Glasner ha sorpreso la squadra di Spalletti per 45 minuti, poi è crollata. Perché il Napoli è sempre alla ricerca di soluzioni e quando le trova ti stritola
Una stagione dentro una partita
Napoli-Eintracht Francoforte 3-0 è stata una gara paradigmatica della squadra azzurra, un saggio breve sulla stagione sfavillante della squadra di Spalletti. Perché Glasner, dopo la partita d’andata, è entrato allo stadio Maradona cucendo un abito tattico nuovo addosso ai suoi giocatori, un abito che ha colto di sorpresa il Napoli e ha reso difficile il primo tempo di Lobotka, Kvaratskhelia, Anguissa, Osimhen. Nonostante questa intuizione del suo allenatore, a un certo punto l’Eintracht è stato costretto a capitolare. A crollare, letteralmente. A perdere la partita in maniera netta, inequivocabile, forse ben oltre il 3-0 segnato sui referti Uefa. E il merito è tutto del Napoli.
Perché quest’andamento della gara si può definire paradigmatico dell’annata degli azzurri? Perché la grande forza della squadra di Spalletti, una forza che discende dalle qualità dei giocatori e dal lavoro e dalle idee dell’allenatore, sta proprio nella sua capacità di studiare la partita, comprenderla in qualche modo e infine trovare il modo per vincerla. Per dirla semplice: i calciatori del Napoli sanno fare tante cose e sanno quando farle, pongono troppi quesiti/problemi ai loro avversari e raramente si scompongono in difesa, quindi hanno anche la sicurezza che serve per rischiare. Per cambiare non tanto l’assetto e le spaziature, quanto il metodo per risalire il campo, per attaccare la trequarti e l’area di rigore.
Azzardiamo una metafora: è come se il Napoli fosse al tavolo di poker e potesse pescare da un mazzo scoperto prima di cambiare le carte. Per vincere in una situazione del genere bisogna sapere quali carte prendere e come incastrarle con quelle di mano, bisogna conoscere il gioco, la gerarchia dei punti, bisogna saper individuare doti e debolezze degli avversari. Il Napoli l’ha fatto in tantissime gare di questa stagione e l’ha fatto anche contro l’Eintracht. Vediamo in che modo.
Un nuovo Eintracht
Rispetto al match d’andata, la squadra di Glasner ha cambiato completamente fisionomia. La difesa a tre – che diventava a cinque in fase passiva – è stata accantonata in favore di una linea a quattro che permettesse all’Eintracht di schierarsi praticamente a specchio col Napoli, e quindi di alzare l’intensità del primo pressing. Questa trasformazione si è avvertita soprattutto quando gli uomini di Spalletti provavano a costruire dal basso: Götze andava a prendere Lobotka, Santos Borré attaccava il centrale in possesso e tutti gli altri giocatori seguivano il proprio uomo di riferimento.
Il 4-3-3 del Napoli contro il 4-4-1-1 difensivo dell’Eintracht, con il triangolo di centrocampo rovesciato e Götze a francobollare Lobotka
Dal punto di vista offensivo, le scelte di Glasner sono state ancora più radicali, se possibile: il 4-2-3-1 teorico dell’Eintracht si deformava e si schiacciava al centro, ed era soprattutto Kamada a venire molto dentro il campo, quasi come se dovesse affiancarsi a Götze per spartirsi con lui lo spazio alle spalle della prima punta. L’obiettivo di Glasner era chiaro: attrarre il pressing del Napoli e poi cercare di muovere il pallone per vie interne, così da trovare i trequartisti alle spalle del centrocampo di Spalletti.
In questo frame, i tre trequartisti dell’Eintracht – Knauff, Kamada e Götze sono tutti in posizione centrale
Come detto anche da Spalletti nelle interviste postpartita, questo nuovo schieramento dell’Eintracht ha un po’ sorpreso il Napoli. Che, memore della gara d’andata, si era schierato con il 4-3-3/4-5-1 d’ordinanza e con gli esterni d’attacco molto larghi, così da poter sfruttare l’uno contro uno con i laterali a tutta fascia del 5-3-2 avversario. Quando si è ritrovata a dover fronteggiare un centrocampo più folto e denso, la squadra di Spalletti ha perso un po’ di sicurezza nell’uscita bassa, ha fatto fatica a trovare linee di passaggio pulite. E così ha forzato il ricorso al lancio in avanti, alla palla servita nello spazio per cercare di armare Osimhen: solo nel primo tempo, gli azzurri hanno tentato per 25 volte il passaggio lungo.
