A Repubblica: «c’è una presunzione di innocenza e una signora finita in ospedale. In Rai se provi a fare una scelta diversa diventi un nemico»
![De Stefano: «Da donna non me la sentivo di reintegrare Varriale accusato di stalking e lesioni» De Stefano: «Da donna non me la sentivo di reintegrare Varriale accusato di stalking e lesioni»](https://www.ilnapolista.it/wp-content/uploads/2022/11/De_Stefano_MG5_7299-e1668850088699.jpg)
Alessandra De Stefano è stata la prima direttrice di Rai Sport. La prima donna. S’è dimessa dopo 18 mesi. E’ andata a Parigi, a fare la corrispondente. Fin da subito, era evidente, aveva provato a scrostare il vecchio intonaco dello sport sulla tv pubblica. E’ durata poco. Le hanno contestato ogni cambiamento. Intervistata da Emanuela Audisio su Repubblica parla di “difficoltà ad accettare che qualcosa non si possa cambiare. In Rai se provi a fare una scelta diversa diventi subito un nemico. A me tentare piace, credo che ogni tanto non sia male percorrere un’altra strada. Può essere sbagliato o giusto, ma è un tentativo. Il problema è che ci sono colleghi che ancora ti dicono: ho fatto uno share. No, non hai fatto tu l’ascolto, ma l’evento cui hai partecipato. E se provi a cambiare un volto c’è chi si sente esiliato, tutti si avvertono fondamentali, la parola ricambio non esiste“.
I nomi non sono un problema. De Stefano è andata allo scontro per Enrico Varriale, e con Paola Ferrari.
La domanda è: L’imbarazzo di dover reintegrare Enrico Varriale?
“Anche quello ha contato. Da donna non me la sentivo. Preciso: c’è un processo in corso per stalking e lesioni personali, una presunzione di innocenza per le accuse e una signora finita in ospedale. Varriale è stato sospeso, ma non da stipendio e benefit. Lui voleva tornare a condurre e si è rivolto a un giudice del Lavoro, è una questione delicata. Io, per la mia posizione, avrei dovuto rispondere del danno erariale. Sarei diventata il direttore donna che lo rimetteva in video, in attesa della sentenza del tribunale”.
De Stefano difende il “suo” Mondiale senza l’Italia, dice che raccontare cosa c’è dietro lo sport “nel calcio è improponibile”.
Le hanno rinfacciato tutte le novità. A cominciare dalla Domenica Sportiva che non “apriva” con il calcio. Anatema. “Una scelta diversa, si chiama Domenica Sportiva. Abbiamo aperto con pallavolo, nuoto, ciclismo, atletica, basket, ginnastica, con grandi avvenimenti. E ad aiutarci negli approfondimenti Lia Capizzi, la miglior giornalista dei vari. Credo in una tv autoriale, ma la domenica c’è molta attualità, bisogna fare connessioni in fretta, creare una narrazione, ci vogliono autori bravi che però vanno pagati e magari cinque anni di tempo per una nuova mentalità. Abbiamo provato a destrutturare il calcio”.
“Quando per la Nazionale ho proposto lo studio virtuale, già usato nel ciclismo, con la realtà aumentata, la federazione ha fatto opposizione. Ho insistito e si sono convinti, non sarà il metaverso, ma è un’innovazione. Ogni volta una battaglia: tutte le sigle sindacali tra Roma e Milano mi hanno dichiarato guerra perché il virtuale taglia l’occupazione. E un politico ha protestato perché la sua presenza alla partita non era stata citata”.
“Sono stata scelta per cambiare, quando mi sono accorta che dovevo cambiare io e questo mi causava sofferenza anche fisica, ho preferito deviare ed evitare il burrone”.