Vanno loro in semifinale. Partita con poca storia. Leao imita Gullit. Un rigore sbagliato per parte. L’illusione che il tifo potesse invertire i rapporti di forza
È finita più o meno come il 1° maggio 1988. Forse quella partita fu persino più equilibrata. E quando il Napoli ha avuto la chance di riaprirla, all’81esimo, Kvaratskhelia si è fatto parare il rigore da Maignan. E abbiamo avuto anche l’inutile gol nel finale. Uno a uno il risultato, con gol di Giroud nel primo tempo e poi Osimhen al 93esimo.
È finita con il Milan che va in semifinale di Champions. In tre partite ravvicinate i rossoneri hanno vinto due volte e hanno agevolmente controllato la terza. Ed è un dato che non ammette obiezioni. In questo momento sono più forti. Ci si era illusi che il problema fosse la mancanza di tifo ma è stata una di quelle leggende metropolitane che tanto piacciono alla città di Napoli. I tifosi del Milan hanno ugualmente dominato sugli spalti visto che col passare dei minuti l’entusiasmo del pubblico si è affievolito come la squadra in campo. Ci hanno pensato i milanisti a cantare contro De Laurentiis. E va ricordato che anche il Milan ha sbagliato un rigore, sullo 0-0. Il Napoli può recriminare per un rigore dubbio su entrata di Leao su Lozano ma la realtà è che non ha mai realmente messo in pericolo la squadra di Pioli.
Ovviamente per quel che ci riguarda non c’è alcun da rilievo da muovere a questa squadra che sta portando a casa un’impresa storica come la conquista del terzo scudetto. Sono evidentemente stanchi, alcuni quasi non si reggono in piedi. Osimhen non ha avuto un pallone giocabile che fosse uno. Kvara si è dato da fare ma è stato fumoso, evanescente, oltre ad aver sbagliato il rigore del possibile 1-1. Il confronto con Leao stasera sarebbe imbarazzante. Ndombele, schierato titolare al posto dello squalificato Anguissa, ha confermato di non essere all’altezza. Di Lorenzo è la pallida fotocopia dl formidabile terzino ammirato per tutta la stagione. Ora il Napoli deve solo recuperare le energie necessarie a portare a casa il campionato. A fine partita timidamente si è levato il coro “vinceremo il tricolore”.
Dicevamo del 1° maggio 88. Tante le affinità. Il Napoli è stanco come allora. Persino il gol di Giroud ha richiamato quel giorno infausto. Il portoghese Leao è andato via come fece Gullit, con facilità disarmante approfittando di un liscio di Ndombele, si è fatto settanta metri di campo slalomeggiando tra calciatori del Napoli in affanno, facendo sembrare Bigliardi nei panni di Di Lorenzo. E poi ha servito a Giroud il più facile dei gol, il vecchio Ruud invece servì Van Basten. Come quel 1° maggio c’è stato anche il richiamo di Spalletti allo stadio, come fece Maradona che non voleva vedere una bandiera rossonera.
Il Napoli era anche partito bene ma non è andato oltre venti minuti di pressing alto che hanno fruttato cinque calci d’angolo (alla fine saranno quattordici). Il Milan non riusciva a uscire dalla metà campo. Ma poi lo ha fatto. E alla prima occasione costruita, azione palla a terra nata da Maignan, la squadra da Pioli ha disegnato il campo e ha conquistato il rigore per fallo di Mario Rui su Leao. Una di quelle costruzioni dal basso come dio comanda. È stato il primo campanello d’allarme. Al Napoli è andata bene: Giroud ha tirato maluccio e Meret è stato bravissimo a buttarsi nella direzione giusta. Ma non è finita. Il Milan ha sbagliato anche un rigore in movimento, sempre con Giroud. Fino all’azione di Leao già descritta. C’è poco altro da aggiungere. Il Napoli nel primo tempo ha perso per infortunio Mario Rui e Politano sostituiti da Olivera e Lozano.
Si chiude una delle settimane più tristi del Calcio Napoli dell’era De Laurentiis. Che con quella foto ha contraddetto diciotto anni di presidenza nell’illusione che lo stadio con i tifosi organizzato potesse invertire i rapporti di forza, oltre che ovviamente per assecondare le pressioni istituzionali. I Fedayn se li è portati in tribuna. La Champions è andata, quel gesto rimane. E rimarrà a lungo.