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Stankovic: «Non sono pentito di essere alla Samp. Il buon marinaio si vede con il mare in tempesta»

Alla Gazzetta: «Se la vicenda societaria ci nuoce? Non posso fare nulla sotto quell’aspetto, perché incazzarmi, dunque?».

Stankovic: «Non sono pentito di essere alla Samp. Il buon marinaio si vede con il mare in tempesta»
Mp Bologna 08/10/2022 - campionato di calcio serie A / Bologna-Sampdoria / foto Matteo Papini/Image Sport nella foto: Dejan Stankovic

La Gazzetta dello Sport intervista l’allenatore della Sampdoria, Dejan Stankovic. Ha debuttato sulla panchina del club l’8 ottobre. Finora ha ottenuto 8 punti: due vittorie (con Cremonese e Sassuolo in trasferta), due pareggi e nove sconfitte.

Si immaginava di trovare una situazione così complicata? E se n’è mai pentito? Stankovic:

«Pentito, io? Sono fiero di essere qui. Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. Sarebbe bastato un attimo: “Non ce la faccio, vado via”. Invece il buon marinaio non si vede con il mare piatto, ma quando è in tempesta. Le dirò di più. Sarei venuto qui anche se la Sampdoria fosse stata in una situazione peggiore. Mai avrei potuto dire di no. Lottare ti fortifica, e ogni giorno vado sempre più fiero dei miei ragazzi. Il mio primo giorno qui dissi alla squadra: “La maggior parte delle volte mi servirà l’uomo, prima che il giocatore. Ecco, posso garantire che qui ho degli uomini».

La svolta è stata il ritiro in Turchia? Stankovic:

«Due settimane insieme a lavorare, isolati da tutto, abbiamo fatto il salto di qualità. Là siamo diventati una squadra».

La vicenda societaria vi nuoce? Stankovic:

«Le faccio io una domanda. Secondo lei posso fare qualcosa sotto questo aspetto? Risposta: penso di no. Perché incazzarsi, dunque? Il mio compito è proteggere il più possibile i ragazzi dal mondo esterno. Immagini un teatro: i ragazzi sono in prima fila seduti in platea, dove prima stavo anche io. Ma ora sono dietro le quinte e so che fra poco lo sfondo cambierà. Dunque, alla squadra dico di non arrabbiarsi e di non perdere tempo. Quando ero alla Lazio sono passato dal piano Baraldi, una fase di transizione, ma poi la situazione si è sistemata e la Lazio è ripartita».

 

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