A Repubblica: «Sono sempre quelli con cui lavorano da una vita. Non tornerò mai ai ritmi di quattro film all’anno, ho 48 anni, non lo posso più fare».
Su La Repubblica un’intervista a Giovanna Mezzogiorno. In questi giorni è al cinema con il suo 35esimo film, “Educazione fisica”, in cui interpreta il ruolo di una preside scolastica. Nel film ci sono anche Angela Finocchiaro, Raffaella Rea, Sergio Rubini e Claudio Santamaria. La Mezzogiorno parla del mondo della scuola: ha tre figli che frequentano tutti la scuola pubblica.
«Sì: materna, elementari, medie nella scuola di circoscrizione. Io invece sono andata a una privata, un mondo più protettivo, con classi più piccole, ma che serve solo se sei in difficoltà, come lo ero io. Se non hai problemi la scuola pubblica è un organismo più complesso, ma formativo. Poi si incrociano le dita: l’incontro con il professore giusto, che ti stimoli, fa una differenza enorme. E Dio sa quanto fanno male i professori che ti cancellano, non ti seguono».
Ha dedicato gli ultimi dieci anni ai suoi figli. Oggi ha voglia di investire più energie nel lavoro? Mezzogiorno:
«Sì. Non tornerò mai a lavorare ai ritmi di prima, quattro film all’anno. I ritmi sono fisiologicamente diversi. Ma negli ultimi anni ho girato Tornare di Cristina Comencini, Napoli Velata con Ferzan Ozpetek. Con meno intensità, ma ci sono stata sempre».
Pierfrancesco Favino e altri attori denunciano il fatto che le major che girano in Italia, prendono americani anche per i ruoli di italiani. La Mezzogiorno come la pensa?
«Sono stata anch’io provinata per film americani varie volte, anche per House of Gucci. Alla fine è stata presa una megastar hollywoodiana, è tutto molto scontato. Vengono spesi molti soldi e perso molto tempo per questa giostra. L’Italia è piena di talenti enormi, attori bravissimi con una gran voglia di dimostrare quanto possano regalare ad un’opera. Ma in questo senso vorrei dire una cosa che riguarda i registi e le produzioni italiane: ho fatto decine di provini per nostri film per cui poi, i registi che li avrebbero diretti, hanno scelto gli stessi attori e attrici con cui lavorano da una vita. Vengono scelti sempre gli stessi attori, mi metto anch’io nel gruppo. Anche lì, perché perdere tempo e soldi? Ci sono file di giovani talenti che non aspettano altro che lavorare, bisogna ampliare lo sguardo,
dare possibilità. Questo per dire che, per me, alla fine la convenzionalità è universale».
Allo specchio cosa vede?
«Vorrei dire la stessa persona, ma è una banalità retorica perché la vita ti cambia. Per fortuna vedo una persona che comunque è forte. Mi piace stringerle la mano la mattina».