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Tanto il Napoli domina in campo, tanto è avvilente la narrazione che subisce nelle tv locali

Si potrebbe stare ore a raccontare la diversità di giocate e soluzioni del Napoli, tanto si parla sempre e solo di tutti quelli che De Laurentiis venderà

Tanto il Napoli domina in campo, tanto è avvilente la narrazione che subisce nelle tv locali
Gc Milano 28/07/2010 - presentazione calendari serie A stagione 2010-2011 / foto Giuseppe Celeste/Image Sport nella foto: Aurelio De Laurentiis

Ancora una volta una partita giocata in modo incredibile, da una squadra che allo stato ha talmente tante diverse soluzioni per arrivare al gol, talmente tanti giocatori in grado di risolverla con giocate individuali che davvero si fa fatica anche solo a descriverle.

Una squadra che arriva alla conclusione con tiri da fuori da parte di quasi tutti i suoi centrocampisti od attaccanti, che è in grado di comprendere, fase di gioco per fase di gioco, quando si può arrivare a crossare dal fondo e quando invece è necessario crossare dalla tre quarti per via dell’alta densità di uomini che le linee difensive avversarie oppongono, che proprio rispetto a queste soluzioni di gioco si fa sempre trovare pronta alla ricezione grazie ad attaccanti ed a centrocampisti (e perché no, a Di Lorenzo quando arriva a riempire l’area) che con fisicità e maestria sanno prendere posizione nella giusta zone dell’area dove arriverà il pallone.

Una squadra che proprio in virtù di questo è, per esempio, come mai le era capitato negli anni scorsi sempre pericolosa sui calci d’angolo a proprio favore e sempre sicura nel contrastare quelli che subisce.

Una squadra che è capace di palleggiare per 5 minuti di seguito senza che l’avversario possa minimamente essere in grado di recuperare il pallone e che ha una capacità di addormentare od accelerare il gioco a proprio piacimento che ha pochi eguali in Europa.

Si potrebbe continuare per ore a raccontare la diversità di giocate e soluzioni che il Napoli offre alle sue avversarie di partita in partita, od a raccontare la grande abnegazione che tutti stanno mostrando per la “causa”, come di ciò è esempio la giocata difensiva che Lozano fa al settimo minuto del primo tempo, quando (per la verità rimediando ad un proprio errore in origine, perché avrebbe dovuto essere già lì sulla linea dei difensori a chiudere la diagonale sull’avversario lanciato nello spazio) dopo uno scatto fulminante di almeno 25 metri arriva ad evitare la conclusione a rete del giocatore della Cremonese che di fatto è a tu per tu con Meret e che segnando potrebbe mettere la partita su binari di difficile gestione.

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Il primo gol di Kvaratskhelia è bellissimo, per la solita eccellente tecnica che il campione georgiano mostra nella gestione del momento di gioco e del pallone in una zona di campo dove a quei livelli non ti lasciano nemmeno un secondo per pensare.

Ma Kvaratskhelia, come d’abitudine, il secondo per pensare se lo prende eccome, grazie ad un’abilità nella conduzione del pallone e ad una frequenza di passi nel portarlo che al mondo oggi ha pochi simili.

Lozano (ad avviso di chi scrive il migliore in campo, una partita sontuosa la sua) è largo sulla fascia opposta, e come al solito sfida a duello il suo marcatore non rientrando nel campo come fanno (facilmente) gli esterni che giocano “a piedi invertiti”, ma puntandolo sul suo piede e verso la linea di fondo.

In questo il messicano è un maestro, e basta riguardarsi la partita di ieri per capirlo (ove ce ne fosse bisogno): riceve il pallone, sembra quasi smettere di correre spostando la palla in modo impercettibile con il piede destro e preparandosi la solita giocata che prevede l’improvviso spostamento del pallone verso il fondo, a cui segue il solito scatto (i cosiddetti primi 5 metri) che esegue bruciando il tempo all’avversario e guadagnandosi la posizione e la postura corporale migliore per effettuare  il cross.

Che, infatti, regolarmente effettua, anche se questa volta leggermente alto per Osimhen.

La palla passa sopra all’attaccante nigeriano e finisce nella zona di controllo dell’esterno basso della Cremonese, il quale, all’evidenza battezzando male il suo rimbalzo, si fa trovare troppo sotto al pallone e per pulire l’area ed è quindi costretto a farne proseguire la traiettoria senza (e qui sta l’errore difensivo) buttarlo direttamente in calcio d’angolo.

Proseguendo la sua corsa, il pallone arriva nei piedi di Kvaratskhelia, che è in agguato proprio al dietro al giocatore grigio rosso, in una zona di campo che suona quasi come una sentenza di condanna per la Cremonese.

Ed infatti, una volta stoppato il pallone Kvaratskhelia inizia a condurlo puntando il suo diretto avversario; non appena questo gli è “a tiro”, si accentra entrando in area con 2 tocchi dati al pallone in rapidissima frequenza tra di loro, il secondo dei quali gli serve per guadagnarsi la frazione di tempo necessaria alla preparazione del tiro che ha già deciso come eseguire: con una torsione dell’anca (ciò che gli consente di calciare all’improvviso mentre conduce la palla verso la direzione opposta a quella che imprimerà al pallone) schiaffeggiando la palla e direzionandola rasoterra sul palo lontano.

