L’Allianz Stadium come il Maradona, vietato l’ingresso dei tipici oggetti usati dagli ultras per tifare. Il comunicato: “Ormai per la Digos siamo diventati un bersaglio da annientare”
Gli ultras della Juve protestano contro la decisione della Digos di vietare l’ingresso nello stadio di bandiere e tamburi. Insomma a Torino come a Napoli non sarà possibile introdurre tutti quegli oggetti caratteristi del tifo organizzato. Il divieto non si limita quindi ai soli oggetti che potrebbero essere usati per arrecare dei danni, ma anche a striscioni, tamburi e megafoni.
I Viking Juve, questo il nome degli ultras della Juventus, hanno diffuso un comunicato ufficiale con il quale protestano rispetto ai provvedimenti presi.
Nel comunicato si legge:
“Ormai per la Digos di Torino siamo diventati un bersaglio da annientare. Niente striscioni e niente pezze, niente tamburi e niente megafoni, niente bandieroni o coreografie… E tutto questo mentre in altre città è permesso l’impossibile così come in casa Nostra alle tifoserie ospiti.”
E ancora:
“Quando tutti si renderanno conto che non si può mettere sul piatto della bilancia la propria vita con mule e diffide (obbligo di firma) inventate e ingiuste, si capirà quanto i famigerati Ultras della Juventus abbiano pagato in termini di libertò personale e repressione.”
Il comunicato sta girando sui social in queste ore:
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Due giorni fa il tema degli oggetti inoppurtuni all’interno dello stadio era stato affrontato dal presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis:
«Io che sono molto rigido vengo contestato, io che sono per la legalità totale mi si dice che non sono tifoso. Io sono per l’organizzazione che funzioni, se vi faccio vedere quanti sono stati arrestati nell’ultima partita per spaccio di droga, i signori della Lazio sono arrestati in tre. Ma come, io non faccio entrare botti, fumogeni e petardi ai nostri e quelli sì? C’è modo e modo di sostenere la squadra, in Inghilterra hanno allontanato gli Hooligans e riempito gli stadi di bambini, da noi invece arriva il bambino con il genitore e gli dicono di non sedersi al suo posto. Questo crea un problema, è diseducativo, quando gli adolescenti sentono i cori credono che quella sia la realtà ma quei cori sottintendono una cosa semplice: “il Napoli siamo noi”».