Alzare la qualità
Per superare un certo tipo di sistema difensivo, ma vale più o meno per qualunque sistema difensivo, è necessario aumentare la qualità delle giocate. Questa frase può voler dire tutto e niente, ma nel caso di Napoli-Eintracht ha avuto due accezioni ben precise. La prima riguarda la tecnica pura, ovvero la tendenza a eseguire gesti tecnici più difficili, quindi più imprevedibili e difficili da contenere per gli avversari. Quello di cui parliamo è successo nell’ultimo segmento del primo tempo, quando la pressione dell’Eintracht ha iniziato a perdere di intensità e i calciatori guidati da Spalletti hanno avuto dei grandi exploit creativi. Il primo è stato quello di Zielinski, capace di creare la prima occasione vera della partita grazie a un dribbling eseguito in mezzo metro quadro di spazio, praticamente sulla linea laterale:
Come se fosse passato attraverso il corpo del suo avversario
In realtà questa sequenza non è un solo exploit estemporaneo di Zielinski: da un certo punto del primo tempo in poi, tutti i giocatori del Napoli hanno tentato il dribbling con molta più frequenza. Sono i numeri a dirlo: tra il primo e il 20esimo minuto di gioco, gli azzurri avevano provato solamente 2 volte a superare il proprio avversario diretto. Tra il 20esimo e l’intervallo, questa stessa cifra è salita fino a quota 9. Buona anche la percentuale di riuscita: di questi 9 tentativi, ben 6 sono andati a buon fine. Quasi inutile aggiungere che Khvicha Kvaratskhelia guida questa particolare classifica con 3 dribbling tentati e 2 riusciti.
Sempre parlando di tecnica pura, anche il gol di Osimhen – realizzato pochi secondi dopo l’azione Zielinski-Kvara che vedete nel video di sopra – discende da giocate di altissima qualità. Tutto nasce dal proverbiale pressing furioso del Napoli su situazione statica, nel caso di specie una rimessa laterale nella trequarti difensiva dell’Eintracht, ma a fare la differenza sono, nell’ordine: il magistrale tocco d’esterno di Lobotka che trova Politano solo sulla destra; il cross perfettamente dosato del laterale ex Inter e Sassuolo; il salto maestoso e la palombella di testa con cui Victor Osimhen infila Trapp.
Tutto perfetto
Come succede sempre nel calcio, le tattiche – anche quelle più visionarie eppure equilibrate – funzionano perché sono i calciatori, con la loro qualità, a farle funzionare. A renderle efficaci nella realtà dopo che lo sono sulla carta, cioè nella mente degli allenatori. Nel caso del gol di Osimhen che ha sbloccato la partita, come già anticipato, la pressione coordinata di Anguissa, Politano e Lobotka è stata fondamentale, ha costretto i giocatori dell’Eintracht a buttare via – letteralmente – il pallone. E questa è la tattica. Allo stesso tempo, però, il flipper viene risolto dai sensi di ragno e dalla sensibilità tecnica di Lobotka, bravissimo a vedere Politano e a trovarlo con un passaggio perfettamente dosato. Il resto, a cascata, è tutto bellissimo.
Il secondo tempo
Nel secondo tempo, l’aumento della qualità delle giocate, per il Napoli, si è manifestato attraverso un accorgimento tattico che ha reso più fluida la prima costruzione. Spalletti l’ha spiegato con parole estremamente chiare nel postpartita: «Nella ripresa le nostre mezzali sono retrocesse spesso davanti alla difesa per dare una mano in palleggio». In realtà si tratta principalmente di Anguissa, che dopo l’intervallo ha cambiato completamente il suo approccio al gioco, il suo modo di essere centrocampista. Nell’azione del secondo gol di Osimhen si vede chiaramente come il camerunese formi il doble pivote accanto a Lobotka, ma quello potrebbe essere un caso. Quelli che vi proponiamo sotto, due frame e due grafici, non sono un caso. Non possono esserlo:
Nei primi due frame, ci sono due azioni in cui il Napoli costruisce dal basso e davanti alla difesa ci sono Anguissa e Lobotka, praticamente sulla stessa linea. Sopra, invece, due campetti significativi: in alto ci sono tutti i palloni giocati da Anguissa nel primo tempo, in basso ci sono tutti i palloni giocati nella ripresa. La differenza è evidente.
Insomma, il Napoli e Spalletti sono tornati all’antica, hanno rispolverato il 4-3-3 che può diventare 4-2-3-1, un sistema fluido in cui Piotr Zielinski è un perfetto uomo-cuneo tra linea mediana e trequarti. Questo cambio, unito all’inevitabile scoramento dell’Eintracht per il risultato ormai compromesso e per un’evidente incapacità di rispettare i ritmi forsennati tenuti a inizio gara, ha inclinato in maniera definitiva l’andamento della partita. La squadra di Glasner è praticamente scomparsa dal campo, e infatti il Napoli ha continuato con il suo possesso armonico e la ricerca a volte anche eccessiva della giocata scenica a effetto: se guardiamo ai secondi 45 minuti di gioco, i calciatori del Napoli hanno tentato il dribbling per 17 volte. Più bassa la percentuale di riuscita: solo 9 di queste giocate sono andate a buon fine.
