L’assurda convinzione che Meret non sia un portiere da grande squadra. Ieri sera lo ha smentito tenendo in partita il Napoli
“A portieri invertiti l’avremmo vinta”. È stata una delle leggende metropolitane più quotate a cui s’è appassionata Napoli questa settimana, da quando gli azzurri hanno perso a San Siro. Meret è finito sul banco degli imputati di un po’ di tifo e di certa stampa per il piazzamento tra i pali sul gol di Bennacer.
Napoli si appassiona a un sacco di leggende metropolitane. La maggior parte delle quali, ovviamente, sono accampate sul nulla mischiato col niente.
Il fatto che “a portieri invertiti” la partita d’andata l’avremmo vinta, infatti, non poggia che su un’altra inscalfibile convinzione astrale smentita dalla storia e dai fatti, e cioè che Alex Meret non sia un portiere da grande squadra. Che sia l’anello debole del Napoli. Una cosa che da queste parti pensano in tanti. Ecco: è una bufala. Scrivetelo a caratteri cubitali sui muri, se possibile. Perché è una bufala e le bufale si smentiscono.
Alex Meret è un ottimo portiere. Sarà il portiere della squadra dello scudetto, come non è stato Ospina, non è stato Reina, non è stato nessun altro in tempi recenti. Ed è stato (ma qui la memoria è corta) il portiere che ha consegnato al Napoli l’ultimo umile trofeo vinto (la Coppa Italia del 2020) con alcune prodezze ai calci di rigore contro la Juventus.
È un grande portiere, Meret, e se ce ne fosse bisogno ieri sera l’ha dimostrato di nuovo. Parando due rigori (uno in movimento, uno vero) a Giroud. Lo stesso Giroud a cui aveva negato un gol fatto anche in campionato – e fu una parata di quelle che possono indirizzare la stagione.
Non esistono paragoni con Maignan. Chiariamolo. Maignan è il portiere più forte in circolazione in questo momento. Fa parate che farebbero impallidire anche Courtois. Se sta bene, può portarti 10-15 punti a stagione. Ma questo non può essere una specie di assist per attaccare Meret.
Il problema è che Meret forse non sa che a Napoli quando ti fai una nominata è complicato scrollarsela di dosso. Sì, perché qui ancora si dice che il friulano non ha personalità, nonostante i fatti abbiano detto l’opposto. Appena c’è l’ombra di un’incertezza, riparte il tiro al bersaglio.
E invece un calciatore (specie un portiere) che s’impone con una tale naturalezza dopo esser stato (quasi) ceduto in estate allo Spezia, delegittimato da società e allenatore, ha personalità. Un calciatore che si presenta – primo tra i suoi – a parlare ai microfoni dei giornalisti dopo questa scottante eliminazione – chiarendo che forse al di là di tante chiacchiere ogni tanto non è un peccato fare un fallo tattico, peraltro – ha le spalle larghe. Uno che sfodera una prestazione così importante in un momento in cui l’ambiente aveva ricominciato a mugugnare sul suo conto, è uno da tenersi stretto. Che lo si tenga a mente, una volta tanto.