In conferenza: «Perché della lettera? Abbiamo percorso la stessa strada, 612 partite a testa e io ora sono a 613. È una figura leggendaria e merita rispetto»
Diego Simeone nella serata di ieri è diventato l’allenatore più longevo dell’Atletico Madrid, con 613 panchine. Il Cholo entra ancora di più nella storia dei colchoneros superando una leggenda come Luis Aragones. Nei giorni scorsi il tecnico argentino aveva pubblicato una lettera dove ringraziava e ammirava il tecnico spagnolo scomparso nel 2014.
“Caro ed eterno LUIS: Sai che non sono uno che fa queste cose, ossia mostrare sentimenti di questo tipo in pubblico, ma oggi voglio farlo. Lo voglio fare per dirti che inizio questa lettera quasi con le lacrime agli occhi e un’emozione enorme, ma soprattutto rispetto. È difficile per me credere che domani supererò il numero di partite, 612, che condividiamo oggi dirigendo il nostro amato Atleti. È un giorno che sicuramente non dimenticherò mai. Come non dimenticherò mai quell’altro giorno in cui, chiacchierando durante il nostro tempo insieme al Siviglia, tu come allenatore e io come giocatore, dissi che l’Atlético Madrid voleva ingaggiarmi. La sua risposta è stata rapida: “E cosa aspetti ad andare?” Sono passati quasi 29 anni da allora. Ho potuto sentire quell’amore e quella passione che avevo per questo club e questo grazie alle persone come te, tanti di noi hanno ereditato questo in seguito. Domani mi siederò su quella panchina dalla quale ci hai dato tanta gioia e che oggi tocca a me occupare. Ci penso e sembra irreale, ma ti dico con orgoglio che mi sento molto privilegiato a poter continuare a percorrere la tua strada, la nostra strada. Volevo dirti che durante tutti questi anni ho solo cercato di fare del mio meglio. Mi conosci e sai che la mia responsabilità e il mio impegno sono i più grandi della mia vita. E che lo faccio e continuerò a farlo con il massimo entusiasmo e il massimo rispetto per questo club e a tutti i tifosi dell’Atleti che continuano a darmi tanto amore. Perché abbiamo la fortuna di appartenere ad una Famiglia, quella atletica, che da sola insegna un modo di vivere. I miei ringraziamenti a loro non saranno mai abbastanza. Durante tutto questo tempo sono stato molto fortunato, Luis.”
Simeone sul suo percorso all’Atletico
“Ho avuto la fortuna di avere sempre giocatori che hanno dimostrato fame, impegno, dedizione e, soprattutto, che si sono fidati e hanno creduto nella nostra idea, che ci hanno seguito. Sappiamo, tra te e me, che questa è quasi la cosa più difficile da ottenere nella nostra professione. Sono anche fortunato ad aver potuto avere al mio fianco compagni che mi hanno reso un allenatore migliore, sai quanto è importante avere uno staff tecnico buono come quello che mi ha sempre accompagnato. E tutte quelle persone all’interno del nostro club che si sentono identificate con il nostro progetto e che ogni giorno arricchiscono il nostro lavoro. E, naturalmente, niente di tutto questo sarebbe stato possibile senza la determinazione e la fiducia di Miguel Ángel Gil, Enrique Cerezo e del resto del leader che li ha accompagnati e sostenuti. Luis, la mia filosofia è più forte che mai. Caro ed eterno Luis. i valori di persone come te e quelli di tanti altri che hanno raccolto l’eredità di questo club, sono quelli che ci spingono ogni giorno a continuare a competere e a dare il massimo. So che l’Atleti era la tua vita e tu sai che l’Atleti è anche la mia. Ecco perché non volevo che il momento passasse inosservato, perché so che oggi solo tu puoi capirmi”, conclude Simeone.
Simeone ha spiegato il perché ha voluto omaggiare il suo storico allenatore spagnolo in conferenza stampa:
«È molto difficile esprimere a parole quello che sento dentro. Ma ho pensato a tutto questo per diversi giorni. Ho pensato a tutto questo e mi sono detto che dovevo scrivere a qualcuno. Così ho scritto questa lettera a Luis Aragonés. Ne ho già parlato con la sua famiglia e hanno detto che era una grande idea. E perché? Perché abbiamo percorso la stessa strada, 612 partite a testa e io ora sono a 613. È una figura leggendaria e merita rispetto. Ora sono davanti a lui in termini di numeri, ma questo non significa che io sia un allenatore migliore di lui».