Sul Guardian un estratto del libro. Lo storico preparatore di Diego racconta la visita fatta nella sua stanza prima di Messico ’86
Il Guardian pubblica un estratto di “Inside Diego”, libro pubblicato da Pitch in cui Fernando Signorini, personal trainer di Maradona, racconta una visita fatta nella stanza di Diego prima del Mondiale in Messico del 1986. Signorini scrive che Diego arrivò in Messico “come un violino ben accordato“, in perfetto peso forma (76 kg), con una condizione fisica ottimale e che a poco a poco riuscì anche ad adattarsi all’altitudine e a riposare bene. Signorini, in qualità di personal trainer di Diego, in Messico aveva lo stesso compito che aveva a Napoli: scegliere il lavoro da fare per non sovraccaricare i suoi muscoli e motivarlo, per aiutarlo a liberarsi dalle comprensibili esitazioni e paure che possono venire prima di un Mondiale.
“Una notte, ho deciso che era giunto il momento di regolare l’ultimo dado su quell’incredibile macchina da calcio alta 1,68 m. Sono arrivato in camera di Diego e l’ho trovato sul suo letto, che leggeva una rivista, sdraiato sulla schiena e con le gambe piegate. Ho salutato e mi ha risposto solo Pedro Pasculli, compagno di stanza di Diego ed ex compagno di squadra dell’Argentinos Juniors. II 10 continuò a leggere, assorto nella lettura. Non mi rispose. Approfittai della sua concentrazione per strizzare l’occhio a Pedro, facendogli capire che avevo bisogno della sua collaborazione”.
Così Signorini iniziò a parlare con Pedro, gli disse che quella appena trascorsa era stata una giornata fantastica perché si era reso conto che tutti quelli che erano diventati stelle della Coppa del Mondo erano in realtà «un branco di codardi».
Disse:
«Su un giornale leggo che Zico ha dichiarato di preferire una grande prestazione del Brasile alla sua brillantezza personale. Platini ha detto più o meno lo stesso; Rummenigge, la stessa musica… E di uno lo so…».
A quel punto Diego scattò, buttò all’aria la rivista e gridò:
«Ma che ne pensi, Blind del cazzo, che sia facile come pensi?».
Signorini rispose:
«Facile? Molto facile direi! Dio dà il pane a chi non ha denti. Se avessi le tue condizioni, vedresti! Convinciti una volta per tutte, testa di porco! Se no, per cosa diavolo abbiamo fatto tutto quello che abbiamo fatto? Se decidi, vinci da solo la Coppa del Mondo. Capiscilo!».
E se ne andò. Maradona iniziò ad insultarlo da lontano: era stato colpito nel vivo, racconta Signorini. Il giorno dopo, però, di fronte alla stampa, Diego si presentò con un incredibile umorismo e rispose a tutte le domande con arguzia e determinazione. Quella sera, Signorini si fermò nella sua stanza e lo vide giocare a carte eccitato con i compagni. Il giorno dopo, andò a fare colazione molto presto e si dedicò alla lettura dei giornali. Un titolo in particolare lo colpì: c’era una grande fotografia di Maradona con un sorriso enorme e la scritta: “Maradona apre il fuoco: ‘Sarò io la stella del Mondiale'”.
“Ho provato un piacere infinito. ‘Ora siamo pronti’, decretai”. Oggi, che l’esito del torneo è noto, devo dire che quella che ne è seguita è stata per me un’esperienza fantastica che dovrebbe intitolarsi Cronaca di una vittoria annunciata. Ma, logicamente, nessuno poteva prevedere nulla prima del fischio d’inizio contro la Corea del Sud, né quando quella partita finì, perché i coreani diedero così tanti calci a Diego che pensai fosse fuori dai Mondiali alla prima partita”.
Come i calci di Huh Jung-moo, che, scrive Signorini, “avrebbe meritato di andare dritto in galera” e invece non prese nemmeno un giallo dall’arbitro.
“Non so come Diego si sia ripreso da quello e da un’altra dozzina di colpi, ma in quella partita ha fornito tre assist all’Argentina per vincere 3-0: due a Valdano e uno a Óscar Ruggeri. Il 10 sembrava una bestia tanto affamata quanto insaziabile. La preparazione fisica e il fuoco interno lo avevano reso una ruspa inarrestabile”.
Signorini conclude:
“Francamente, non riesco a descrivere ciò che ha inventato a Puebla. Valdano ha giocato una palla che sembrava complicata e l’ha trasformata in una poesia: volando in area avversaria, marcato da vicino dall’esperto difensore Gaetano Scirea, Diego ha scavalcato l’angolino dell’area piccola e, in aria, come sospeso, è riuscito a far accarezzare con il piede sinistro il pallone che venne allontanato dal portiere Giovanni Galli. Sembrava che la palla uscisse, invece no: deviò verso la rete. Come fece? Nessuno potrebbe spiegarlo. Nemmeno lui ha trovato una giustificazione coerente”.