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Kvaratskhelia: «Qualche volta c’è fin troppo pressione, ma non conta. In campo svanisce»

Alla Uefa: «C’è un culto per Maradona, venir accostato a lui è meraviglioso. Guardando il passato è una sfida enorme ma sono ambizioso»

Kvaratskhelia: «Qualche volta c’è fin troppo pressione, ma non conta. In campo svanisce»
Db Napoli 02/03/2023 - campionato di calcio serie A / Napoli-Lazio / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Khvicha Kvaratskhelia

Kvaratskhelia è stato intervistato dalla Uefa dopo l’eliminazione ai quarti di finali di Champions contro il Milan. Al Marodona di Napoli, gli azzurri di Spalletti hanno pareggiato 1-1, ma all’andata avevano perso 1-0. Il georgiano ha fallito un calcio di rigore che poteva rimettere in carreggiata la propria squadra.

Il giorno dopo Kvaratskhelia ha pubblicato una lettera di scuse ai suoi tifosi sul proprio profilo social. Oggi la Uefa lo ha intervistato:

«Maradona qui è trattato come un re. All’inizio sembrava impensabile veder accostato il mio nome al suo, pensavo stessi vivendo un sogno. C’è un culto per Maradona, mi ci sto abituando lentamente perché venir accostato ad un calciatore della sua grandezza è meraviglioso. Guardando il passato, era difficile immaginare di poter diventare un calciatore professionista: è una sfida enorme creare un percorso del genere da una nazione molto piccola. Ma io sono ambizioso, e ho sempre creduto nel mio sogno, e ciò ha avuto un ruolo importante nella mia carriera. Dinamo Batumi? I due mesi che ho trascorso lì mi hanno ridato quella voglia e quella energia che pensavo di aver perso: i tifosi che riempivano lo stadio e che venivano a sostenerci crearono una grande atmosfera».

Kvaratskhelia ha anche parlato della città:

«Napoli? Questa città vive per il calcio, gioco in uno de migliori campionati del mondo e ne sono grato. C’è una grande differenza in termini di ritmo e velocità, i calciatori qui sono estremamente dotati dal punto di vista tecnico ed eccellono negli aspetti offensivi e difensivi del gioco. Opinione mia, penso di essermi adattato e rapidamente abituato a confronti del genere. È una responsabilità enorme. Qualche volta sulle mie spalle c’è fin troppo peso, ma posso farcela. Non conta, perché poi quando vado in campo si gioca undici contro undici e tutta la pressione svanisce. Faccio ciò che amo, gioco a calcio».

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