Gol strepitoso, che arriva dopo l’ennesima azione del georgiano effettua dalla sua zona accentrandosi nell’area avversaria o nel campo, prima consentendo a Lobotka di calciare a rete dal limite dell’area, poi andando a chiudere un triangolo con Di Lorenzo (nella sua ormai solita posizione da centrocampista di supporto ai tre nella fase di costruzione) a cui aveva scaricato il pallone dopo aver seminato il solito panico nella tre quarti avversaria.

Il secondo gol scaturisce da un’azione di calcio d’angolo, in un modo che potrebbe sembrare banale ma che, invece, è il prodotto di uno dei tanti valori aggiunti del Napoli di quest’anno: la fisicità dei suoi giocatori, ed anzi il dominio fisico che questi esercitano verso gli avversari anche (e soprattutto) nei calci da fermo, in cui si riesce a prendere la posizione ed a saltare per colpire il pallone proprio grazie a duelli da uno contro uno da ciascun azzurro vinto contro il diretto avversario.

Anche  in questo caso è così: c’è un calcio d’angolo a rientrare, per primo Di Lorenzo va a saltare in terzo tempo sul primo palo e (prendendo il tempo al suo diretto marcatore) colpisce la palla direzionandola sul secondo palo, dove a sua volta Kim in tuffo si lancia sul pallone (sempre anticipando il suo diretto avversario e mettendo la testa dove molti nemmeno metterebbero il piede) e lo direziona sulla linea di porta dove, a sua volta, Osimhen (che sembra aspettare in agguato, ma che in realtà fino a lì arriva dopo aver vinto anche lui a sportellate il duello con il proprio marcatore) la spinge in rete.

Un’azione prodotto dello strapotere fisico del Napoli, appunto, in cui ogni seconda palla od ogni palla vacante viene fatta propria dal giocatore azzurro che in quel frangente si trova a doverla contendere al diretto avversario, con cui lo stesso Napoli certifica l’attuale superiorità rispetto a chiunque ad oggi si trovi sulla sua strada.

Il terzo gol è il frutto di una grandissima azione di Elmas (ricordate? Quello che non sapeva fare niente particolarmente bene ….), che, una volta ricevuto il pallone nel cerchio del centrocampo, inizia a portarla con falcate velocissime (sempre con la solita maestria nella frequenza e nella modalità di conduzione) tagliando il campo dritto per dritto per 30 metri fino a che, arrivato al limite dell’area avversaria, accortosi di non avere né lo scarico sull’esterno di destra, né la possibilità di tiro, si gira per scaricare la palla a Di Lorenzo, ancora una volta nella abituale posizione di centrocampista di costruzione aggiunto.

E si capisce perché: il capitano del Napoli si accorge che, in virtù di un movimento sbagliato dell’uomo che dovrebbe interessarsi di Elmas (il quale, invece di coprire la zona dietro di lui, gli si pone davanti lasciandola libera), c’è spazio per imbucare il compagno ed infatti accarezza il pallone ed a mezz’aria lo recapita in quella zona libera dietro la linea difensiva avversaria.

Elmas, con movimento da attaccante consumato (ma come? Non sapeva fare poco bene ogni cosa?), ruota su se stesso, scatta in profondità, “conta” i rimbalzi del pallone e, appunto, al secondo rimbalzo (attendere il terzo significherebbe farsi chiuder lo specchio dal difensore avversario), mostrando di “sentire” la  porta come la “sente” un giocatore di razza, con eccellente torsione del busto e della gamba con cui calcia (la destra) impatta il pallone di contro balzo (nell’esatto momento in cui va calciato: una frazione di secondo in più, ed il pallone si sarebbe alzato troppo per essere colpito in modo efficace) e lo scarica sul palo lungo alle spalle del portiere.

Un gol strepitoso.

Tre a zero, con due pensieri fissi che a quel punto mi iniziano ad assalire.

Il primo riferito alle facce da funerale che da lì a poco avrei visto in televisione (qui parlo di televisioni a carattere nazionale) a commento dell’ulteriore incredibile partita del Napoli.

E fino a qui ci potrebbe anche stare.

Il secondo è invece riferito a ciò che grazie a you tube (da napoletano emigrato è l’unico modo che ho di vedere programmi televisivi di tv locali che parlano del Napoli) avrei visto in questi giorni sempre a commento delle partite dal Napoli, tuttavia da parte della “stampa” e/o dei commentatori a carattere locale.

Mi chiedevo e mi chiedo, cioè, se a maggior ragione anche dopo questa vittoria mi sarebbe toccato sentire da questi dissertazioni non sul fatto che il Napoli stia dominando in campionato come mai era successo nella storia del calcio recente, ma sul fatto che sicuramente De Laurentiis quest’estate venderà tutti quelli che possono essere venduti.

Cambia il canale, uguale rimane la (tragicomica) narrazione sulle gesta degli azzurri.

Eccezionale, insomma: dove ci si gira, là si prende il pacchero.

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