Riuscito il film di Sibilia sui tre fratelli che crearono un colosso discografico basato sulla pirateria
I cinema che hanno messo in cartellone “Mixed by Erry”, la nuova creatura di Sydney Sibilia – aiutato nel soggetto da Armando Festa e Simona Frasca e nella sceneggiatura dallo stesso Festa – non accennano a toglierlo dalla programmazione e quando lo si vede si capisce il perché.
Napoli 1991: i tre fratelli Frattasio, di Forcella, entrano a Poggioreale e parte la narrazione al contrario. Frattasio Enrico (Luigi D’Oriano) è un ragazzo timido ed estroverso che fin da bambino ha la passione per la musica e vuole fare il Dj. Fa le pulizie in un negozio di dischi e tenta la carriera di Dj rionale a Napoli, ma sembra che i Dj non nascano a Forcella, “e non hai stile, né internazionalità”. Ma il negozio di articoli musicali chiude ed Enrico insieme con i fratelli Peppe (Giuseppe Arena) ed Angelo (Emanuele Palumbo) mette su – con i soldi di un usuraio – una nastroteca…
È l’inizio di una escalation imprenditoriale abusiva che porterà i ragazzi di Forcella a diventare con il 27% del fatturato la prima industria discografica italiana. Dalle cassette che mixano album di grido e compilation derivanti dalla bravura di Erry si passa a riempire Napoli di laboratori di riproduzione copiando la musica legale delle companies. Finché una major delle cassette vergini gli fa un contratto di forniture vantaggiosissimo. I tre riescono a scampare da affiliazioni camorristiche con l’uccisione di Giuliano, ma hanno sul collo il fiato del capitano della Finanza Ricciardi (Francesco Di Leva). Mentre neanche Sanremo i cd digitali riescono a fermare la loro smania, sarà il manager milanese Arturo Maria Barambani (Fabrizio Gifuni) a… Ma nessuno riuscirà a capire chi era la talpa della Rai che permetteva l’esclusiva ai ragazzi partenopei.
Sibilia riesce nell’impresa – per un non napoletano – di riuscire a riprodurre una Napoli autenticamente credibile: da una Forcella fine anni ’70 – sigarette e contrabbando – passando per quella di Maradona e dei primi anni ’90. I tre giovani attori riescono -, in un crescendo di citazioni da Troisi a Totò – a bucare lo schermo senza duplicare il già visto dell’immensa tradizione comica partenopea. La furbizia e la voglia di emergere di due ragazzi di Forcella e del fratello Erry – talentuoso Dj – partorì condanne anche miti che gli permisero di rifarsi una vita, ma anche una legislazione pretoria per contrastare i pirati musicali. Una Napoli sicuramente ai margini della legalità che senza intromissioni camorristiche riuscì a capire prima di altri che “la musica si ascolta, si copia, ma non si può fermare”.
Vincenzo Aiello ilnapolista © riproduzione riservata