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«La Ferrari paga ancora gli errori di Marchionne che volle solo tecnici italiani» (Ralf Schumacher)

Su Libero le parole del fratello di Michael. Tagliò le eccellenze e riempì il box di professionalità pagate il giusto, Libero li definisce soldatini

«La Ferrari paga ancora gli errori di Marchionne che volle solo tecnici italiani» (Ralf Schumacher)
Db Milano 04/01/2016 - cerimonia di prima quotazione di Ferrari / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Sergio Marchionne

Libero torna sulla Ferrari e riporta dichiarazioni di Ralf Schumacher, il fratello di Michael, che ha individuato in Sergio  Marchionne (scomparso quasi cinque anni fa) il responsabile della crisi Ferrari:

«La Ferrari sta ancora pagando le conseguenze di una precisa politica portata avanti da Sergio Marchionne, scomparso ormai cinque anni fa ma numero 1 a Maranello tra il 2014 e il 2018. Il motore della SF-23 è competitivo ma i problemi sono l’affidabilità, le strategie e gli errori dei piloti. La Ferrari sta pagando la vecchia decisione di Marchionne che creò, nel 2016, una squadra tutta italiana. Ciò che conta non è la nazionalità, ma la qualità. Binotto era troppo legato alla Ferrari per prendere le decisioni giuste, che a volte sono spiacevoli».

Prosegue Libero:

Sotto accusa la “strategia orizzontale” di Marchionne che volle una pletora di tecnici tutti italiani e, soprattutto, pagati il giusto. Un box senza tante stelle (i validi Aldo Costa e James Allison vennero allontanati perché ingombranti per andare a fare la fortuna delle Mercedes di Hamilton e Rosberg) ma con tanti soldatini in rosso che dovevano ubbidire agli ordini dello stesso Marchionne, di Arrivabene prima e di Binotto poi. Una struttura nazionalista ma livellata in basso che si è rivelata fallimentare. Quando il fratello di Ralf, Michael, vinse cinque mondiali di fila, la squadra era piena zeppa di tecnici di varie nazionalità, reclutati da Montezemolo, ben pagati e agli ordini del generale Todt.

Sempre Ralf: «Mio fratello portò una competizione incredibile. Era lì come pilota, ma c’erano Jean Todt come team principal, Ross Brawn come direttore sportivo e Rory Bryne aerodinamico. Avevano la libertà di cui c’era bisogno ma anche l’organizzazione militaresca che serve in Formula 1».

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