Al CorSera: «Le donne non fanno squadra. Guardate Shakira: se l’è presa più con la donna che le ha portato via Piqué che con lui».
Il Corriere della Sera intervista Claudia Gerini. All’attivo ha 86 film. Racconta la sua infanzia e la gavetta.
«Ho fatto anche diversa pubblicità, con i Baci Perugina guadagnavo bei soldini. Vengo da una famiglia umile, papà aveva un autolavaggio, in seguito entrò all’Ama, l’azienda municipalizzata di smaltimento rifiuti. Trasteverino doc, ha la quinta elementare ma sa tutto di cinema».
La Gerini parla delle avances ricevute nel lavoro, della differenza rispetto a molestie e violenze e delle “lobby”.
«Ci sono registe che fanno film solo su donne, per le donne. Sta diventando una sorta di lobby. Io penso che non ci dovrebbe essere bisogno delle quote rosa. Così come penso che denunciare 55 anni dopo di essere stata indotta a una scena di nudo, come ha denunciato Olivia Hussey per il Romeo e Giulietta di Zeffirelli, sia una follia».
Lei è stata molestata? Gerini:
«Certo, ci sono stati tentativi ai quali mi sono sottratta, ho avuto attenzioni anche spinte. Ero ragazzina, avevo 17 anni, sono stata fortunata e ho potuto andarmene».
Esiste la sorellanza?
«Le donne non fanno squadra. Shakira nella sua canzone se l’è presa più con la donna che si è portata via il suo uomo che con lui, Piqué, il calciatore. In quel modo ha venduto di più. Io amo le donne, Sabrina Impacciatore, Cristiana Capotondi, Maria Sole Tognazzi sono sorelle. E sono protettiva. Se nella casa delle vacanze spunta un ragno sul muro, sono io l’incaricata della faccenda».
Com’è essere femme fatale da adulte? Gerini:
«Posso fare l’operaia ma non un ruolo sexy? Io mi considero una femme fatale, non è che lo faccio: ci sono nata! Non posso guardare con seduzione un uomo, non posso mettere una calza velata se ho ancora un bel fisico?».
Come vive le sconfitte, la Gerini? I provini falliti?
«Tanti colleghi non li vogliono fare: sono tal dei tali, come ti permetti di chiedermi un provino? Per me, invece, ti
allungano la vita, ti costringono a rimescolare le carte. È un esercizio di umiltà. La sconfitta non esiste in questo mestiere ma certo che ho sofferto quando Paolo Sorrentino in The Young Pope prese Cécil de France e non me. In Questione di cuore Francesca Archibugi ha scelto Micaela Ramazzotti. Io sono troppo volitiva, e serviva quel tipo di fragilità, una donna un po’ inconsapevole. Giusto così. Io non ragiono con l’ego. Per il provino di Nine andai a New York, a Broadway ho cantato e ballato, mi dissero cose belle ma per quel ruolo presero Marion Cotillard. Ma penso che c’è sempre qualcos’altro».