L’intervista: «Per me Napoli è una città universale, altri la trattano come una città provinciale. Pensato a una serie tv sul Napoli per la Cbs»
Il Telegraaf – quotidiano olandese – ha intervistato Aurelio De Laurentiis. Lui e il Napoli ormai sono sui giornali di tutta Europa. Un modello efficiente che viene elogiato ormai un giorno sì e l’altro pure.
Risalire dal fondo
«Quando abbiamo comprato il Napoli nel 2004, il club era sull’orlo della bancarotta. Non c’era niente. Nessun buon giocatore, nessuna struttura, niente. Abbiamo costruito una nuova realtà da quel punto zero»
Così debutta il patron azzurro nell’intervista rilasciata alla testata olandese, sottolineando in maniera orgogliosa quanto sia stato difficile per lui dover prendere il comando di un team storico che era arrivato sull’orlo del precipizio, quasi sul punto di scomparire.
«Abbiamo pensato di realizzare una serie tv sull’argomento, con la CBS negli Stati Uniti. O per fare qualcosa legato a questo terzo scudetto, lo scudetto italiano. Ma vinciamo prima quello»
Continua De Laurentiis:
«Dopo il grande Maradona (campione d’Italia nel 1987 e nel 1990) il Napoli ha corso sempre più indietro fino al fallimento. Poi abbiamo tirato fuori il club dalla depressione. Siamo l’unico club italiano a giocare in Europa da quattordici anni, la Juventus arriva a tredici»
Il presidente coglie l’occasione per accennare ai vari scandali che hanno visto come protagonista la Juve
«Il fatto che il Napoli non vinca lo scudetto da tanti anni non è dovuto solo al Napoli stesso, ma anche ad altri fattori che ora stanno lentamente ma inesorabilmente venendo a galla. Ma non voglio aggiungere altro a riguardo»
Appare evidente quanto il prodotto Napoli sia stato al centro del progetto del presidente, il quale ha sempre puntato su investimenti mirati che, mai come quest’anno, stanno fruttando risultati prestigiosi sia in patria (con lo Scudetto sempre più vicino) e in Europa (con i primi quarti di finale di Champions League conquistati nella storia del Napoli). L’esplosione di veri e propri talenti scoperti dal nulla come Kim, Kvara e Lobotka, oppure sul quale si è fatto un grande investimento in ottica futura come Raspadori e Simeone danno l’idea di quanto il mercato operato dal ds Giuntoli e dalla società abbia dato i suoi frutti.
De Laurentiis capisce il valore dello scudetto per i napoletani e il loro desiderio di riscatto nei confronti del nord, ma punta l’accento sull’importanza di vedere Napoli centrale e non provinciale, sempre
«Capisco che sia importante per i napoletani che il Napoli finalmente vinca di nuovo lo scudetto dopo 33 anni. Per Napoli e i suoi abitanti sembrerà un riscatto contro il nord Italia, una vendetta per chi si sente svantaggiato o discriminato. Tuttavia, mi batto perché il sud e il nord formino un’unità italiana. Non è facile, ma sono orgoglioso di portare la bellezza del sud nella nebbia del nord. Ho sempre considerato Napoli una città centrale, universale a livello europeo. Molti altri hanno visto la città in modo provinciale. Non voglio niente di tutto questo».
Puntare sempre più in alto
Ciò che però appare ancora più evidente è la voglia da parte di Aurelio De Laurentiis di non volersi accontentare, quasi fosse appagato. In un altro passaggio dell’intervista al Telegraaf dice:
«Io lavoro per vincere. Quando siamo arrivati in Serie A, il Napoli era alla posizione 550 dei club al mondo. Dopo due o tre anni eravamo tra le migliori venti squadre europee e mercoledì (oggi, ndr) siamo ai quarti di Champions League. (…) Non sono i titoli e il successo a coronare la gloria, ma il lavoro che si fa per raggiungerli»
De Laurentiis il “regista italiano idiosincratico”
Infine, una piccola parentesi cinematografica che richiama al mondo in cui De Laurentiis si è costruito prima di diventare il patron del club azzurro:
«Ho prodotto circa 400 film, tutti di grande successo. Siamo abituati al successo e non abbiamo bisogno che il calcio ci metta sotto i riflettori. Abbiamo pensato di realizzare una serie tv sull’argomento, con la Cbs negli Stati Uniti. O per fare qualcosa legato al terzo scudetto. Ma vinciamo prima quello».