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Avati: «Il corteggiamento non c’è più. Sono rimaste le lontananze: scambi di sguardi tra sconosciuti»

A Repubblica: «Lo fanno soprattutto le donne sposate. Ci si scambiano sguardi complici, molto ambigui, poi non si combina niente. Sono adulteri di primo grado».

Avati: «Il corteggiamento non c’è più. Sono rimaste le lontananze: scambi di sguardi tra sconosciuti»

Su La Repubblica Bologna un’intervista a Pupi Avati. Si parla di amori antichi e mai dimenticati e di come l’amore, con il passare del tempo, è cambiato. Pupi Avati è sposato da 58 anni, ma ricorda ancora un amore di gioventù.

«Paola Zuccotti. Le do anche l’indirizzo: via Andrea Costa 22».

Era l’anno 1952, Avati aveva 14 anni.

«Mi innamorai follemente di questa biondina che avevo visto nella chiesa di San Giuseppe, quartiere Saragozza. Io facevo lo scout lì, con il gruppo della parrocchia. La seguii».

Cominciò a camminare dietro di lei a una quindicina di passi di distanza, «in modo che lei avvertisse di essere seguita senza sentirsi disturbata». Avati iniziò così a studiare gli spostamenti di Paola, la sua routine. La seguì per due anni. Perciò ancora la ricorda.

«Paola Zuccotti, in due anni, non si è mai girata una volta. È questo che mi è rimasto nel cuore. Questa mancanza di reciprocità fa sì che una persona ti resti dentro. Per sempre. Che tu idealizzi quella persona. Io ho idealizzato fortemente quella biondina di settant’anni fa».

Non Avati non ebbe mai il coraggio di fermarla, né di parlarle («non so neppure che voce avesse»). Poi, due anni fa, ad una conferenza in Romagna, raccontò questa storia ai presenti senza fare il nome di Paola Zuccotti e un signore del pubblico riconobbe, nel racconto, sua zia.

«Si alzò e disse: “Io lo so. Lei andava dietro a Paola Zuccotti”. Rimasi di stucco. Chiesi: e lei come lo sa? “Era mia zia, e ci diceva che Pupi Avati, da ragazzo, la seguiva”. Si era accorta, dunque. Chiesi: “Perché era?” “E’ morta due anni fa”. Questa notizia mi colpì tantissimo».

Avati continua:

«C’è un’altra cosa che non ho mai raccontato a nessuno. Molti anni prima ero stato ospite di Luciano Rispoli a “Tappeto volante” e avevo parlato di Paola Zuccotti. Tornando in macchina dopo la trasmissione suonò il mio cellulare: “Sono Paola Zuccotti”. Io rimasi basito. Andai in confusione e riattaccai. Avevo paura di rivedere quell’amore dei miei quattordici anni. Arrivai a casa confuso: la cosa che più hai desiderato ti si ripropone, e tu scappi. Poi per anni, e ancora adesso, ho avuto il dubbio: era uno scherzo, o era davvero lei? Non l’ho mai saputo».

Oggi anche il corteggiamento è cambiato.

«Non c’è più niente: nessuna ritualità, nessuna attesa. La conosci e in due ore sei già sdraiato da qualche parte. I tempi sono bruciatissimi. Questi anni hanno cambiato molte cose».

Solo una cosa è rimasta, dei corteggiamenti di una volta. Avati spiega:

«Sono rimaste le lontananze. Le lontananze sono scambi di sguardi fra sconosciuti. Me l’ha confermato pochi giorni fa una giovane donna, sposata da poco. “Una delle cose più belle per una donna sposata è fare le lontananze”, mi ha detto. Come si fa? Si guarda una persona a un altro tavolo del ristorante o di un bar, o in un’altra fila di sedie in una sala in cui c’è una conferenza. Ci si scambiano sguardi complici, molto ambigui, senza farsi vedere dalla persona con cui si è in compagnia. Poi non si combina niente. Anzi: se provi ad avvicinare la donna con cui hai incrociato gli occhi e le rivolgi la parola, questa è capace di chiamare i carabinieri».

Le lontananze partono quasi sempre dalle donne, dice.

«servono solo per sentirsi rassicurate: mio marito non mi guarda più come un tempo, ma piaccio ancora».

È una cosa di cui essere gelosi? Avati:

«Io lo fui tantissimo. Controllavo sempre se mia moglie scambiava lo sguardo con uno sconosciuto. Ero ossessionato. Ma le lontananze non sono corteggiamenti. Sono adulteri, sia pure solo di primissimo grado».

 

 

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