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Dov’era il tanto atteso tifo dei napoletani? Si sono sentiti solo i milanisti

POSTA NAPOLISTA – Ieri, semplicemente, non si è tifato. Al gol del Milan la stadio ha reagito col silenzio. Cos’ha portato lo sciagurato Patto del Britannique?

Dov’era il tanto atteso tifo dei napoletani? Si sono sentiti solo i milanisti
Ci Napoli 18/04/2023 - Champions League / Napoli-Milan / foto Carmelo Imbesi/Image Sport nella foto: tifosi Napoli

Caro direttore, da appassionato lettore del Napolista mi farebbe piacere condividere con voi alcune riflessioni maturate in questa notte un po’ insonne seguita alla eliminazione dalla Champions League.

Per molti di noi che erano quel primo maggio al San Paolo si è forse riaperta una ferita (la più dolorosa da tifoso per me, all’epoca diciottenne). Ma quello che più mi ha amareggiato ieri sera è stato il non tifo del fu San Paolo.

Non so cosa si sia percepito in tv, ma ieri, allo stadio, la squadra del Napoli ha di nuovo giocato in trasferta.

Sono lontanissimi i tempi in cui le curve sostenevano la squadra facendosi anche interpreti degli stati d’animo dei giocatori e delle difficoltà della partita. Ieri, semplicemente, non si è tifato. Al gol del Milan la stadio ha reagito col silenzio. Lontano ricordo gli applausi e gli incitamenti al Napoli che seguivano ai gol delle squadre avversarie. Non c’è stato mai il minimo tentativo di scuotere la squadra, di aiutarla a scrollarsi l’evidente peso psicologico di un momento di oggettiva difficoltà, al quale non era forse preparata dopo una stagione  di palese superiorità.

In verità, ieri gli unici cori che potevano udirsi erano quelli dei tifosi ospiti, ai quali lo stadio non sapeva di meglio che rispondere con salve di fischi, piuttosto che sovrastarli con le proprie ben più nutrite voci.

Dopo queste settimane surreali culminate nello sciagurato “patto del Britannique” mi chiedo cosa sia rimasto del tifo organizzato a Napoli.

A parte i loro personali, esecrabili e criminali giochini di guerra, in questo surreale risiko che li vede girare l’Europa a stringere alleanze e a menarsi allegramente mettendo a soqquadro le città, in cosa si risolve il tifo per la squadra? Se non nella – mai abbastanza stigmatizzata dal Napolista – bolsa e autoreferenziale retorica del difendo la città (ma da chi, se non da loro stessi?), retorica di sopraffazione, tanto intrisa nell’animo di questa città? Non certo nel sostegno alla squadra.

Città peraltro in cui un’occasione festosa tanto attesa diviene motivo di autoaffermazione, e occasione per manifestare il conclamato controllo della vita e delle attività del territorio. Come non leggere tali dinamiche dietro parte delle preparazioni alla festa scudetto nella città, già brulicante di festoni plasticosi i cui sdruciti brandelli imbratteranno i lampioni delle nostre strade a imperitura memoria della proverbiale sciatteria di tanti napoletani? (facile scommettere che la rimozione dei festoni issati con tanta solerzia non sarà certo un problema di chi li ha issati).

Dinamiche ben conosciute dalle autorità della città e del Paese, che hanno probabilmente “suggerito” l’esito grottesco del cosiddetto “patto del Britannique”.

Un’ultima nota sul clima del fu San Paolo, che vuole essere un appello alla Società Sportiva Calcio Napoli.

Ma chi sente davvero il bisogno di quella musica assordante (e scadente), soprattutto nell’intervallo delle partite? Musica che impedisce di parlare persino con chi è seduto affianco, per non dire di ascoltare i commenti o le battute dei vicini (con i quali un tempo a volte si finiva per fare amicizia), e che soprattutto impedisce di vivere gli umori dello stadio, di percepire la tensione speciale di alcune partite, e di provare quelle emozioni uniche di empatia, condivisione e passione che ci regalava lo stadio? E che ci invita ad abbassare lo sguardo straniato e solitario sui cellulari? (come se ce ne fosse bisogno…).
Vincenzo Punzo

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