Si chiama Mediacoach, è a disposizione dei club. «È finito il tempo degli allenamenti collettivi, ogni atleta è diverso, ci sono anche predisposizioni genetiche»

Un interessante studio sugli infortuni ha rivelato una possibile spiegazione al perché alcuni giocatori si infortunano più di altri. El Mundo ha intervistato alcuni esponenti di Mediacoach, una piattaforma che si occupa della raccolta e dell’analisi dei dati applicati al calcio.
“Sulla piattaforma Mediacoach, creata da LaLiga, gli staff tecnici di Prima e Seconda Divisione possono osservare, in diretta o durante la settimana, più di 900 statistiche che riguardano la propria rosa e che servono, tra l’altro, a valutare lo stato fisico di suoi giocatori. E ricevono dati sulla qualità delle loro azioni tecniche, come passaggi, tiri o palle rubate, ma anche sull’intensità delle loro corse: livello di accelerazione, velocità massima, chilometri percorsi…”
Della mole di dati raccolti parla Fabio Nevado, analista per Mediacoach:
«Diamo dal vivo metriche chiave per prevenire un infortunio. Loro, gli assistenti, sanno quando un giocatore raggiunge quello che chiamano “punto di rischio di infortunio”. Ogni allenatore lo gestisce a modo suo con i dati, ma il carico che hanno avuto durante la settimana e nella partita viene quantificato e generato un rapporto. Se normalmente corri 700 metri alla massima intensità (oltre i 21 km/h) e al minuto 55 il tuo valore è di 80, entri in zona rossa. Puoi vederlo sulla piattaforma».
Roberto López de Campo, coordinatore di Mediacoach dell’area Ricerca Sportiva de LaLiga e Dottore in Attività Fisica e Scienze Motorie, dice:
“L’analisi si concentra sui problemi muscolari nella parte posteriore della coscia. «Avere così tante lesioni in quel muscolo ti aiuta a trarre conclusioni migliori. Inoltre, possiamo fare uno studio combinato, sia a livello accademico che in analisi video», afferma López de Campo.”
Lo stesso coordinatore poi continua con una rivelazione che potrebbe cambiare l’approccio agli allenamenti e agli infortuni:
«Abbiamo trovato una correlazione tra infortuni e carichi elevati, ma ci sono anche tanti calciatori che non si sono infortunati effettuando gli stessi lavori. Ci sono anche predisposizioni genetiche».
Una scoperta di cui El Mundo ne chiarisce la portata:
“Insomma: dimenticatevi gli allenamenti di gruppo e gli stessi esercizi per tutta la squadra. «Se sanno quali tipi di accelerazioni fanno durante il gioco, dovrebbero avere degli esercizi per prepararsi. Ogni posizione ha un requisito diverso. Grazie alle metriche, gli allenatori scoprono che devono anche svolgere un lavoro fisico diverso per posizione e giocatore», ammette Nevado, che specifica che la maggior parte degli infortuni si verificano dopo un calcio da fermo, «perché c’è una pausa».“