Due delle tre sconfitte delle ultime nove giornate sono arrivate al Maradona, dove prima nessuno riusciva a sopravvivere. La stanchezza è mentale

Il Napoli è uscito dalla Champions League perché è arrivato a giocare i quarti di finale nel momento peggiore della stagione, scrive Claudio Savelli su Libero. La squadra di Spalletti non si è gestita e non ha gestito nemmeno il clima creatosi attorno al Napoli.
“La squadra di Spalletti, quindi, non ha gestito il proprio ritmo per arrivare fresca all’incontro: ha rallentato a prescindere, perché per il resto della stagione ha corso a ritmi insostenibili per tutti. E correre costa fatica, anche quando vinci sempre”.
Delle ultime 9 gare, il Napoli ne ha vinte meno della metà. Ha perso due volte contro il Milan e una contro la Lazio e per due volte ha perso al Maradona. Il clima di tensione misto a festa era già difficile da comprendere, figuriamoci da gestire, scrive Savelli.
“Tre dei cinque mancati successi sono sconfitte: due contro il Milan (0-4 in campionato e 1-0 nell’andata di Champions) e una contro la Lazio, seconda forza della serie A (0-1). Due di questi ko sono arrivati in casa, al Maradona, dove prima nessuno riusciva a sopravvivere: non è un caso ma il riflesso dello strano clima di tensione
(tra De Laurentiis e ultras, poi risolta) mista a festa (per il titolo a 33 anni di distanza dall’ultimo) difficile da comprendere, figuriamoci da gestire. Ecco, il Napoli non si è gestito. È semplicemente arrivato stanco ad un appuntamento con la sua criptonite, il Milan, che riesce a inibire il gioco di Spalletti”.
La stanchezza della squadra di Spalletti è stata evidente nei venti minuti finali della sfida di Champions di martedì, nella quale, tra l’altro, Spalletti ha perso anche due giocatori per infortunio: Politano e Mario Rui. E anche Rrahmani è uscito dalla gara acciaccato. Si tratta soprattutto di una fatica mentale.
“L’emblema della fiacchezza sono i venti minuti finali del Maradona, quando è subentrata una sorta di freno invisibile all’assalto finale. È una fatica prima di tutto mentale, quella del Napoli. Lo dimostra il gioco che è sempre lo stesso ma meno condito da giocate e pensieri brillanti, lucidi, freschi. Poi è anche fisica, come dimostrano gli infortuni piovuti tutti nello stesso periodo dopo mesi in cui erano tutti al massimo della forma”.