrato la ragazza di “Manuale distruzione”, che credevo perduta, e contemporaneamente mi fossi vista nel domani»
La depressione è durata un anno.
«Oggi se ripenso alla me stessa di un anno fa provo tenerezza. Ero in crisi. Dicevo: non ce la farò a chiudere il disco».
Chi l’ha aiutata? Levante:
«Un gruppo supporto psicologico me l’ha dato il mio team: dal mio produttore Antonio Filippelli ai discografici,
passando per i musicisti. Naturalmente non è bastato: una depressione non se ne va con uno schiocco delle dita. Ero fuori dal mondo. Anche la scrittura è stata una forma di terapia: volevo raccontare quel momento che stavo vivendo, anche a costo di risultare pesante».
Levante spiega il senso dell’album Opera futura:
«Non mi piango addosso. Mentre lo scrivevo facevo il funerale a una parte di me, ma accoglievo al tempo stesso una parte di me nuova, che non conoscevo e che mi sembra potente».
Com’è il sogno erotico di cui parla nel testo?
«C’è la sessualità, è inevitabile. Ma non solo. L’erotismo è anche un modo di vivere, una pulsione, uno slancio».
E conclude:
«Non ambisce a diventare un inno: è un grido di speranza. Un modo per dire: “Orami riprendo tutto”».