Al Corsera: «Napoli è la piazza più dura. Hanno avuto Totò e Troisi; mica stanno ad aspettare te. L’Italia è un Paese senza pazienza»
Sul Corriere della Sera, due pagine di intervista di Aldo Cazzullo a Checco Zalone. Ne riprendiamo un breve estratto.
Fa teatro: 55 spettacoli in giro per l’Italia, tutti esauriti. Che Italia ha visto?
«Un Paese senza pazienza. Non vuole più racconti ma sintesi. I ragazzi non guardano più la partita; preferiscono gli highlights».
Nella sua ultima intervista, tre anni e mezzo fa al Corriere, lei si ribellò al politicamente corretto: «Qui non si può dire più nulla…».
«Oggi il problema è quello opposto: qui si può dire tutto; anche troppo. Si dà voce a chi non lo merita. Ognuno è libero di sparare le sue nullate, di ferire, di offendere, senza conseguenze. Il male del secolo è il narcisismo. E il nostro specchio di Narciso è il telefonino. Sto cominciando a pensare a un film, e il tema sarà questo: il narcisismo di massa».
Chi c’è in prima fila?
«La borghesia impellicciata. In fondo c’è il popolo. A Roma poi ho lo stress pazzesco dei biglietti omaggio. Li chiedono un po’ tutti, e devi capire a chi non puoi dire di no».
Che effetto le ha fatto il bacio tra Fedez e Rosa Chemical?
«Nessuno. Sono cose già viste, e poi non hanno neanche messo la lingua… Fedez è una vittima del sistema dei social. Lo comprendo e gli voglio bene».
«Il pubblico migliore è quello del Nord, perché è un coacervo, c’è di tutto. È pieno di terroni civilizzati. A Bologna ci sono più salentini che a Lecce; e i salentini per noi di Bari sono i veri terroni. Le città più difficili sono quelle che hanno un’identità culturale più forte: Firenze, Roma. La più dura in assoluto è Napoli».
Perché?
«Quella sera giocava il Napoli in Champions, ho dovuto chiedere scusa al pubblico perché lo spettacolo disturbava i telefonini su cui tutti seguivano la partita. E poi hanno avuto Totò e Troisi; mica stanno ad aspettare te. Totò è il più grande in assoluto, però Troisi lo sento più vicino. Anche se piaceva molto alle donne; e un comico per far ridere non deve scopare, o comunque non deve dare l’impressione di farlo».