La fine della partita tattica
Il gol di Osimhen e il rigore conquistato e trasformato da Zielinski, arrivati tra il 52esimo e il 63esimo, hanno messo fine alla partita tattica. A quel punto, col risultato già abbondantemente definito, il Napoli ha continuato a giocare in scioltezza e a cercare nuovi modi per penetrare nella difesa avversaria. Uno di questi, l’ha raccontato Spalletti nel postpartita, è stato far venire dentro al campo gli esterni offensivi, in pratica portandoli sul loro piede forte. Soprattutto Kvaratskhelia, sostituito al 74esimo da Elmas, ha assecondato questa istruzione di Spalletti:
In alto, tutti i palloni giocati da Kvaratskhelia nel primo tempo; sopra, tutti i palloni giocati dall’esterno georgiano nella ripresa.
Per il resto, vanno fatte alcune sottolineature: il ritorno di Mário Rui dopo la squalifica è stato convincente, e infatti il terzino portoghese è il giocatore che ha toccato più palloni in assoluto (102) tra tutti quelli scesi in campo ieri sera allo stadio Maradona. Solita grande prestazione per Kim Min-jae, che ha messo insieme 8 eventi difensivi e soprattutto ha intercettato per 4 volte il possesso avversario senza ricorrere allo scontro fisico, al contrasto.
Zielinski e il futuro
Ma la notizia più importante arriva da Piotr Zielinski: in questo 2023 il polacco era stato poco brillante, ma contro il Francoforte è stato il miglior calciatore in campo per dribbling riusciti (3) e soprattutto per occasioni create (4). Ne abbiamo già parlato prima, ma in certi casi è giusto ripetersi: quando il Napoli ha avuto bisogno di alzare la qualità delle sue azioni, Zielinski è salito in cattedra. È proprio questa la notizia veramente importante: se il centrocampista polacco dovesse giocare così da qui a fine stagione, il Napoli ritroverebbe un’arma per stappare quelle partite rese melmose dalla tattica avversaria e/o dalla condizione poco brillante dei suoi uomini migliori – Osimhen e Kvaratskhelia su tutti. Considerando che Spalletti e i suoi uomini dovranno affrontare anche i quarti di finale di Champions, si presuppone contro avversari di spessore, riavere Zielinski a pieno regime sarebbe davvero fondamentale.
Ecco, abbiamo parlato per la prima volta dei quarti di finale. E allora è giusto proseguire: si tratta di impegno a cui il Napoli deve approcciarsi con grande fiducia. Non solo perché i giocatori a disposizione di Spalletti si sono rivelati – per l’ennesima volta – maturi e consapevoli, al punto di leggere perfettamente la partita contro l’Eintracht e trovare il modo migliore per far emergere le loro immense qualità. La cosa che deve dar fiducia al Napoli è proprio la sua varietà tattica intesa come possibilità e capacità di cambiare pelle, abito, approccio, intesa come abilità di adattarsi ai cambiamenti dell’avversario senza smarrire la sua identità.
Conclusioni (con un primo sguardo sul sorteggio)
Contro le tre big che saranno presenti nell’urna di Nyon – Bayern Monaco, Manchester City e Real Madrid, messe in ordine temporale di qualificazione – tutto questo potrebbe non bastare. Perché, semplicemente, la qualità dei giocatori di Nagelsmann, Guardiola e Ancelotti è più alta rispetto alla qualità dei giocatori di Spalletti. Questo non vuol dire che il Napoli sarebbe – eventualmente – condannato ineluttabilmente alla sconfitta, solo che servirebbero delle prestazioni eccezionali, diciamo pure perfette, per avere delle chance concrete di vincere. Certo, se fossero accoppiate al Napoli anche Bayern, City e Real dovrebbero approcciare la partita allo stesso modo: la squadra di Spalletti, soprattutto se in forma come in questo periodo e come nel resto della stagione, è un rebus difficile da sciogliere. Per chiunque.
Ed è proprio in virtù di tutto questo che, in caso di sorteggio con Chelsea, Benfica, Milan e Inter (sempre in ordine temporale di accesso ai quarti), il Napoli non partirebbe da sfavorito. Certo, magari Inter e Chelsea hanno dei calciatori che potrebbero mettere in difficoltà gli uomini di Spalletti dal punto di vista fisico, e la stessa cosa si potrebbe dire della difesa aggressiva del Milan e del Benfica. Ma la classifica di Serie A e l’andamento della Champions dimostrano che il Napoli è una big del calcio europeo, una squadra liquida e difficile da affrontare.
Perché non sai mai come potrà attaccarti. Perché, anche se la blocchi, trova sempre il modo per esaltare i campioni di cui dispone, e si tratta di campioni di primo livello. E questo è un grande merito che va riconosciuto a Spalletti, alla sua abilità nello sperimentare sempre cose nuove, e i risultati si sono visti non appena il Napoli gli ha dato la possibilità di farlo davvero, liberamente, senza legami tossici con il passato.