“Haaland non è fluido o polivalente. Non ha punti di forza e di debolezza: ha dei super punti di forza e non gliene frega niente di tutto il resto”
Haaland ha solo segnato 5 gol al Lipsia in Champions, ha fatto una cosa che nel calcio di oggi non è scontata: lo ha ridotto, il calcio, “alla sua unità di base”. Il tiro e il gol. Barney Ronay ha scritto sul Guardian che l’attaccante del City è pura efficienza: “un perfetto pezzo di matematica, un super conduttore di gol“. “Quando ha lasciato il campo a 63 minuti dalla fine, Haaland aveva tirato otto tiri, tutti e otto in porta, segnato cinque gol e completato 11 passaggi”.
“È facile dimenticare – scrive ancora il Guardian – vedendo solo le sue dimensioni, il suo potere e la sua sicurezza, che è ancora un 22enne un po’ goffo, che non ha mai vinto un trofeo importante, viaggia con suo padre”. “Anche nel bel mezzo di questo spettacolo di power-football, power-play, conserva note di innocenza e divertimento”. Quando segna, ride.
Eppure, fa notare ancora ancora Ronay, il Lipsia “zombificato” è terzo in Bundesliga, non lontano dalla vetta”. Non è una squadretta di passaggio.
Ma la vera originalità, fuori tempo, di Haaland è che lui una cosa deve fare e la fa. Gol. “Una cosa un po’ strana in un’epoca di calciatori sempre più completi e adattabili. Haaland non è fluido o polivalente. Non ha punti di forza e di debolezza: ha dei super punti di forza e non gliene frega niente di tutto il resto”.