Non è solo il regista che conosciamo e apprezziamo, è anche il primo difensore effettivo del Napoli grazie alla sua fisicità e alla sua sagacia tattica
La partita di ieri è stata impressionante. A me è sembrato – per carità, può anche essere effetto di una percezione personale – che il Napoli abbia prodotto un’ abnorme mole di occasioni da rete come poche altre volte in precedenza, create con una vastissima diversa modalità di esecuzione, schemi e giocate collettive.
Basti, per esempio, pensare a quante soluzioni di giocata sono state praticate nelle battute dei calci d’angolo: cross tesi sul primo palo per il colpo di testa in terzo tempo del giocatore che “entrava” nei blocchi, cross tesi sull’uomo al limite dell’area per mandarlo al tiro o, se in ritardo, per consentirgli di re-iniziare il giro palla con tempi di anticipo sulle chiusure avversarie, giocate a due per garantire cross a difesa mossa ed a “blocchi avversari rotti”, giocate a tre per mandare al tiro l’ultimo uomo in ricezione del pallone, insomma un’impressionante quantità di diverse soluzioni di gioco (frutto di schemi studiati, ri-studiati e mandati a memoria da tutti gli interessati).
Inoltre, si è mostrata un’elevatissima capacità di accelerare o rallentare i tempo di giro del pallone mandando a vuoto il pressing avversario (anche quando si è rimasti in un uomo in meno), oppure di verticalizzazione improvvisa dietro le linee di pressione avversaria od ancora di riconquista immediata del pallone dopo averlo perso (in rarissime occasioni) grazie a difese preventive od a fisicità messa dentro ai contrasti sempre vinti che non lascia spazio ad altri sentimenti che non siano puro e semplice stupore.
Kvaratskhelia ha giocato una partita dominante (sembravano esserci almeno 4 categorie di differenza con gli avversari) e l’ha fatta da padrone in entrambe le azioni che hanno prodotto i gol del Napoli.
Parimenti, Osimhen è ormai un giocatore che non può essere marcato da nessuno (forse al mondo) e che di fatto sancisce il principio per cui ogni partita del Napoli ben può ritenersi partire già dall’1 a 0 per la squadra azzurra.
Due campioni, quasi fuoriclasse (per il passaggio di “categoria” si attende il verdetto della storia prossima, quanto a continuità di prestazione negli anni), come ce ne sono pochi in Europa.
Tuttavia, quello che secondo me (e lo ha molto più che tra le righe dichiarato anche Spalletti) merita una menzione d’onore è Lobotka.
Ne abbiamo parlato e riparlato, per carità: ma come si fa a non ricordare come ieri, al di là delle solite doti balistiche e di palleggio messe in campo, abbia letteralmente stracciato gli avversari sotto il profilo fisico, non perdendo mai un contrasto, recuperando ogni tipo di pallone in ogni fase diversa di gioco gli capitasse di doverlo fare, finanche disturbando ed anticipando addirittura di testa i saltatori avversari nelle seconde palle a spiovere in mezzo al campo, senza sbagliare mai un tempo di controllo del pallone ogniqualvolta da ultimo uomo difensivo azzurro (sui corner per il Napoli) gli capitasse di dovere per primo catapultarsi sulle ribattute o sui rinvii della difesa avversaria?
Penso, insomma, che la partita di martedì di Champions e quella di ieri abbiano mostrato una faccia del giocatore slovacco sconosciuta ai più (che di solito ne incensano, appunto, le grandi doti da regista classico): quella del primo effettivo difensore che il Napoli ha in campo, il giocatore che con i suoi movimenti detta i tempo ed i modi del pressing sui portatori di palla avversari, che con la sua fisicità e la sua sagacia tattica (e con i palloni grazie a queste recuperati) evita di subire almeno una decina di contropiede a partita alla sua squadra.
Un giocatore fenomenale.
Il primo gol è una quasi-perla di Kvaratskhelia: su calcio d’angolo battuto dal Napoli sul fronte opposto rispetto a quello in cui lui staziona al vertice dell’area avversaria, la difesa dell’Empoli (su colpo di testa del suo difensore in anticipo su Kim: quello del coreano sul primo palo sarà un leitmotiv di tal azioni per quasi tutta la partita) spazza la palla fuori area, e la stessa palla arriva sui piedi del georgiano.
