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Sei italiane ai quarti di finale delle coppe europee. Altro che campionato di basso livello

Il Napoli si avvia a vincere il suo terzo scudetto contro avversarie che non erano così competitive in Europa da 25 anni

Sei italiane ai quarti di finale delle coppe europee. Altro che campionato di basso livello
Mg Parigi (Francia) 28/05/2022 - finale Champions League / Liverpool-Real Madrid / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Thibaut Courtois

C’è una favoletta che si racconta per giustificare il distacco abissale che il Napoli ha messo tra sé e le (diciamo) dirette inseguitrici. La favoletta sarebbe che il Napoli ha approfittato di un calo di rendimento generale delle squadre più accreditate e che il cammino fin qui inarrestabile degli azzurri sarebbe stato agevolato da una Serie A non all’altezza.

Poi, però, ci sono le Coppe, dove le squadre di Serie A si sono confrontate con il gotha del calcio europeo. E se il Napoli ha confermato anche in Champions quanto di buono fatto in campionato, le altre non sono state da meno. Ai quarti di finale delle tre competizioni l’Italia arriva con ben sei squadre: gli azzurri e le milanesi in Champions, la Juve e la Roma in Europa League e la Fiorentina in Conference. Ad andare fuori, più per ideologia che per demeriti, è stata solo la Lazio di Sarri.

Era dagli anni ’90 che l’Italia non approdava in massa ai quarti di finale delle coppe europee ed erano gli anni in cui l’Italia dominava incontrastata nel vecchio continente: basti pensare che nelle 11 edizioni giocate tra il 1988/89 e il 1998/99 furono addirittura 14 le finaliste italiane dell’allora Coppa Uefa, con 8 vittorie e 4 finali tutte tricolori. Negli stessi anni in Coppa delle Coppe le italiane conquistarono tre vittorie, arrivando cinque volte in finale, mentre in Coppa dei Campioni arrivarono 4 vittorie e 9 finaliste.

A quel periodo d’oro appartengono le uniche due volte, prima di quella odierna, in cui l’Italia ha piazzato almeno sei squadre ai quarti di finale delle tre competizioni. Nel 1990/91 (quando furono addirittura sette) e nel 1998/99.

Nel 1990/91 il Milan campione in carica si arrese in Champions proprio ai quarti nella “buia” serata di Marsiglia. Andò meglio in Coppa Uefa, dove ai quarti approdarono Atalanta, Bologna, Inter e Roma, con le ultime due che si sarebbero affrontate in finale qualche mese dopo. In Coppa delle Coppe, infine, ai quarti arrivarono la Juventus e la Sampdoria.

Nel 1998/99, invece, Juventus e Inter disputarono i quarti di Champions League; Roma, Bologna e Parma (poi vincitrice) i quarti di Coppa Uefa, mentre la Coppa delle Coppe fu vinta dalla Lazio.

Non regge, dunque, l’alibi del basso livello della Serie A. Se  Inter, Milan, Lazio, Roma e Juventus (che senza la penalizzazione sarebbe seconda a 15 punti dal Napoli) hanno conquistato dai 15 ai 21 punti in meno del Napoli non è perché abbiano una rosa non all’altezza. Sicuramente hanno avuto problemi legati agli infortuni, ma qui si dovrebbe aprire un capitolo sulle scelte di mercato dell’estate scorsa. Il Napoli, infatti, è stata l’unica tra le prime della scorsa stagione a rinnovare la rosa, abbassando notevolmente l’età media (e quindi anche il rischio infortuni). Le altre hanno puntato su giocatori sulla trentina e oltre (spesso reduci da infortuni) come Dybala, Lukaku, Di Maria, Wynaldum, Pogba, Florenzi, Messias, Matic, Mkhitaryan, Acerbi, Kostic, Milik. Dunque la fortuna e la sfortuna c’entrano poco, è più questione di programmazione in realtà.

Il Napoli si avvia a vincere il suo terzo scudetto grazie alla visione e alla competenza della società, al lavoro di Spalletti e del suo staff, all’impegno, alla costanza e, certamente, all’estro dei suoi giocatori e si avvia a vincerlo contro avversarie che non erano così competitive in Europa da 25 anni.

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