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Nei racconti di Robecchi c’è la Milano odierna in tutte le sue sfaccettature

“Cinque blues per la banda Monterossi”, cinque storie fulminanti che ricalcano la temperatura dei suoi migliori giallo-romanzi

Nei racconti di Robecchi c’è la Milano odierna in tutte le sue sfaccettature

La scorsa settimana era già in classifica: parliamo di “Cinque blues per la banda Monterossi (pagg. 272, euro 15; Sellerio)” della rivelazione crime Alessandro Robecchi, che abbiamo letto per anni su “il Manifesto”.

La storia è nota ai più – ne è stata fatta anche una fiction su Prime Video con Fabrizio Bentivoglio e Diego Ribon -: la seconda serie si sta già facendo, le cronache dicono che si sta girando in Calabria. In questo nuovo testo che consta di cinque racconti il lettore potrebbe pensare ad un riempitivo prima dell’atteso 10 giallo: niente di più sbagliato perché le cinque storie sono fulminanti ma ricalcano la temperatura dei suoi migliori giallo-romanzi.

Carlo Monterossi è un autore trelevisivo di mezza età che ha lavorato – pentendosene – con la grande Fabbrica della merda (la tv commerciale) nella confezione di programmi per attirare le casalinghe che credono nell’amore a buon mercato. Ma ritiratosi nel suo Aventino dorato con aria condizionata in un quartiere bene della Milano da bere ha instaurato un’amicizia forte con alcuni membri della polizia e con due investigatori privati che aiuta in indagini pubbliche e private. Ne “Il tavolo” il frodato – da un promotore finanziario truffaldino è lui – ed il sovrintendente Ghezzi gli dà una mano – come Oscar Falcone e Katia Sironi, la sua agente-totem – per incastrare i criminali.

Nel secondo racconto “Killer (la gita in Brianza)” Carlo ed Oscar sono alle prese con un rapimento di un chihuahua di una bella donna che è stata l’amante di un banchiere Marsini-Bisi.

Nel terzo racconto “Doppio misto” compariscono il biondo e quello serissimo, i due killer che ogni tanto si interfacciano con le storie del Monterossi che in questa è assente, I due killer a pagamento ricevono separatamente da un marito e da una moglie l’incarico di uccidere il consorte: l’epilogo è da teatro dell’assurdo ma c’è chi guadagna la doppia e contrapposta posta.

“Piccola suite borghese” è invece la storia di un indagine che Carlo ed Oscar Falcone fanno per una famiglia di luxury design condita letterariamente – Fallada – con la comparsa di cartoline minatorie che contrastano la vendita dell’attività dei patron Cogliati: è Bianca Ballesi che presenta a Carlo la sua amica etnomusicologa Marisa, componente della famiglia.

Nel quinto e ultimo racconto “Occhi” Carlo ed Oscar sono affiancati dalla Agatina Cirrielli e su incarico del notaio Ghisoni devono ritrovare un figlio illegittimo che potrebbe fare saltare un cospicuo asse ereditario.

Robecchi scrive un prologo – “La deplorevole arte del racconto” per anticipare i cinque scritti, ma dopo averli letti il lettore pensa che sia un pleonasmo che avrebbe potuto risparmiarsi. Robecchi infatti scrive benissimo ed ha l’innata capacità di saperci restituire la Milano odierna nelle sue sfaccettature ricche o popolari. Anche la Brianza nel racconto del cane la seguiamo live, mentre i due cercano il rapitore del cane: e ci sembra di vederla lì persa tra i suoi laghi ed i monti che la lambiscono.

 

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