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Masini: «Ho fatto un rinfoltimento con capelli artificiali giapponesi. Tengono fino a 80 kg di strappo»

Al CorSera: «Per la Fiorentina qualche schiaffo l’ho preso. Ero capo tamburino: trasferte impossibili, freddo, treni regionali strapieni» 

Masini: «Ho fatto un rinfoltimento con capelli artificiali giapponesi. Tengono fino a 80 kg di strappo»

Il Corriere della Sera intervista Marco Masini. Racconta la sua amicizia con Carlo Conti, Giorgio Panariello e Leonardo Pieraccioni. Ogni estate si ritrovano a casa di Conti a discutere anche di calcio.

«A mangiare focaccia all’olio sfogliando i giornali sportivi con le dita unte, discutendo delle amichevoli d’agosto e degli affari più improbabili del calciomercato».

Panariello è milanista, Masini tifa per la Fiorentina.

«Giorgio è milanista sfegatato, ad ogni Milan-Fiorentina ci prendiamo in giro fino alla morte. Però di calcio ne capisce, il ragazzo è competente. E poi Giorgio è molto sensibile, ha passato momenti difficili con suo fratello ed è stato uno dei primi a starmi vicino quando ne ho avuto bisogno, riesce sempre a sdrammatizzare e questo aiuta».

Masini racconta di suo padre.

«Papà faceva il rappresentante di prodotti per parrucchieri, spesso lo accompagnavo nei suoi giri: era capace di entrare in un negozio per un caffè e uscire con 700 mila lire di ordine. Io stesso ho frequentato un corso tecnico su permanenti e colore. Non ho mai tinto i capelli a nessuno, tantomeno i miei, però in caso sarei in grado».

Quante pazzie ha fatto per la Viola? Masini:

«Qualche schiaffo l’ho preso. Trasferte impossibili, freddo, treni regionali strapieni, in quattro in una singola più i tamburi, perché ero capo tamburino».

Sognava di diventare calciatore?

«No, mi sono accontentato di giocare per la nazionale cantanti, mezzala destra».

Masini cantava storie tristissime, racconta delle reazioni del pubblico che in lui videro qualcuno a cui appoggiarsi.

«Mi accusarono di parlare di droga senza competenza. In quel periodo ricevevo 400 lettere al giorno, in molte c’era scritto: “Sai Marco, dopo averti ascoltato, da domani provo a smettere”. La musica è un linguaggio universale, ero contento di poter fare qualcosa di buono per gli altri».

Masini è stato accusato per anni di portare sfortuna. Nel 2001 annunciò che non avrebbe cantato più:

«Non volevo ritirarmi, solo avvisare i miei fan che non era colpa mia se non mi si vedeva più in giro. Le tv non mi volevano ospitare. Quelli della mia casa discografica mi comunicarono: “Ci spiace, ma sei un prodotto invendibile”».

Chi era stato a far partire la vergognosa catena?

«Un addetto ai lavori. Lo stesso che, ogni volta che mi si nominava, faceva le corna o altri scongiuri. I colleghi, gli amici, per fortuna mi sono rimasti vicini. Eros Ramazzotti è tra quelli che più mi hanno difeso».

La musica è un ambiente particolarmente cattivo?

«No, è come tutti gli altri. E in ogni campo quel che ti succede dipende anche da te. Qualche sbaglio posso pure averlo fatto. Nella scrittura, nel modo di socializzare. L’ho capito e sono cambiato. Mi sono evoluto. Non è stato
facile, però avevo la certezza che il tempo aggiusta tutto. C’è chi non arriva a fine mese, quelli sono problemi, io nel complesso mi ritengo molto fortunato».

Il suo peccato di vanità sono stati i capelli. Masini:

«Ho cominciato a perderli da ragazzo, quando facevo il servizio militare nella Vam, la vigilanza dell’aeronautica, per colpa dell’elmetto stretto. Non ho fatto il trapianto, ma un rinfoltimento con capelli artificiali, sono giapponesi,
tengono fino a 80 kg di strappo».

Rifarebbe tutto, nel lavoro e nella vita?

«Non andrei a suonare la sera che è morta mia mamma Annamaria. Avevo 18 anni e di lei mi resta un ricordo sbiadito ma dolcissimo, è stata un angelo che mi ha salvato tante volte e mi salva ancora. Stava già male, ma avevo un concerto alla Bussola di Chianciano Terme. Ho rispettato l’impegno. La più grande caz…ta della mia vita».

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