Il quale la stoppa (anzi: la addormenta letteralmente) addomesticandola con un solo tocco, già direzionandola pronta per il cross che ha intenzione di effettuare: Kvaratskhelia, infatti, mentre sta per effettuare il traversone ha la testa già alzata e nemmeno guarda il pallone, e nello studiare in questo modo il movimento della difesa dell’Empoli si accorge che questa ha perso il movimento di Zielinski.
Il centrocampista polacco, che per la battuta del corner si era solo avvicinato a Maio Rui e che dopo questa si era andato a posizionare nel vertice dell’area di rigore opposto a quello in cui il georgiano staziona, con movimento classico a mezza luna gira dietro la linea dell’Empoli per andare ad aggredire lo spazio in cui nessun difensore avversario battezza che possa arrivare il contro-cross di Kvaratskhelia.
Ma stiamo parlando di Kvaratskhelia, e questo i giocatori dell’Empoli dovrebbero saperlo: il georgiano alza, con un lob tennistico, il pallone imprimendogli una traiettoria alta e con i giri a rientrare, che va a recapitarsi proprio sul piede destro di Zielinski nella zona in cui questo era nl frattempo scattato.
Zielinski impatta il pallone di prima, con il piattone del piede destro, e lo mette in mezzo al volo rasoterra e forte, lungo una traiettoria parallela alla linea di porta con l’intenzione di farlo arrivare ad Osimhen, che nel frattempo e come al solito si è li messo in agguato in sua attesa.
Un difensore dell’Empoli cerca di anticiparlo, e fa la più classica delle autoreti, per quanto la squadra toscana non avrebbe avuto nessuno scampo, perché in caso di mancato intervento del suo difensore la palla sarebbe stata imbucata dal centravanti del Napoli a cui Zielinski l’aveva destinata.
Nel gol del 2 a 0 c’è, secondo me, la giocata che vale il prezzo del biglietto: lo stop di Kvaratskhelia prima del tiro sulla cui ribattuta segna Osihmen.
C’è un calcio d’angolo per il Napoli, che i giocatori azzurri eseguono con una delle svariate modalità utilizzate in corso di partita.
Va a batterlo la solita coppia Zielinski – Mario Rui.
Il primo passa la palla al secondo, e gli va in sovrapposizione per riceverla nuovamente dal compagno.
Zielinski riceve così la palla da Mario Rui e di prima la passa forte a Kvaratskhelia, che si trova nella stessa posizione in cui si trovava nell’azione del primo gol.
Il passaggio è, però, non solo troppo forte, ma anche troppo addosso a Kvaratskhelia, che se provvedesse a stoppare il pallone nella canonica modalità (rotazione del corpo sul piede perno sinistro per far scorrere la palla sul destro in modo da controllarla) perderebbe decimi di secondo fondamentali per effettuare qualsiasi giocata avesse intenzione di produrre, poiché la difesa dell’Empoli sta nel frattempo salendo in blocco ed andargli a chiudere specchio per il tiro od il cross.
A questo punto, Kvaratskhelia – accortosi del problema – fa la giocata da genio e da mostro dei fondamentali tecnici: anticipa la traiettoria del pallone mettendo il piede destro fermo davanti a quello sinistro, così da farsi sbattergli sopra il pallone in modo che questo continui sì la sua corsa verso la pare destra del corpo del campione georgiano, ma con velocità smorzata.
Immediatamente dopo l’impatto morbido a cui costringe il pallone contro il suo piede destro, Kvaratskhelia, seguendo la traiettoria dello stesso, ruota in una frazione di secondo il suo corpo e, sempre per anticipare i tempi di giocata difensiva del pressing avversario, senza praticamente nemmeno caricare il tiro lascia partire una fucilata verso la porta avversaria (si noti che calcia di piatto interno, nemmeno di collo peno), imprimendogli una traiettoria beffarda e ad effetto.
La palla, infatti, dopo il rimbalzo che fa prima di arrivare verso la porta avversaria sembra prendere ancor più velocità e di fatto coglie di sorpresa il pur ottimo Vicario, che a quel punto non può bloccarla, ma nemmeno respingerla verso l’esterno (come vorrebbe l’a,b,c di ogni portiere); la palla viene, così respinta sui pedi di Osimhen, al solito in agguato in quella zona da seconda palla dentro l’area piccola, che di controbalzo e di prima la scaraventa in rete.
Da lì in poi la partita è da un lato al sicuro, anche nonostante l’inferiorità numerica, dall’altro lato ennesima dimostrazione di forza accademica del Napoli, che se la porta a casa sfatando anche il mito negativo di Empoli.